Chissà che fine ha fatto il Guastatore Semantico. Una volta i suoi articoli si leggevano un po' dappertutto, e veniva spesso invitato anche a scrivere i testi dei booklet e le note di copertina per i cd di una casa discografica piuttosto conosciuta.
I suoi primi pezzi li lessi grazie all'amico Vincenzo, che me ne passò qualcuno durante un corso di giornalismo. Non lo ringrazierò mai abbastanza, per avermi offerto al contempo un infallibile antidepressivo, del tutto scevro di effetti collaterali, e un cristallino modello di come non si deve scrivere.
La caratteristica di GS era quella di attingere a un archivio – a dire il vero piuttosto limitato – di frasi preconfezionate e aggettivi multiuso. E fin qui niente di strano, dato che purtroppo la pratica è molto, ma molto diffusa. Ma quel che distingueva GS da tutti gli altri era che le frasi erano totalmente prive di senso e che lui le accostava in maniera rigorosamente casuale, con supremo sprezzo della sintassi e della coerenza.
Il risultato erano vere e proprie perle dadaiste, di cui riporto qualche esempio. Giuro che sono tutte autentiche.
Il brillante delineare con venusta spigliatezza e tersa freschezza d’esecuzione in un coordinato e crescente giustapporre felici prospettive sonore, dall’avvincente e luminoso rintoccare tra facondia e savoir faire, del pianista *** si schiude e spazia impressivo con magic touch e trascelto sciorinare nel cd “***”.
Il sound limpido e il periodare al contempo fantasioso e coordinato di *** al pianoforte, il protendersi corposo e propulsivo di *** al basso elettrico e il drumming ora diafano, ora scandito, di *** si integrano in un sodalizio in cui feeling ed efficacia si fondono con validi risultati in un percorso musicale a cavallo tra jazz elettrico e jazz acustico.
*** è un pianista dal fraseggio che si inoltra con continuità e coordinazione e che si protende con limpidezza di slancio in avanti e denota un sound cristallino; non dimeno è attento a mantenere, nella sua sensibilità jazzistica, un filo conduttore nello svolgimento delle sue improvvisazioni ed è pronto a piazzare “l’apertura” giusta al momento giusto. *** al basso si segnala per il sound elastico e dal corposo e definito risonare: ha un buon “tiro” e il suo periodare è raccordato e inanellato con coesione e sicura tenuta d’esposizione. Il netto e secco scandire di *** on drums vede dare, da parte di questo musicista, un’impostazione diretta ed efficace ai pezzi, ed altresì si rivela partecipe e pronto ad intervenire con diafano dinamismo nei momenti più jazzistici.
Con ben tornito brio, il sassofonista *** delinea e sviluppa efficaci scenari in jazz. Impegnato per lo piu' al sax alto, *** disegna con verve coinvolgenti spirali d'alea,con freschezza e un terso disegno sonoro, dall'accattivante inoltrarsi e accendersi, con determinazione e armoniosa continuità di sbocchi. Discorsivo e sgusciante, il periodare di *** si invola con crescente scioltezza e jazz feeling, con sound brillante e frizzante e in alcuni brani ospita il sound generoso e corposo di *** al sax tenore. Fine e descrittivo, fluendo con limpidi rivoli improvvisativi al sax soprano, al sax alto *** sciorina un fraseggio ben allineato e coerente, dall'avvincente e chiaro evolversi, e puo'contare sul dipanarsi e discorrere dei flussi improvvisativi di *** al piano e sul versatile supporto del pulsare partecipe del ben bilanciato sospingere di *** al contrabbasso e di *** alla batteria. *** si fa apprezzare per la coesione e la tenuta di conduzione dei suoi interventi, in cui amalgama scioltezza, inventiva e bellezza di linguaggio in un divenire d'alea compiuto e inebriante nel contempo.
Mi rimane però un dubbio: se GS fosse un sofisticato provocatore surrealista, oppure soltanto un tragico idiota.
Su “L’Atalante” di Stefano Raimondi
17 ore fa