sabato 26 settembre 2020

altri frammenti di un discorso

 


Io non voglio essere niente.
La bellezza le circonda la testa
come una casa nel temporale.
Il volto macchiato dall'attesa.
La città li separa
brulica di incoativi.
Lui vorrebbe guardarla dall'alto
come guarda un gatto o un satellite.
Accenna i gesti senza terminarli.
Non so mai se sto parlando con te
le dice. Quando la guarda è lontana.
Il vento ha levigato la strada.
Nella luce ascolta un grido altissimo.


* * *


Sul pavimento gelato
lascia impronte di tepore.
Qualcosa di enorme brucia sullo schermo.
Lei è nuda fino al pube.
Lui le preme gli occhi sul ventre
come a una cengia si afferra
a quei minuscoli seni.
Per te sono stata un golfo
tornavi a uccidere la sete.
Ora l'incendio blocca l'orizzonte
.
Lei è solida sul suolo
contro il peso di lui.
Lui sente gonfiarsi la linfa.


* * *


Ora che non c'è
prova a ricordare gli angoli
polso rotula metatarso
ma i vettori si confondono
l'onda d'urto lo dilania.
Le scrive parole a strappi:
I muri pencolano. I suoni
fanno attrito. I tuoi seni
premono la stoffa
.
Ora che è divelto
vede tutto chiaro e pesante.
La luce dell'alba lo invade
gli incuba sul petto.

 

* * *

Tutto il mondo intorno è un grande sobbollire. La pignatta della storia forza il coperchio.
Hanno attraversato lunghi anni di pianura con la foga di bestie senza sella. Hanno divorato le proprie membra in corsa. Nessuno si fermava per i caduti.
La guerra era un verde spettacolo di luci all'orizzonte.
Lui la ricorda ridere sotto la pioggia più gelida. Lei lo guarda rialzarsi con la mascella rotta.
Nessuno aveva visto il tempo esaurirsi.


Nell'immagine: "Donna che si copre il seno" (disegno mio)
pennarelli, 2000 circa



venerdì 25 settembre 2020

due limerick

 

Un iroso dantista di Collegno
leggeva solo il Dante del Sapegno;
a chi lo criticava
sgarbato replicava:
"Ora l'Inferno te lo do sul grugno!" 

 * * *

Un messicano a San Giovanni in Bagno

masticava il suo bravo jalapeño.
Gli chiesero: "Perché

non torni a Santa Fé?"

Lui non rispose e li guardò con sdegno.


martedì 15 settembre 2020

contemplazione del sonno

 

1.

Quando cammina il suono

è acquatico – scaglie e correnti –

e un'albedo circonda i passi.

Abbiamo consumato tutto insieme

dice sollevandole le braccia

lasciando passare l'aria.

Ogni attimo nega l'attimo.

Lei gli scorre tra le dita

in una pozza di luce bianca.

Lo vedi ti conosco

ti premo il petto finché non respiri.

Lo dice con i tendini tesi.

Lei è una creatura pallida senza desideri.


2.

Scivola nel sonno

come in un mare pescoso.

Lui la guarda

raccogliere le gambe allineare

la curva dei metatarsi.

Sei un caglio di latte – dice –

un profumo di braccia e di conchiglie.

Lei raggrinza le labbra

come un bacio o un diniego.

Tu taci. Parla per te

il fiato chiuso tra i seni.

Lei si sogna pianta o scintilla

scarto d'ala o guizzo di lucertola

la sua gola un fremito d'elitre.


3.

Ora dorme sotto il cielo pieno di meduse

dorme come un flauto o una risacca.

Le donne che amo – lui dice –

sono sottili come libellule

attraversano l'aria in lampi colorati.

La sua fronte resiste all'assedio.

Lui la vede aprirsi controvento

trattenere il suolo.

Non ti spezzano questi urti senza avviso?

La tua bocca è un confine la lingua

uno sciamare d'api.

Ora il suo sonno ha rumore

di ferro e di cotone.

 

4.

Ferma la mano sulla pelle

nello spazio nudo delle cosce.

La ascolta respirare come una vela.

Appoggia le ultime parole

sulle sponde del sonno.

Le mie mani cercano i tuoi piedi

la forza quieta della schiena.

Sente voci e passi

spandersi come case deserte.

Concedimi una soglia

una forma cava sul tuo petto.

Abbrevia il respiro

da lontano guarda il corpo vuoto.

 

(settembre 2020) 


[Nell'immagine: La buona voglia; disegno mio; pennarelli, aprile 2019]