sabato 30 marzo 2019

Verona, I secolo a.C.



Quei tuoi occhi di miele, o mio Giovenzio,
se potessi venirteli a baciare,
baci te ne darei trecentomila
e non credo che mai ne sarei sazio,
anche fosse più fitto delle spighe
il raccolto di tutti i nostri baci.

Gaio Valerio Catullo
(Verona, 84 a.C. - Roma, 54 a.C.)

(traduzione mia)

* * *

Mellitos oculos tuos, Iuventi
si quis me sinat usque basiare
usque ad milia basiem trecenta
nec numquam videar satur futurus
sit nostrae seges osculationis
non si densior aridis aristis.

sabato 16 marzo 2019

palinodia

Davvero: non m’importa
della letteratura:
voglio aprire la porta,
guardare la Natura

(o almeno quegli scampoli
sopravvissuti sotto
gli smisurati trampoli
che reggono il viadotto:

fondini suburbani
minuscoli e ordinati,
da cui abbaiano i cani
dei vecchi pensionati;

un fosso senza nome
dove un’acacia tisica
si rispecchia le chiome
con aria metafisica)

rassettare la tavola
solo dopo aver letto
ai bambini una favola,
poi andarmene a letto

e al buio risalire
il declivio dei seni,
nel tepore dormire
i sonni più sereni;

pensare al grado zero,
senza sogni dannosi,
solo l’arido vero
di mitosi e meiosi;

di tanti giorni persi
qualcuno voglio vivere
(a parte questi versi
che proprio debbo scrivere).