domenica 24 febbraio 2019

due poesie di Maria Borio

(Da "Trasparenza", Interlinea, 2019. Altri testi si possono leggere qui)

1980

La provincia si è riempita di case nuove.
C’è una felicità. Non eravate ancora nati.
Le case salde di coppie eternabili.

Pensavamo che si espandesse per gru altissime
e alberi trapiantati l’anello di catrame
che terminava nel campo e il campo sereno

come di fronte a uno spettacolo. Dici
non eravate ancora nati, ma esisteva una forma
su cantieri e famiglie: le radici che forzavano,

il catrame, le gru montate, i figli nati,
uno per uno un’automobile, la felicità
come pelle nutrita di un rettile.

Una primavera calda vi taglia adesso
fra le buste della spesa e i bulbi nel cellofan:

ci taglia dove dico guardate il campo con le rovine
delle immagini, il tubo catodico spezzato.

Nel suono fermo della televisione
le case indietro si sbriciolano nel video:

le tiriamo fuori, allacciamo il tetto con il grano.
Senza noi invecchiate come non fossimo nati –

miniatura finita, acqua ragia, ologrammi
dentro tutto il paesaggio.

* * *

Accoglienza

I

Si raccontano, una faccia nell’altra.
C’è il pane fresco sul banco, asciutto,

il suono di cose toccate. Dispone
pezzi in fila – le mani sembrano terra,

le unghie sono tagliate fin dentro la carne.
Le storie scomposte in sagome

fanno corto circuito. Attraverso
il vetro appare reale solo la forma

delle magliette made in china.
Come dire posto per accoglienza?

Il cielo preme su tutti, scivolano fuori
dalle magliette i corpi.

II

Parlare, sentire: entriamo, compriamo
due chili di pane – parlare, sentire

mani calde, gli occhi geologici. Sembra
di attraversarsi, noi nella mattina soli

dal banco al vetro alla strada…
Le aste traslucide attraverso i vetri

sono rami – e il vento
le apre, li chiude.

III

Il nome inizia con la a e finisce con la h
suona una cosa calda, di lievito

ed è vero – la distanza esiste meno
di prodotti che di etnia. La cosa esplode.

Il vento comprime tutti,
finisce con la h, come si soffia.

IV

Sembriamo serpenti, curve, lingue mescolate.
Passiamo attraverso un posto immaginario.

È una sfida, come il ragazzo della favola
nascondeva la volpe tra ascella e fianco.

Il cielo preme su tutti, le solitudini esplodono.
Il posto intorno è vero – i serpenti solo suono.

sabato 2 febbraio 2019

consigli di lettura: "Sangue giusto"


Seguo poco l'attualità letteraria, quindi non saprei dire se, come ha affermato qualcuno, "Sangue giusto" di Francesca Melandri sia il libro più importante uscito in Italia negli ultimi anni.
So però che il libro fa almeno quattro cose importanti:

1. crea dei personaggi vivi, sfaccettati, a cui non si può far a meno di appassionarsi, anche quando - come il protagonista maschile del libro - sono delle grandi canaglie;

2. usa una narrazione complessa, con una struttura a flashback incrociati e un continuo sfasamento di piani temporali, in cui le verità si rivelano solo a poco a poco;

3. porta alla luce molto rimosso della storia italiana: gli anni del berlusconismo, il rampantismo anni Ottanta, e soprattutto il fascismo, le leggi razziali, e il passato coloniale, quella Libia e quell'Etiopia di cui la maggior parte degli italiani sa così poco, perché l'Italia - a differenza di altri paesi - con quel passato (e più in generale con il fascismo) non ha mai fatto veramente i conti;

4. parla di migranti fuori dalla retorica.

Insomma, un libro da leggere.

(Qui un'intervista all'autrice.)

[Francesca Melandri, "Sangue giusto", Rizzoli, 2017; 527 pp., € 17]