martedì 29 agosto 2017

ah, Chico, Chico...



Ti voglio dare l'ex-voto di Bonfim
Non mi è servito
Ma mi tengo il disco di Pixinguinha, va bene?
Il resto è tuo
Tagliamo corto, puoi conservare
Le ombre di tutto ciò che chiamano casa
Le ombre di tutto ciò che siamo stati
I segni dell'amore sulle lenzuola
I nostri ricordi migliori

La speranza che tutto s'aggiusti
Puoi dimenticarla
L'anello lo puoi impegnare
Oppure farlo fondere
Ma devo dirti che non ti voglio dare
L'enorme piacere di vedermi piangere
Non ti chiederò il risarcimento per i danni
Il mio petto così lacerato

Comunque
Fatti aiutare dal prossimo amore
Per l'affitto
Ridammi il Neruda che mi hai portato
E non ho mai letto
Sbatto la porta senza far rumore
Mi porto la carta d'identità
Un ultimo bicchiere, tanta malinconia
E la lieve impressione che me ne vada tardi

sabato 26 agosto 2017

reading a Perugia

Venerdì 1° settembre, dalle 18 alle 24, Perugia ospiterà la Mezza/Notte Bianca, con un ricco programma di eventi culturali.
Nel mio piccolissimo ci sarò anch'io: parteciperò a un reading poetico sul tema della notte, organizzato dall'Associazione Borgobello alle 18:30 presso "La pianta del tè", in corso Marconi, 10.

martedì 22 agosto 2017

tre poesie di Piera Badoni (1912 - 1989)

Non voglio fare al traforo
piccoli duomi, cornici,
gabbie per canarini.
Fatelo voi vecchi sordi
chiusi nel buio tinello.
Io corro via come l'acqua
densa di rapide e gorghi.

* * *

Sul Ponte Vecchio quanti gioielli
chiusi nelle vetrine.
Son come la mia gioia
che non posso toccare.
E so che non vale se cerco
di rompere col pugno chiuso
il cristallo.
È sempre, è solo il mio sangue
che verso.

* * *

È subito detto un anno
ma un anno è fatto di mesi
e i mesi son fatti di giorni
e i giorni son lunghi da vivere
son faticosi da vivere
uno per uno
senza nemmeno un tuo segno
felicità, che pure esisti.




(da “Felicità, che pure esisti”, 1948)

lunedì 21 agosto 2017

due epigrammi locorotondesi

Antefatto, necessario alla comprensione.
Su Facebook, l'amico Antonio Lillo parla dell'estate locorotondese, dei pro e dei contro per la cittadina, concludendo con la seguente riflessione: “Ma per il resto, dato l'altissimo tasso di figa che si riversa in questi giorni in paese, finché Locorotondo resta il figaio a cielo aperto che è diventato, io dico 'Locorotondo estate e figa tutto l'anno'. Non è mai abbastanza.”
La sera stessa, inizia a diluviare. Lillo commenta: “Certo che uno non fa in tempo a dire estate e figa tutto l'anno che qui tutto si bagna! Pensa se parlavo di inverno, ci arrivava addosso la tundra siberiana!”

* * *

Primo epigramma

Gironzola per Loco
a caccia di un bel seno
un placido sileno
che ha nome antoniolillo:
non gli guastate il gioco,
lasciatelo tranquillo!

* * *

Secondo epigramma

È proprio un bel posto
'sta Locorotondo,
c'è qui tutto il mondo
a luglio e ad agosto,
che balla e passeggia,
che scopa e festeggia.

Ma basta che Lillo
invochi la figa:
si rompe la diga
e piove a zampillo.
La figa si bagna,
non c'è più cuccagna.

domenica 20 agosto 2017

nuova uscita



Fresca fresca di stampa, quest'antologia di poesie dialettali, edita a cura dell'Associazione "Orto dei Tu'rat" di Ugento (LE), comprende anche due miei testi in vernacolo sanseverese.

Aa. Vv., Parole Sante / ùmide ampate t'aria, Edizioni Kurumumy, 2017


sabato 19 agosto 2017

felicità e angurie

"La felicità è come il rosso della polpa di un'anguria, non la puoi vedere se non la spacchi, però la puoi annusare, senza l'odore di una musa un poeta si ammala, ha la tentazione di spaccare l'anguria [...]. Non è come gli altri uomini che vedono solo le immagini, lui sente l'odore delle immagini, vuole uscire dal labirinto."

Andrea Gruccia, "Capelvenere", Marco Saya Editore, 2016

venerdì 18 agosto 2017

notturno con pere

Ore 02:00 (due di notte).
Squilla il telefono di casa.
Apro gli occhi, accendo l'abat-jour, allungo la mano. Il display recita: "Sconosciuto".
Niente di più ansiogeno di una telefonata da sconosciuti alle due di notte.
Rispondo, con la voce impastata.

"Pronto?"
"Sergio?"
"Sì, sono io, chi è?"
"So' Giancarlo, del CONAD sotto casa"
"Chi?"
"Giancarlo, del CONAD sotto casa"

[Non conosco nessun Giancarlo e non c'è nessun CONAD sotto casa mia. NdR]

"..."
"Pronto, Sergio?""
"..."
"Mi senti? Io ti sento a tratti."
"Sì, ti sento, ma chi sei, che vuoi?"
"Giancarlo, del CONAD sotto casa. Per le pere. So' due cassette, quaranta chili."
"Eh?"
"Sì, quelle due cassette di pere."

Abbasso la cornetta e torno a dormire.

[Giuro che è tutto vero. Voce di maschio adulto, con marcato accento perugino.]

mercoledì 16 agosto 2017

scene di ordinaria follia

Dunque, l'altro giorno, di sera tardi, percorrevo in macchina la superstrada E45, presso Perugia. Chi la conosce lo sa: strada teoricamente a quattro corsie, ma in realtà piuttosto stretta, buia, piena di buche, con molte gallerie e scarsa visibilità, spesso interrotta da lavori in corso.

Da un po' avevo davanti un TIR lento, quindi alla fine mi decido: do un'occhiata allo specchietto, vedo che la strada è libera e comincio il sorpasso.
Tempo tre o quattro secondi, riguardo lo specchietto e mi accorgo che, dal nulla, è spuntato un veicolo che mi sta venendo addosso a tutta velocità. Giuro, tre secondi prima non c'era; io andavo a circa 100-110 (cioè, lo ammetto, un po' sopra il limite che è di 90 km/h), ma questo arrivava a una velocità spaventosa. A occhio, minimo 140-150, forse anche più.
Di notte.
Su quella strada.

A quel punto, ero già in corsia di sorpasso e non avevo modo di rientrare. Potevo solo limitarmi a sperare che frenasse in tempo. Infatti ha frenato, a mezzo metro dal mio paraurti posteriore. Poi mi si è appiccicato dietro, sfareggiando finché non ho terminato il sorpasso. Quindi, non contento, mi si è accostato e ha cominciato a farmi cenni inequivocabili, inveendo contro di me. Poi ha dato un'altra sgasata ed è sfrecciato via.
Io avevo in macchina moglie e due figli, perciò se ci fossimo scontrati avrebbe fatto almeno quattro vittime (più lui, vabbè, se vogliamo contarlo). Mi è sembrato un ragazzo giovane, forse intorno ai venticinque. Era notte, quindi non ho avuto nemmeno modo di vedere bene il numero di targa.

Sono le volte che davvero mi viene voglia di vendere la macchina, buttare patente e chiavi in un tombino e darmi alla podistica per il resto dei miei giorni.

martedì 15 agosto 2017

descrizioni estive

GENERAZIONI
Genovesi. Papà sui quarantacinque, semicalvo, leggera pinguedine, barba di un paio di giorni: il ritratto della bonomia. Figlio unico, Leo, cinque anni: biondino, bocca fornita di due labbra enormi, vermiglie, che quasi non riesce a tenere chiuse.
Mamma e nonna si somigliano moltissimo, ma la nonna sembra più giovane; sorride sempre, saluta a gran voce, mentre la mamma pare sempre tenere il broncio, non sa a chi o cosa.

VIVAVOCE
Bresciani. Genitori, due figli, due nonni. La nonna: incapace di star zitta. Mai sentita tacere per più di dieci secondi: parla ai nipoti, raccomanda creme da sole e cappellini, propone passeggiate, consiglia la dimensione dei castelli di sabbia, poi prende il cellulare e (sempre, rigorosamente, in viva voce) telefona alla figlia, la informa sui movimenti dei pargoli, chiama un agriturismo e prenota l'acquisto di venti litri d'olio, discute con il marito l'acquisto appena effettuato; poi si ricomincia daccapo.

SQUADRA PULIZIE
Le gemelline olandesi del bungalow di fronte, entrambe biondo platino. Una con il caschetto, l'altra con i capelli lunghi; una in rosa, l'altra in azzurro; spazzano con vigore il piazzaletto fino ad eliminare qualunque traccia di sabbia.

CIMINIERE
Madre, padre, figlioletto di circa quattro anni. La madre fuma, di continuo, una sigaretta via l'altra, senza intervalli, strane sigarette dalla carta bruna. La brezza di mare ci getta contro zaffate di fumo acre e pestifero.

VIVE LA FRANCE
Francesi. Madre e due figli. La mamma ha una voglia bianca a forma di T alla base della schiena. Il figlio maggiore, dodici anni circa, alto e allampanato, con una gran zazzera riccioluta che lo fa somigliare a un pino marittimo. Il fratellino, sette-otto, sta sempre sotto l'ombrellone, da solo. Gioca spesso con delle bocce. Ha i capelli neri e gli occhi grigi. Il papà non c'è.

VALCHIRIE
Gli urlatori olandesi. Due famiglie, con sei o sette figli (tutte femmine tranne un maschio), non ho ben capito come distribuiti. I genitori, bolsi e appesantiti, berciano e ridono a gran voce. Le femmine, tra i due e i sette anni, diverse per dimensioni ma identiche per fisionomia. Il figlio, sui sedici o diciassette, uno spilungone biondo con una faccia che pare uscita da un film sulle SS; prima di fare il bagno prende la rincorsa ed esegue, sulla battigia, un salto mortale con avvitamento.

MR & MRS TATTOO
Coppia giovane, sulla trentina. Tatuati dalla testa ai piedi, passando per petti, schiene, braccia, mani, gambe, visi. 
Tra i più evidenti, lui ha sul dorso un enorme, complicatissimo intreccio di angeli, note musicali, fiamme, triangoli con l'occhio al centro e ankh egizi; sul braccio destro una sorta di intreccio di spirali maori che verso il polso si tramutano in scaglie di serpente; sul petto la scritta LEARN GROW IMPROVE FAMILY in caratteri gotici. 
Lei ha sulla gola un cuore contornato da ali di farfalla, sullo zigomo sinistro una scritta, un'altra sopra il sopracciglio destro, un ghirigoro su quello sinistro che scende a mo' di basetta, un diadema lungo la fronte.
Hanno un bimbo di pochi mesi, tutto guance, che ride di continuo.

I POMICIONI
Altra coppia giovane. Entrambi abbronzatissimi, color cioccolata, con grossi occhiali da sole in colori flou.
Lei, bassa e rotondetta, perpetuamente in topless (mai vista con la metà superiore del bikini), con ridottissimi tanga; tettine piccole e sode. Lui completamente depilato, capello ossigenato, rasato fino alle tempie. Ha tutto un repertorio di costumini slip aderentissimi, che esibiscono il pacco su cui lei sovente pratica degli allegri popi-popi.
Hanno l'ombrellone a due metri dal (frequentatissimo) bar della spiaggia e si producono senza sosta in un ricco e fantasioso kamasutra di abbracci, baci, amplessi e reciproci avvolgimenti al limite del contorsionismo.

IGIENE
Il vicino di bungalow, tutte le mattine, appena sveglio, esce in veranda, esegue una vigorosa serie di scatarrate e poi sputa quanto prodotto tra gli aghi della pineta.

TUNZI-TUNZI
La bellezza di avere una spiaggia senza bar (e quindi senza musica) è stata infranta dalla costruzione di un baracchino in legno – piuttosto di buon gusto, devo ammetterlo – dal quale arrivano incessanti le pulsazioni dei bassi.

LA FAMIGLIA PRECISINI
Il papà ha una lunga faccia da topo. Ogni mattina arriva in spiaggia con due bustoni colmi di spesa, della quale enumera composizione e destinazione (spuntino, pranzo, merenda). La mamma non parla quasi mai.
I due figli piccoli, maschio e femmina, passano il tempo a bisticciare. Poi si scoprirà che il maschio, il più petulante e lagnoso, è in realtà un nipote, figlio della sorella di lei.
La figlia maggiore è un'adolescente sui tredici-quattordici anni, bellina, in quell'età nella quale la ragazza ha ormai preso quasi del tutto il sopravvento sulla bambina, ma gli arti sono ancora affusolati, i piedi lunghi, il seno piccolo e alto, senza la pienezza della donna. In contrasto con il corpo, il viso è rimasto minuto, tondo, con il nasino a patata e le lentiggini.

GENERAZIONI (2)
Il papà , sui quarantacinque, e il figlioletto, cinque, pedalano in pineta cantando in coro: “Jeeg va, cuore acciaio, Jeeg va...”.

CHI PORTA I PANTALONI?
Veneti. La moglie ha un pettone debordante e una trippa che penzola fin sugli slip del costume. Appena arrivata, illustra con autorevolezza al marito l'intera topografia del Golfo di Baratti e dell'Arcipelago Toscano ("Mi son fatta spiegare per bene al bar!"). 
Durante la giornata, urla di continuo,  con una voce acuta e petulante, che penetra nei timpani come un trapano. Critica tutto e tutti: il mare (“Io lì non ci entro, perché il pomeriggio è U-NO SCHI-FO, con tutte quelle alghe, neanche il lago è così!”), i figli (“Viola, ti prego, devi spostare la sdraio, ma uno dice le cose dieci volte, poi perde la pazienza”), ma soprattutto il marito, qualunque cosa faccia (“Ma come! Li hai tenuti in acqua UN'ORA E MEZZA!! Hanno le labbra BLU!!!”). 
Lui, alto e corpulento, peloso, barba brizzolata, non replica mai. La sera lo incrocio al bar, che compra un gelato alla bambina sussurrandole: “Su, su, mangialo in fretta, che se ci scopre la mamma...”

CROMATISMI
Due coppie di tedeschi giovani.
Le ragazze: una bruna, segaligna, occhialuta, senza seno, sulla schiena il tatuaggio di una croce avvolta dalle rose; l'altra bionda, carnagione bianca, forme morbide e burrose, zigomi alti e occhi di taglio slavo, un enorme tatuaggio sul davanti della coscia destra, con due rose intrecciate, un fiore di loto poco sotto l'ascella. Vanno sempre a fare il bagno insieme.
I ragazzi: del tutto unremarkable, praticamente trasparenti, non fosse per l'abbondanza di tatuaggi; sono accoppiati cromaticamente: il moro con la bruna, il biondino con la pallida. Non fanno mai il bagno, rimangono sotto l'ombrellone e bevono birra.

SCHWARZY
Papà cinquantenne, palestratissimo, capello corto stile marines, biondo (tinto?), occhiali a specchio. La moglie è una donnina dimessa, la cui voce non si sente mai. Il figlio, quattro anni, occhi azzurri, grandi orecchie a sventola, va sempre in giro con il ciuccio e viene portato in giro con il passeggino.

MAMMA (MORMORA LA BAMBINA)
Ultimo giorno di vacanza. Ci si avvicina una signora nervosa, che ci chiede se quello è l'ombrellone numero 26. Viene fuori che per un disguido le hanno assegnato il nostro. Andiamo a segnalarlo alla reception.
È con una bimba di quattro o cinque anni, che rimane a qualche metro di distanza, all'ombra della graticciata. La mamma le dice di prendere la rete che contiene i giocattoli; la bimba non lo fa; la mamma glielo ripete; la bimba rimane immobile. La mamma sferra un calcione alla rete dei giochi, che colpisce la bimba in piena faccia. La bimba comincia a piangere. La mamma: “Su, dai, Giulia, che non l'ho mica fatto apposta!”. Poi la ignora e torna a battibeccare con la ragazza alla reception.

SMOKING / NO SMOKING
Parco Zoomarine di Torvaianica.
Genitori campani, tatuatissimi, sui trentacinque-quaranta; figlia dodicenne, figlio sui sette anni.
I genitori fumano come ciminiere. Il padre si accende l'ennesima sigaretta, ma prima di metterla in bocca la porge al figlio e fa: "To', comincia a fumare, che ti fa bene".
Il figlio, smarrito, fa segno di no. Spero che il padre scherzasse, ma non ci giurerei. 
(Pochi minuti dopo, si gira verso di noi e chiede: “Arriva, il fumo?”).

PICCOLE DIVETTE CRESCONO
Sempre lì, a Zoomarine. Animazione in piscina.
Uomini cinquantenni con la panza e donne dai fianchi strabordanti ballano felici “L'aviatore se ne va”, tra grandi spruzzi d'acqua clorata.
Poi, il giochino: chi canta più forte vince una granita.  L'animatrice (Perla) avvicina il microfono a una bimbetta di quattro o cinque anni, che comincia a urlare a squarciagola: “ASPETTA CHE TI MOSTRO IL CA... CHE ME NE FREGA!!!!”. Poco dopo, la rivedo che si agita sul palco insieme alle animatrici, bardata come loro in toppino nero e pareo. I genitori la guardano, soddisfatti e orgogliosi.