È un cafone: rozzo nelle parole e nei modi, maleducato, tracotante, sboccato, diventa viscido e insinuante solo con quelli che gli servono, finché gli servono. Ma è arrivato, per motivi inspiegabili (o forse spiegabilissimi) su un piedistallo, uno dei più alti del jazz italiano e mondiale.
Il Cafone sul Piedistallo (CP) va a un concerto, da lui stesso organizzato, e disturba chiacchierando ad alta voce.
Invita artisti infami per fare cassetta, salvo poi sparlarne nel backstage. A chi lo critica, risponde che se il festival non gli piace, l'anno prossimo può anche non venire; perché sa che, comunque, tutti ci verranno.
Una volta CP aveva organizzato, in un'enoteca, un concerto di quel gran signore di Renato Sellani. Durante l'intervallo avvicinai Sellani e gli chiesi un'intervista che lui, gentile come al solito, mi concesse volentieri. Dopo cinque minuti CP si avvicinò, prese Sellani sottobraccio e, senza degnare me di uno sguardo, senza dare a lui il tempo di salutarmi, se lo portò via.
Vidi una volta CP maltrattare protervamente un tecnico del suono, un uomo di cinquant'anni, perché pioveva e si era dimenticato di coprire un mixer con il telo impermeabile. Erano entrambi su un palco all'aperto, davanti a quattro o cinquecento persone, e CP lo chiamava coglione, pezzo di merda, testa di cazzo, lo minacciava di licenziarlo e mandarlo affanculo. Il tecnico, un omaccione, ascoltava a testa bassa, come un gregario davanti al suo padrino.
Su “L’Atalante” di Stefano Raimondi
1 giorno fa
2 commenti:
una volta ho letto un libro intitolato COME SOPRAVVIVERE A UN CAPO IDIOTA...il libro,pur in un suo semplicismo americanotto,diceva almeno qualcosa di sensato,dividendo i capi-ufficio in 8 diverse categorie,fra cui i capi idiota...
il tuo post me l'ha fatto tornare in mente...
più che un capo idiota io direi un capo stronzo...
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