domenica 21 aprile 2019

recensioni in pillole - "21 giorni alla fine del mondo"




Silvia Vecchini / Antonio “Sualzo” Vincenti, 21 giorni alla fine del mondo, Il Castoro, 2019; 204 pp., € 15,50

Sono tanti i modi per classificare le storie: ad esempio, ci sono le storie in cui succedono molte cose e quelle in cui ne succedono poche; ci sono storie grandi, enormi, smisurate, e storie piccole, persino minuscole; storie in cui i protagonisti sono larger than life e storie in cui sono persone ordinarie; ci sono storie in cui tutto succede fuori e storie in cui tutto succede dentro. E non è detto che una delle opzioni sia per forza migliore dell'altra: il punto è quanto il narratore ci crede, e soprattutto quanto riesce a far sì che ci creda il lettore.
21 giorni alla fine del mondo” si colloca dalla parte delle seconde opzioni, fra quelle elencate. Storie piccole, con protagonisti e luoghi tratti dalla vita di tutti i giorni, in cui gli avvenimenti sono tutto sommato pochi e accadono perlopiù dentro l'animo dei protagonisti. E in cui spesso le pause, i silenzi, le vignette apparentemente prive d'azione si rivelano essenziali.
Qui abbiamo Lisa, un'adolescente che, insieme alla madre, gestisce un campeggio sul Lago Trasimeno. È piena estate e la vita scorre sui soliti binari, tra gli amici, i turni al bar, le lezioni di karate e l'attesa per i tradizionali fuochi d'artificio nella notte di Ferragosto. Finché un giorno, all'improvviso, ricompare Ale.
Ale è (era?) l'amico del cuore di Lisa, il compagno dei giochi d'infanzia; ma sei anni prima, senza dare spiegazioni, è partito e non ha dato più notizie di sé. Che cosa gli è successo? Perché non si è fatto vivo? Come mai ora è riapparso dal nulla? E qual è il segreto di cui tutti, tranne Lisa, sembrano sapere qualcosa ma di cui nessuno vuol parlare?
Su questa trama, esile quanto si vuole, si regge una storia fatta di piccoli sussulti, che proprio grazie alla leggerezza della narrazione assumono una grande intensità. Come in tutte le storie che si rispettino, il cuore sono soprattutto i personaggi: Rima, l'amica ingenua e un po' invadente di Lisa; il matto del paese, convinto che a Ferragosto di ogni anno il mondo finirà; il misterioso uomo, cupo e taciturno, che gira sempre in compagnia di due cani; il maestro di arti marziali, che scrive su lunghe strisce di carta i venti principi del karate, con i quali vengono scanditi i capitoli in cui è suddivisa la storia.
Nel libro, tornano molti dei tratti che caratterizzano la produzione di Sualzo e Vecchini: l'adolescenza, l'amicizia, le storie di maturazione e di coming of age, i paesaggi umbri disegnati con amorevole cura per i dettagli, le passeggiate in bicicletta, i sentimenti trattati con attenzione delicata.
Un libro per adolescenti? Anche, ma non solo, perché i temi affrontati sono in realtà ben adulti: il dolore, la perdita, l'amicizia, l'amore, e il modo in cui tutto ciò si può affrontare insieme agli altri, facendo appello alla saggezza del cuore. “Rialzati e cerca sempre di essere felice”, come recita il finale.