martedì 29 maggio 2012

vita in formato brillante


Sempre per la serie "Jazz in 33 giri" della De Agostini, da sabato 26 maggio e fino alla settimana prossima c'è in edicola questo. O meglio, non c'è in edicola, perché ormai la De Agostini, dopo le prime uscite, questa serie la spedisce solo su richiesta o su abbonamento. 
Comunque, si tratta del primo disco da leader di Pat Metheny, e il commento nel booklet è mio.
Se vi piace Pat, compratelo. Se detestate Pat, compratelo lo stesso, perché è uno dei suoi dischi più belli e originali, e non ha nulla a che fare con certi orrori del PMG. Al basso c'è un Jaco Pastorius ancora giovanissimo e semisconosciuto (anche Metheny, del resto, aveva poco più di vent'anni), alla batteria un grande Bob Moses.


venerdì 25 maggio 2012

Sud(s)


Ci sono tre Sud, almeno. Il primo è col muso per terra, pronto a raschiare ogni briciola, un Sud accattone, reso ancora più volgare dall'abito piccolo-borghese. Il secondo è un Sud verboso che combatte infinite guerre senza mai morire: il segreto è che la lotta non è vera. Il terzo è un Sud affranto e silenzioso seduto sulle sedie vicino alla porta a prendere il sole, un Sud con le ossa rotte dall'artrosi, un Sud solitario e appartato.

Franco Arminio, Terracarne (Mondadori 2012)

mercoledì 23 maggio 2012

coincidenze


(per E.)

Le parole fanno male
si rapprendono sui lati nascosti dell'occhio
bagnandoti le mani di lacrime false

ci sono parole crudeli come la bellezza
affilate come un ricordo impossibile
lanciate a piombo nello spazio nero delle tempie

ma poi ci sono le volte che le parole si arrendono
che riesci a dire: amore e figlio
senza sanguinare

ci sono quegli intervalli in cui riafferri il fiato
maneggi il tempo senza spezzarlo
e dici no non mi dispiace

di aver parlato con te
Ci sono le volte che forse
si può persino essere felici.


22 maggio 2012 
in treno, tra Modena a Bologna

venerdì 18 maggio 2012

su un verso arrivato di mattina


Bisogna dimostrare che la neve stia cadendo
o che la luce attraversi la pioggia. Da sola
chissà quanto poco ne ritroveremmo alla fine
di questa povera voce immolata all'ipnosi.

Troppo il rosso
fatale l'ultima torsione.

domenica 13 maggio 2012

intenzioni



Dovremo un giorno liberarci dalle nostre voci
come i bambini liberano le gambe dal peso

e scrivere poesie tutte diritte e taglienti
fuochi rapidissimi svaniti prima di sporcare l'aria.

domenica 6 maggio 2012

cose serie

"Non siamo del parere che tutto sia ammissibile in letteratura, e che questa possa essere il campo dei più capotici esperimenti; al contrario, ci sembra che alcune cose siano alla letteratura peculiari quanto necessarie, per non dire altro l'espressione, e non già appena (seppure) l'esigenza di essa. La letteratura, per esempio, non può avere la funzione di acquaio delle angosce, vero o false; le quali semmai (persin ci vergognamo di doversi riferire a una nozione tanto elementare) hanno da essere perfettamente dominate prima di passare sulla pagina. E, per dirla in breve, noi ci ostiniamo a credere, magari a ritroso degli anni e dei fati, che la letteratura sia una cosa seria."

 (Tommaso Landolfi) 

 (per leggere tutto il pezzo su "Il ponte lunare", clicca qui)

martedì 1 maggio 2012

catene


La storia delle ribellioni, cioè delle rivolte dal basso, dei "molti oppressi" contro i "pochi potenti", è vecchia come la storia dell'umanità e altrettanto varia e tragica. Ci sono state alcune poche ribellioni vittoriose, molte sono state sconfitte, innumerevoli altre sono state soffocate ai loro esordi, tanto precocemente da non aver lasciato traccia nelle cronache. Le variabili in gioco sono molte: la forza numerica, militare ed ideale dei ribelli e rispettivamente dell'autorità sfidata, le rispettive coesioni e spaccature interne, gli aiuti esterni agli uni ed all'altra, l'abilità, il carisma o il demonismo dei capi, la fortuna. Tuttavia, in ogni caso, si osserva che alla testa del movimento non figurano mai gli individui più oppressi: di solito, anzi, le rivoluzioni sono guidate da capi audaci e spregiudicati, che si gettano nella mischia per generosità (o magari per ambizione) pur avendo la possibilità di vivere personalmente una vita sicura e tranquilla, magari addirittura privilegiata. L'immagine tanto spesso replicata nei monumenti, dello schiavo che spezza le sue pesanti catene, è retorica: le sue catene vengono spezzate dai compagni i cui vincoli sono più leggeri e più lenti.
Il fatto non può stupire. Un capo dev'essere efficiente: deve possedere forza morale e fisica, e l'oppressione, se spinta oltre un certo livello molto basso, deteriora l'una e l'altra. Per suscitare la collera e l'indignazione, che sono i motori di tutte le vere rivolte (quelle dal basso, per intenderci: non certo i putsch né le "rivolte di palazzo"), occorre sì che l'oppressione esista, ma essa dev'essere di misura modesta, o condotta con scarsa efficienza. 
[...]
Tutte le rivoluzioni, quelle che hanno dirottato la storia del mondo e quelle minuscole [...], sono state guidate da personaggi che conoscevano bene l'oppressione, ma non sulla loro pelle.

Primo Levi, I sommersi e i salvati