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mercoledì 14 settembre 2016

sogno

Raramente, anzi quasi mai, ricordo i sogni che faccio. Ma questo mi è rimasto impresso perché mi sono svegliato di soprassalto.

Avevo portato mio figlio in un giardino zoologico (non so perché, nel sogno pensavo fosse quello di Fasano, mentre non gli somigliava affatto).
Entravo a piedi, attraverso una cancellata. Passato un androne, mi trovavo in un grande prato. Scorgevo sagome di belve sdraiate, che riconoscevo come iene.
Più andavo avanti, più mi rendevo conto che tutto era in stato d’abbandono. L’erba era disseminata di enormi escrementi, bestie feroci vagavano libere.
Decidevo di tornare indietro e mi trovavo davanti una lunga fila di felini (leoni, tigri, ghepardi) che avanzavano tutti insieme verso di me, uno accanto all’altro, meccanicamente, tutti allo stesso passo, con lo sguardo fisso in avanti. Mi arrampicavo su un basso muretto che faceva da base a un reticolato arrugginito. Le belve mi passavano accanto, ignorandomi.
Raggiunta l’uscita, incontravo delle persone che, arrabbiate, mi spiegavano di aver segnalato il problema alla questura (anzi, “a due questori”, diceva uno), che però non aveva fatto nulla.
Tornavo verso la macchina, rispondendo in maniera brusca a mio figlio, che non sembrava essersi reso conto di ciò che era avvenuto.

(Qui mi sono svegliato.)

lunedì 15 giugno 2015

un sogno pieno di "ma"

Ero in una casa che non conoscevo, ma in qualche modo sapevo che era mia. C'era molta gente che andava e veniva per le stanze, ma non ricordo chi fossero. Arrivava E. e cominciavamo a parlare, parlare, ridere. Eravamo vicinissimi, ma non riuscivo a distinguere i tratti del suo volto, come se una nebbia o un vetro smerigliato ci separasse. Cercavamo di scattarci un selfie, ma i cellulari non funzionavano, né il mio né il suo.
Mi sono svegliato di soprassalto. Mi ero addormentato sul divano, erano le tre del mattino. Mi sentivo felice e triste nello stesso momento.

mercoledì 19 dicembre 2012

moi est un autre



Nel sogno, mia moglie, i miei figli, i miei genitori, i miei amici, tutti mi sembravano degli estranei.
Sensazione di crescente sgomento, finché guardandomi allo specchio capivo. Loro erano sempre loro: l'estraneo ero io.

martedì 14 agosto 2012

oniromantica

 
Se (e ripeto: se) i sogni hanno un senso, quale sarà il senso del sogno di stanotte?
C., a cui avevo inviato le mie poesie, è morto; vedo il suo nome su un manifesto funebre. Il mio dolore è estroverso, quasi teatrale, come non sarebbe mai nella realtà. Piango, dico: è morto un amico (non è vero: lo conosco solo di vista, anzi nemmeno, l'ho conosciuto solo sul web), un poeta (e questo è vero).
Poi la scena cambia, sono in una città sconosciuta, cerco una scuola elementare dove debbo fare una supplenza. Quando la raggiungo, l'aula ha una strana forma ad elle, sotto volte bassissime, ad arco, che sfioro con la testa camminando.

lunedì 16 gennaio 2012

oniromanzia


Le città in cui ti sogno hanno sempre
topografie impossibili
mi costringono a giri viziosi
a incroci paralizzanti

stanotte poteva essere Pescara tanto
erano orizzontali le geometrie
però gli attraversamenti non erano mai affidabili
una fatica fendere il grigio

perché come al solito mancava il sole e in quel crepuscolo
un lucore e quello
rincorrevo sperando fosse una scaglia del tuo odore
il refe da riavvolgere

sai nei sogni a volte succede si raggiunge
la felicità la si trattiene
anche con un po' di violenza se proprio
è necessario

martedì 6 settembre 2011

la balena nel bicchiere


Mentre io dormo, c'è un omino piccolo piccolo che viene sul mio cuscino e mi dice: - Ma guarda? Stai volando attaccato a un ombrello.
Io gli credo subito e passo in mezzo alle nuvole tiepide e bagnate, vedo in basso ai miei piedi i laghi e i fiumi, salto da una collina all'altra. Poi l'omino mi dice: - Mettiti in salvo, ecco i briganti.
Ed io davvero vedo i briganti: sono due, con la maschera sugli occhi, mi vogliono sparare con il trombone. Io vorrei fuggire, sono tanto spaventato, ma non riesco a muovere un dito. L'omino si diverte a farmi credere quello che vuole: - Guarda che ti cresce una rosa sulla mano, - mi dice, e io vedo davvero una rosa che mi spunta tra l'indice e il medio.
Ogni volta che vado a letto mi dico: "Questa volta non gli voglio credere". Poi, appena chiudo gli occhi, l'omino mi dice: - Guarda, una balena - . E io subito, credulone, vedo una balena che nuota nel bicchiere d'acqua che ho sul comodino. Succede anche a voi?

Gianni Rodari, Prime fiabe e filastrocche

domenica 13 marzo 2011

moi est un autre


No non ricordo mai i sogni
che faccio e non so se sia
un bene o un male se si tratti di igiene
o di vergogna disertare di giorno
le stanze che abito di notte non so
nemmeno che cosa pensi di me
quell'altro – se questa musica perfetta e ineseguibile
me l'abbia spedita lui in amicizia
oppure per sfottermi.

domenica 7 novembre 2010

un sogno (frammento)


C'è con me una donna (E.?); dice di fare la traduttrice.
Con aria severa prende una pagina stampata, la strappa in striscioline, le strofina su una piccola pietra piatta; poi le mette in bocca e le mastica. Alla fine, estrae dalla bocca una pallottolina di carta impastata di saliva, dove si leggono frammenti di lettere e parole, la posa sul tavolo e va via.

(Il resto del sogno è svanito appena sveglio.)

venerdì 10 aprile 2009

sognare, forse...


Non ricordo quasi mai quello che ho sognato. E mi dispiace.
I sogni mi affascinano non tanto per la loro (eventuale, incertissima) interpretazione, ma perché sono boli di materia psichica che il cervello produce al di fuori del nostro controllo e della nostra volontà. Sono universi autosufficienti, che esistono da qualche parte, lì dentro la nostra testa.
In questo, trovo che abbiano molto in comune con la creazione artistica, con l'ispirazione, insomma con quel nucleo di immagini o di parole che certe volte arrivano e basta, non si sa da dove.

giovedì 13 novembre 2008

vecchi appunti


Ritrovati in un file che non ricordavo più di avere. Probabilmente ricopiato da un'agenda che non so più dove sia finita.
Insomma, qualcuno queste cose le ha scritte, all'epoca; probabilmente sono stato io.

30 agosto 2002
Due donne africane tornano dal mercato cariche di buste della spesa, dondolando le anche in un lento passo bovino.

Al reparto carni della Coop c’è un’offerta di “conigli interi”. Sono racchiusi in vaschette sigillate nel cellophane trasparente, rannicchiati in posizione fetale, scuoiati. Dalla testa mi fissa un occhio tondo, privo di palpebre.

Nell’aria si insinua una brezza fredda. Improvvisamente mi rendo conto che agosto sta per finire.

11 ottobre
Esercizio di grammatica: completa le frasi seguenti inserendo il soggetto.
Frase: "……………………… era steso per terra davanti alla chiesa".
Un’alunna: “Prof, io ci ho scritto ‘un albanese’ ”.

1° novembre
Alla Coop, offerta di crisantemi e di lumini.

26.11.02
Il senso del territorio. Prendere dal pavimento di casa un grumo di polvere, aprire la porta e gettarlo sul pianerottolo condominiale.

5.XII.’02
- Tu e tua sorella siete venuti su dall’Albania con il traghetto?
- Sì. (pausa) Mio padre invece non è venuto col traghetto, è venuto con un’altra cosa.

Si sfila un calzino. Le cicatrici rosate delle cuciture sulla pelle bianca.

7 dicembre
Intervista a un noto personaggio cultural-televisivo. La mia iperattività è un modo per sfuggire al pensiero della morte. Fuggo attraverso il mio vitalismo. Horror vacui, non lasciare niente al vuoto, occupare militarmente lo spazio. Sono un uomo d’azione, per me il pensiero non si estrinseca necessariamente nei libri.
La favola della lepre e della tartaruga. La morte non ha fretta, non si cura del nostro esagitarci. Ci raggiungerà con calma.

Domenica mattina. Casa vuota, silenzio, fuori la risacca del traffico, un riverbero lontano di campane. Zero vuoto nulla Tao. Uno spazio echeggiante al centro del torace. Ascolto il respiro. Il pensiero si deposita in lente onde ordinate sul diaframma.

23 aprile 2003
Una stanzetta chiara, illuminata dal sole, con un mobile letto-armadio. Elisa è seduta sul letto e ride. Poi si rovescia all’indietro. Indossa jeans, scarpe da tennis e una maglia nera. Lui gliela alza e le bacia il seno in boccio, dai larghi capezzoli rosati. Lei sorride.

La vita come un coitus interruptus. La fine, si cerca di rimandarla il più possibile; ma quando arriva, arriva.

2 agosto 2003
- la mattina dopo si alza, scalda l’acqua, si cuoce i maccheroni, li copre di maionese, li mangia e poi si fa saltare le cervella.
- ma perché ha fatto una cosa del genere?
- forse era disperato.
- sì, bisogna essere davvero disperati per mangiare i maccheroni con la maionese.

28 settembre 2003
Notte, silenzio. La casa e i suoi borborigmi. Fischi, schianti, scricchiolii, brontolii d’acqua. Nudo, avvolto nella guaina del lenzuolo.

17 ottobre 2003
“Bush incassa il sì dell’ONU, ma la Francia non invierà in Iraq le sue troupes”.
(dalla rassegna stampa mattutina)

26 aprile 2004, ore 8,30
A bordo del regionale Perugia-Terontola, una bella mattinata di sole. Dall'alto di un cavalcavia vedo un cane, un botolo pezzato bianco e nero, che corre con decisione lungo una strada, in curva, esattamente al centro della carreggiata. Come il treno avanza, vedo un'automobile dietro la curva, che arriva in senso opposto. Non riesco a vedere il finale.

21 dicembre 2005
Prima notte a casa nuova.
Sognato di lavorare in un posto pieno di corridoi illuminati al neon, piccole stanze con tavolini per segretarie, passaggi stretti e bassi, porte di legno scuro. Un ospedale (psichiatrico?).
Dimenticati i dettagli. A un certo punto mi viene a trovare una bambina di 5 o 6 anni (mia figlia?). La prendo in braccio e comincia a parlarmi, poi si addormenta. Io giro per i corridoi. C’è molta gente che fa sedute collettive di psicoterapia. Mi perdo. Esco fuori cercando di ritrovare l’ingresso principale. Sono in un grande parco, pieno di gente (a Roma?), poi in una grande galleria coperta (Milano?). Sensazione di enorme fatica nel muovere ogni passo. Qualcuno mi telefona (D.?).
Mi sveglio.

13 novembre 2006
Un bicchiere blu elettrico davanti a un muro arancione.

martedì 19 agosto 2008

un vecchio sogno


Due ragni hanno fatto il nido in bagno.
Uno ha costruito una lunga tela di forma tubolare, stesa nell'angolo in alto a sinistra. Ha il corpo nero, simile a una grossa boccia da bowling, tiene le zampe stese lungo la tela, tutte parallele in avanti, come lunghi tubi di metallo brunito. In questa posizione somiglia a un polpo. Tento di scacciarlo con il manico della scopa ma non reagisce, forse è morto.
Mi accorgo che l'altro ragno, che stava più in basso, è scomparso. Lo vedo posato sul mio avambraccio, sul punto di pungermi con gli aculei. Lo scuoto via, finisce a terra.
È una specie di tarantola dal corpo tozzo, color grigio polvere. È molto più grande del normale, riuscirei a stento a tenerlo nelle due mani raccolte a coppa.
Lo affronto con il manico della scopa, ma reagisce, mi insegue per casa. Quando mi avvicino, si mette in posizione di attacco e cerca di avventarsi. Alla fine sputa il veleno, che schizza in alto per tutta la lunghezza della scopa. Ho la mano umida di quel liquido freddo e trasparente.