lunedì 15 giugno 2015

un sogno pieno di "ma"

Ero in una casa che non conoscevo, ma in qualche modo sapevo che era mia. C'era molta gente che andava e veniva per le stanze, ma non ricordo chi fossero. Arrivava E. e cominciavamo a parlare, parlare, ridere. Eravamo vicinissimi, ma non riuscivo a distinguere i tratti del suo volto, come se una nebbia o un vetro smerigliato ci separasse. Cercavamo di scattarci un selfie, ma i cellulari non funzionavano, né il mio né il suo.
Mi sono svegliato di soprassalto. Mi ero addormentato sul divano, erano le tre del mattino. Mi sentivo felice e triste nello stesso momento.