Lunedì 31
agosto
Piove, in silenzio.
Starei quasi per dire: “con discrezione”.
Una volta si faceva
così: aprire la Bibbia e leggere una pagina a caso per trarne un
oracolo.
E dunque ci provo,
con l'immancabile Bibbia trovata nella mia camera d'albergo (che poi
non è un albergo, sono le camere degli studenti nel campus
dell'università, in un cottage di pietra immerso tra aiuole e
prati).
Davide e Golia. Il
gigantesco filisteo che sfida gli israeliti, il pastorello David che
accetta la sfida “in nome del Dio vivente”, i fratelli di David
che lo scacciano sprezzanti, David che rifiuta l'armatura e la spada
di Saul e affronta il filisteo armato di fionda e di ciottoli
raccolti al fiume. Saul che prima lo protegge, poi è invidioso di
lui (perché le donne israelite hannmo cantato: “Saul ne ha uccisi
migliaia, David decine di migliaia”).
Tutto ciò deve
avere un senso, ma non so quale.
E le università.
Quelle italiane sono vetusti, venerandi edifici che all'interno
nascondono aule muffite, dall'intonaco a bolle, banchi consunti nei
cui angoli si annida la polvere dei decenni. Oppure tristi esempi di
cementificazione selvaggia, nati già vecchi, deturpati da murales e
graffiti osceni.
Qui i campus sono
sempre curatissimi; quasi mai antichi, anzi perlopiù moderni (o
finto-antichi), ma immersi nel verde, disseminati di cottage dove
vivono studenti e professori.
All'arrivo mi
accoglie un volo di anatre, che si alzano da uno stagno circondato da
prati verdissimi, salici, canneti, cespugli in fiore.
"You are not
supposed to chew pasta!”
(La pasta, non devi mica masticarla!).
(La pasta, non devi mica masticarla!).
Risposta di un
inglese a un italiano che gli aveva cucinato la pasta al dente.
Dopo una giornata
di convegno, seduto ad ascoltare presentazioni; dopo la decima
presentazione di fila, in nove ore; comincio a capire meglio i miei
studenti.
Il pensiero dominante dell'italiano all'estero:
"Siamo l'ultima provincia, all'estrema periferia dell'impero. Siamo irredimibili. Siamo fottuti."
Il pensiero dominante dell'italiano all'estero:
"Siamo l'ultima provincia, all'estrema periferia dell'impero. Siamo irredimibili. Siamo fottuti."
“Thank you very
much for this interesting talk”.
Dopo ogni talk.
Anche più volte.
Mi hai chiesto di non ascoltare.
Ma guardare (guardarti) mi dispiace
non posso fare a meno: perciò
misuro l'inspirazione
che ti solleva il petto a un ritmo
troppo frequente – regolo
il tempo dei miei respiri
sul basso continuo che il tuo piede
marca sulla moquette grigia.
Chiamala osmosi – contatto
a distanza (ormai lo sai).
Io però lo sento
la tensione delle mie spalle
è quella delle tue
– intendo: esattamente quella
né più né meno. Lo so
il sorriso tende gli zigomi
senza gioia.
Ogni tanto mi guardi. Mi sorridi.
Sorridi sul serio – almeno spero.
Io mi sento allargare il petto
e spero sia lo stesso per te.
Ma guardare (guardarti) mi dispiace
non posso fare a meno: perciò
misuro l'inspirazione
che ti solleva il petto a un ritmo
troppo frequente – regolo
il tempo dei miei respiri
sul basso continuo che il tuo piede
marca sulla moquette grigia.
Chiamala osmosi – contatto
a distanza (ormai lo sai).
Io però lo sento
la tensione delle mie spalle
è quella delle tue
– intendo: esattamente quella
né più né meno. Lo so
il sorriso tende gli zigomi
senza gioia.
Ogni tanto mi guardi. Mi sorridi.
Sorridi sul serio – almeno spero.
Io mi sento allargare il petto
e spero sia lo stesso per te.
Secondo ristorante italiano. E questo è davvero buono. Giuro: farebbe la sua figura
anche in Italia.
(E infatti è
gestito da italiani).
1 commento:
il problema degli atenei italiani non è la muffa dei muri, è la muffa dei sederoni che fingono di insegnare, che spesso non hanno più nulla da insegnare, che molto spesso non hanno mai avuto nulla da insegnare, solo l'arroganza del potere che riempie le loro tasche e le loro misere menti
Posta un commento