mercoledì 30 marzo 2011

recensioni in pillole 102 - "Stray Toasters"

Bill Sienkiewicz, Stray Toasters, Edizioni BD 2010 (pag. non numerate, a colori, € 20)

Stray Toasters è per il fumetto quel che l'Ulysses di Joyce è per il romanzo.
Sienkiewicz me lo ricordavo per il capolavoro Elektra: Assassin, letto nei primi anni Novanta sulla benemerita (e defunta) "Comic Art". Lì, prestava il suo genio visionario alla scrittura di Frank Miller: rivoluzionaria, ma ancorata a un plot supereroistico tutto sommato tradizionale.
Con Stray Toaster (1987), la sua prima prova da autore completo, tutto deflagra. La narrazione si trasforma in un ininterrotto flusso di coscienza, in cui le voci dei personaggi si incrociano e sovrappongono senza soluzione di continuità. Le tavole diventano, in parallelo, uno stream of consciousness grafico dove di tavola in tavola (o di vignetta in vignetta), si giustappongono l'iperrealismo e la caricatura, il fotomontaggio e la materica, burriana colata di colore puro, fino a veri e propri collage di oggetti vari (stoffe, fusibili, lampadine, fili elettrici: il libro ne propone in appendice anche alcuni esempi inediti; qui ne parla Diego Cajelli).
La trama? Beh, si potrebbe dire che, in una distopica metropoli del futuro, un poliziotto-psicologo alcolizzato e con turbe mentali ed esistenziali assortite dà la caccia a un mostruoso essere biomeccanico che uccide donne e rapisce bambini (il "tostapane randagio" del titolo); ma sarebbe come dire che l'Ulysses è la storia di due tizi a spasso per Dublino.
Sienkiewicz ha spiegato (vabbè, spiegato...) il fumetto così:
In Stray Toaster ci sono scene visibilmente folli e personaggi che non sono altro che caricature, ma ci sono anche quelli con un aspetto decisamente realistico. Poi ci sono i colpi di scena, messi lì per stupire, ma è molto più di una mescolanza, di una balzana miscellanea di disegnino e di roba forte. È qualcosa di denso in termini di immagini e di oscure vibrazioni. Ho cercato di estendere sempre più la scala delle emozioni, grazie a quella delle espressioni pittoriche. Qualche volta è come dare uno schiaffo in faccia, ma se la scena lo richiede vado in quella direzione.

Io vi do un consiglio: leggetelo. O magari guardatelo soltanto.
Magari alla fine non l'avrete capito, ma sicuramente avrete fatto un'esperienza.

3 commenti:

andrea ha detto...

Molto d'accordo con la tua esortazione finale: "O magari guardatelo soltanto".
Visivamente Sienkiewicz è un'esperienza affascinante.
Secondo me però la sua narrazione è afona: devia dalla strada della rivoluzione del linguaggio popolare del comic book intrapresa da Miller, ma senza profitto. Mi sembra estremizzi la lezione di Miller senza però riuscire a distaccarsene. E mi sembra invecchiato male, perciò.

Lazzaro ha detto...

personalmente penso che andrea sia il solito personaggio inutile che cerca il fumetto classico, senza nessun tipo di personalità.
E' colpa di persone come queste se in italia continuamo a leggere merdate come Tex, Diabolik o L' Uomo Ragno, fottetevi tutti...

sergio pasquandrea ha detto...

personalmente penso che irrompere in un blog altrui mandando a fanculo il prossimo sia un po' come lanciare stronzi controvento.