Martedì 1°
settembre
Guardare negli
occhi una persona e pensare, nell'ordine:
“Non ci rivedremo per chissà quanto.”
“Sono contento di averla rivista.”
“Devo assolutamente dirle che le voglio bene.”
“Non ci rivedremo per chissà quanto.”
“Sono contento di averla rivista.”
“Devo assolutamente dirle che le voglio bene.”
E non riuscirci, e
scriverle una lettera.
Scrivere una
lettera a una persona che è a due metri da te.
(Voler bene a una
persona significa voler bene anche ai suoi difetti.
Voler bene
significa guardare i luoghi che ogni giorno attraversa come se non
fossero luoghi qualsiasi.)
Il primo sole in
tre giorni sbuca fuori proprio quando sto partendo.
Sui sobborghi
di Londra, un arcobaleno clamoroso, un semicerchio nitidissimo, con
tutti i colori ben distinti, che sembra poggare proprio sulla
pensilina dei binari.
Sul sedile davanti
al mio si siedono due ragazzotti inglesi, con cappellini e calzoni a
vita bassa. Parlano a suon di “fucking” e “fuck off”. Uno o
due per frase, in media. Quello di fronte a me ha in mano un
DVD; non leggo il titolo, solo la fascetta: “il più grande
gangster movie mai prodotto in Inghilterra”. L'altro ha una busta
da cui tira fuori una bottigliona di cognac, la stappa, la annusa, la
fa annusare all'amico; poi ci si fa un selfie (con la bottiglia, non
con l'amico).
“Regalo”
significa “ti ho pensato”.
Poi un regalo
splendido, da parte di una persona importante... beh, c'è qualcosa
di più bello? Se c'è, io non lo conosco.
Regali...
La TV inglese. La
pubblicità di Trivago in inglese. Il “Dracula” di
Coppola.
* * *
Mercoledì 2
settembre
All'aeroporto (a proposito, gli aeroporti mi danno sempre un senso di
leggerezza, sospensione, una strana calma) un tizio si infila un paio
di jeans sopra un pantalone lilla. (Problemi di peso del bagaglio,
suppongo).
Il senso di sottile angoscia, quando il tuo aereo scompare
improvvisamente dal tabellone partenze.
Un aereoplano che incrocia il nostro, ad alta quota, a poche centinaia di
metri; velocissimo.
Cose che vedi solo dall'aereo:
la pelle maculata del pianeta, con i segni dell'uomo (campi, strade, case, città) incisi finemente come sulla superficie di un cameo;
il lato superiore delle nuvole;
l'ombra dell'aeroplano che ti insegue, chilometri più in basso;
tutti i colori dell'acqua e della terra.
la pelle maculata del pianeta, con i segni dell'uomo (campi, strade, case, città) incisi finemente come sulla superficie di un cameo;
il lato superiore delle nuvole;
l'ombra dell'aeroplano che ti insegue, chilometri più in basso;
tutti i colori dell'acqua e della terra.
Scoprire che il paesaggio umbro mi è ormai familiare – nel senso
dell'heimlich tedesco: confortevole, accogliente, rassicurante – quasi quanto
quello del natìo Tavoliere (e del resto, ormai ho ufficialmente
passato la boa: 18 anni in Puglia, 22 in Umbria).
Lo sbalzo termico violento, crudele: partire con 10 gradi, sbarcare
con 30.
Meu primeiro poema Português
Se eu soubesse que tinha
uma irmã
se o soubesse antes
se o soubesse quando estava tão
sozinho
que
odiava o espelho vazio da madrugada
eu
te teria procurada
só
pra te dizer: você
é mim – e eu sou você
e
seu coraçao é a metade exacta
que
falta no meu.
Você
não
me reconheceria
pequena
como então era
e o
assombro te encheria os olhos.
Mas
se eu soubesse que a minha alma
não
caminhava pelo mundo
sozinha
eu
teria sofrido menos – e sorrio mais.
La mia prima poesia portoghese // Se
avessi saputo di avere una sorella / se l'avessi saputo prima / se
l'avessi saputo quando ero così solo / da odiare lo specchio vuoto
dell'alba // ti avrei cercata / solo per dirti: tu sei me – e io
sono te / e il tuo cuore è la metà esatta / che manca nel mio. //
Tu non mi avresti riconosciuto / piccola com'eri allora / e lo
stupore ti avrebbe riempito gli occhi. // Ma se avessi saputo che la
mia anima / non camminava per il mondo da sola / avrei sofferto meno
– e sorriso di più.
Nessun commento:
Posta un commento