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mercoledì 20 marzo 2013

e star con lieta cera


Ecco la primavera,
Che’l cor fa rallegrare,
Temp’è d’annamorare
E star con lieta cera.

Noi vegiam l’aria e’l tempo
Che pur chiam’ allegreça
In questo vago tempo
Ogni cosa vagheça.

L’erbe con gran frescheça
E fior’ coprono i prati,
E gli albori adornati
Sono in simil manera.

Ecco la primavera
Che’l cor fa rallegrare
Temp’è d’annamorare
E star con lieta cera.


Francesco Landini
(Firenze, 1325-35 /  1397)


mercoledì 21 marzo 2012

collaudo della primavera


Lui canta. O chiama.
Lui nasce imparato al canto.
Al canto e al volo. Sa buttarsi dal ramo
con fede. Una forza conduce
sostiene. Una forza pilota.
Lui la conosce.
Lui ne fa parte.
Lui la produce.
Volando
fa il cielo. Cantando
fa la voce del Dio
uccellatore. Sul ramo
ora Dio con piccoli scatti
collauda la primavera
fino alla cassaforte
del fiore. Prega.
Lo fa con il colore.
Lo fa con la luce.

Mariangela Gualtieri (da "Bestia di gioia", Einaudi 2010)

martedì 20 marzo 2012

filastrocca marzolina


Filastrocca di primavera,
come tarda a venire la sera.

L'hanno vista ferma in un prato
dove il verde è rispuntato,
un profumo di viole in fiore
l'ha trattenuta un paio d'ore,
ha preso tempo lungo la via
presso un cespuglio di gaggia,
due bimbi con un tamburo di latta
hanno incantato la sera distratta.

Adesso è tardi, lo so bene:
ma però la sera non viene.


Gianni Rodari (da "Prime fiabe e filastrocche")

lunedì 21 marzo 2011

primavera


A primavera, quando
l'acqua dei fiumi deriva nelle gore
e lungo l'orto sacro delle vergini
ai meli cidoni apre il fiore,
e altro fiore assale i tralci della vite
nel buio delle foglie;

in me Eros,
che mai alcuna età mi rasserena,
come il vento del nord rosso di fulmini,
rapido muove: così, torbido
spietato arso di demenza,
custodisce tenace nella mente
tutte le voglie che avevo da ragazzo.

(Ibico - traduzione di Salvatore Quasimodo)

domenica 13 giugno 2010

paganesimo


Sono arrivate le rondini e insieme a loro, in spregio a tutti i proverbi, è arrivata finalmente anche la primavera.
Ognuno ha la propria personale mantica; secondo la mia, la buona stagione è indissolubilmente legata a un cielo color azzurro compatto, tagliuzzato dalle forbicine dei loro voli.

Poi, certo, questa è anche la stagione delle blatte. Bestioline scivolose e ributtanti, che brulicano nell'ombra sudicia e puzzano se le calpesti. Ho trovato un nuovo veleno, che ne ha fatti fuori una dozzina in un giorno solo. Non si sono fatti più vedere. Lo considero un buon esempio di magia apotropaica.

Poi, stamattina stavo sistemando i rami del biancospino. Mi sono punto e graffiato, perché ovviamente non avevo i guanti. Si potrebbe dire che non li avevo perché si trovano nel sottoscala, che è basso e buio e scomodo e devo entrarci rannicchiato, ma io preferisco pensare a un rito di fertilità basato sullo spargimento del sangue e sul nutrimento della terra.

Comunque, mentre armeggiavo con i rami ho visto con la coda dell'occhio qualcosa che piombava giù, rasente al muro. Al tonfo, mi sono girato. Era un merlo, e giaceva rovesciato sul dorso, le zampe all'aria. Per qualche decina di secondi il corpo ha continuato a fremere, le zampe a contrarsi, poi la testa si è piegata da una parte e l'occhio si è appannato. Morto.
Non so da dove venisse, ma ci sono parecchie famiglie di merli stanziate nei dintorni. Li sentiamo conversare da una siepe all'altra e assistiamo alla guerra di posizione con i gatti del vicinato, la cui posta in gioco sono i pulcini che ogni tanto cadono dal nido.
Non avevo voglia di raccogliere il cadavere, ma quella piccola massa bruna e immobile mi ingombrava il campo visivo mentre lavoravo. Mi sono avvicinato e ho visto che qualche mosca aveva cominciato a posarsi e che le prime formiche stavano lanciando l'allarme alle compagne. Allora ho preso la paletta e l'ho lanciato fuori dal giardino. La dignitosa simmetria della morte si è subito scomposta in una serie di linee divergenti; le penne si sono mimetizzate con lo sfondo di foglie secche.
La vedo come un'offerta alle divinità feline che pattugliano i confini delle nostre case.
In giardino è rimasta una macchia umida sulle mattonelle.

martedì 1 giugno 2010

esiste la primavera


Vorrei che i vostri occhi potessero vedere
questo cielo sereno che si è aperto,
la calma delle tegole, la dedizione
del rivo d’acqua che si scalda.

La parola è questa: esiste la primavera,
la perfezione congiunta all’imperfetto.
Il fianco della barca asciutta beve
l’olio della vernice, il ragno trotta.

Diremo più tardi quello che deve essere detto.
Per ora guardate la bella curva dell’oleandro,
i lampi della magnolia.

Franco Fortini

giovedì 15 aprile 2010

haiku d'aprile


Le ragazze

A primavera
portano in giro i seni
come cuccioli

domenica 17 maggio 2009

bella stagione 4 - kalenda maya



Calendimaggio,
né foglia di faggio,
né canto d'uccello,
né fiore di giglio
v'è che mi piaccia,
nobile donna gaia,
finché un veloce
messaggero io non abbia
della vostra bella
presenza, che mi ritragga
un piacere nuovo,
che mi doni amore
e gioia
e mi porti
a voi, donna sincera;
e crepi
di rabbia
il geloso, prima che io mi distolga...

(Raimbaut de Vaqueiras)

martedì 12 maggio 2009

bella stagione 3 - orazio


Odi, I, 4

Si scioglie l'aspro inverno, il Favonio riporta l'amata primavera,
gli argani trascinano in acqua le chiglie asciutte,
le bestie non riposano più nella stalla, né l'aratore davanti al camino
e sui prati non biancheggia più la brina.

Venere Citerea guida le danze alla luce della luna
e a turno le belle Grazie intrecciate alle Ninfe
battono a terra il piede, e Vulcano accaldato
sorveglia le fatiche dei Ciclopi.

Ora si deve cingere con il mirto la testa rilucente
o con i fiori, che ci offre la terra libera dal gelo,
ora si deve sacrificare a Fauno nei boschi ombrosi,
sia che chieda un'agnella o che preferisca un capretto.

La Morte pallida bussa a tutte le porte e non distingue
le baracche dei poveri dai palazzi dei re. O felice Sesto,
la vita è breve e non ci è concessa una lunga speranza;
già ti incalza la notte, le ombre dei morti

e la casa solitaria di Plutone, dove non più
i dadi ti eleggeranno re del convito
né ammirerai il grazioso Licida, che oggi fa ardere
i giovani, e presto scalderà i cuori delle vergini.

domenica 3 maggio 2009

bella stagione 2 - "E poi torna la primavera"


quell’aria cordiale che ci carezza
e bilancia la mancanza
ascolta l’usignolo che canta e ora cala nel nido
si svegliano i cuori gli uni verso gli altri freddi
nell’inverno più lungo e ulcerato
nei mesi ospedalieri
crollate le borse come piramidi di muschio
muti i merli
ci sarà la crescita di ogni cosa viva
si gonfieranno i gusci e le gemme
i rami irromperanno nel cielo
i bulbi cocciuti dei ciclamini esploderanno nei boschi.
Si potrà rimettere i piedi a terra
abitare il nostro luogo
fede è sostanza di cose sperate di cose reali e vere
non verseranno acqua come sangue le viti
per tempo potate e colme
non piangeranno le viti e il cielo ferito.

E il bel tempo ritorna
con i giorni delle primizie le foglie
e i gentili fili d’erba
saranno i giorni freschi come rose saremo liberi dai mali
se la mitezza colmerà le inutili offese
se aumenterà la cura della grazia
potrà sostenere la pazienza sempre più rara
ogni io troppo pieno che non sa indietreggiare
ogni forte che si considera il migliore
e non riuscirà il sibilante disincanto a troncare gli sforzi
di rifare la vita nuova
abbiamo già provat a immaginare l’irruzione nuova
a spalare i relitti dell’inverno al bordo della strada
non ci stancheremo di ripetere lo stesso verso
di mettere toppe e rammendi a quel che va perduto
agli andati veloci via agli anni agli amori
a cucire i graffi e le ferite
saremo risarciti sì se passiamo la soglia dell’inverno.

E poi ritorni a primavera dolce vita intera
visiteremo insieme i luoghi già visitati
indovineremo ancora una volta la bellezza trascorsa
faremo silenzio svegliandoci e faremo ancora silenzio coricandoci
si aprirà sull’Europa un cielo più ampio
si calmeranno gli uomini e le onde solcheremo i mari crespi d’azzurro
non mancheremo di nulla.
Un vento nuovo già scuote e fa ruotare i punti di vista-luce
soffiando su Roma prostrata
saranno cose le parole saranno sbalzate nel bronzo-tempo
non si potrà sempre domare la parola così sacrificata
cacciata dai cambiamonete
si potrà credere ancora e nonostante tutto
nonostante l’uomo-lupo che scorazza libero nell’epoca
nonostante quello che ci hanno trafugato e il tempo tanto eroso
il fango-tramonto che gli occhi punge e fa sempre male
i morti avranno il sole il tocco della luce i poveri i dolci frutti sui rami
verrà sì verrà la vita eterna vera di marzo.

E si udrà il ruggito della belva occidentale
con prontezza di,
con speranza di,
con la morte di,
ci ritroveremo insieme a schivare il controvento
tra le pianticelle cresciute sulle schegge del dolore
per una fresca preghiera di misericordia
per sventagliare l’alfabeto nel cielo celeste
per chiedere a Dio che siano le braccia luminose ali.

Gabriella Sica (da "Le lacrime delle cose", 2009)

sabato 2 maggio 2009

bella stagione 1 - gli alberi


Gli alberi ricominciano a fogliare
come un accenno di cose da dire
e le gemme recenti si disserrano
in un verde simile al dolore.

Forse essi sono nati nuovamente
e noi invecchiamo? No, anche loro muoiono.
Il trucco annuale di apparire nuovi
è scritto in fondo a circoli di vene.

Eppure ancora scuotono gli inquieti
bastioni alla pienezza del Maggio.
Un anno è morto, sembra ci dicano,
e di nuovo si nasce, si nasce, si nasce.

* * *

The trees are coming into leaf
Like something almost being said;
The recent buds relax and spread,
Their greenness is a kind of grief.

Is it that they are born again
And we grow old? No, they die too,
Their yearly trick of looking new
Is written down in rings of grain.

Yet still the unresting castles thresh
In fullgrown thickness every May.
Last year is dead, they seem to say,
Begin afresh, afresh, afresh.

Philip Larkin