Io me li ricordo gli anni Ottanta.
Quando tutti eravamo fighissimi, ci
bevevamo Milano con il sottofondo dei Weather Report (anch'io che
sono astemio), fumavamo le pestifere Muratti (anch'io che non ho mai
fatto un tiro di sigaretta in vita mia, giuro), e vestivamo camicie
coloratissime con enormi spalline e jeans strizzapalle (anch'io che
ho sempre girato con i maglioni fatti a mano dalla nonna e dei
vecchissimi Levi's a bracarella).
Quando le donne si facevano la doccia
ignude nei box ermeticamente sigillati con Saratoga, i capelli delle
rockstar assumevano fogge e colori impensabili e noi, nella più
profonda delle province, per cogliere un capezzolo o un'impressione
di pelo dovevamo sfogliare le pagine dell'intimo femminile
sul catalogo Postalmarket. Oppure aspettare, di nascosto dai
genitori, che in TV passassero Colpo Grosso o le commediacce con Lino
Banfi.
Lo so: da qualche parte nel mondo, i
Killing Joke, i Diaframma, i Cure, gli Smiths, i Joy Division
cantavano il lato oscuro dei lustrini. Ma di tutto ciò a me arrivava
poco o nulla.
Eppure oggi, a riascoltarle, riconosco
– chissà come – tutte quelle canzoni, anche quelle che credevo
di non aver mai sentito e che invece, evidentemente, ho assorbito per
osmosi, nei lunghi pomeriggi passati a guardare Bim Bum Bam e ad
aspettare che Fujiko esibisse le sue inverosimili tettone biconiche.
Per molto tempo ho pensato di odiare
gli anni Ottanta. Poi mi sono reso conto che non è vero, anzi per
meglio dire: non è esatto. È vero che provo una repulsione di
natura estetica per gran parte di quel decennio, ma allo stesso
tempo non posso fare a meno di provare affetto per quei suoni, quelle
atmosfere, quello stile. Sono la mia infanzia e la mia prima
adolescenza, non posso farci nulla. Di tutto il contesto
storico-politico (odioso anzichenò) ho la consapevolezza nebulosa
che poteva averne un bambino o un ragazzo.
Odio, invece, gli anni Novanta. Perché
nel 1990 avevo quindici anni e cominciavo a rendermi conto del mondo
che mi circondava. Ricordo benissimo Mani pulite, Tangentopoli, la fine
ignominiosa della Prima Repubblica, Berlusconi sceso in campo, le
rivoluzioni nell'Est Europa, la guerra in Jugoslavia, i primi sbarchi
di albanesi, il genocidio del Ruanda, la morte del PCI. Ecco, quelle
cose sì: le odio.
Quanto alla musica degli anni Novanta, l'ho letteralmente
rimossa. Anche qui c'è una ragione: cominciavo ad avere i miei gusti
musicali, amavo i cantautori ed ero un talebano del jazz. I Nirvana,
il grunge, gli Oasis, il brit-pop, l'hip-hop, l'indie li ho
recuperati molto dopo, a mente fredda. Alcune cose mi piacciono,
altre no: ma per nessuna provo quell'odio-amore così viscerale che
provo per gli anni Ottanta.
È come con i ricordi d'infanzia, in
fondo: così sfocati eppure così intensi; così diversi dalle
memorie più nitide, ma più fredde, dell'età adulta.
4 commenti:
Quando le donne si facevano la doccia ignude
Sai che temo che questo continui a succedere?
non nelle pubblicità, purtroppo (Saratoga, do you remember?)
(per non parlare delle commediacce trash dove la doccia veniva sempre fatta in vasche senza tenda e miracolosamente allineate con i buchi nel muro)
Capito!
Però vedi, Sergio, il bello con questa cosa dei decenni è che te ne accorgi solo dopo, quando ti spiegano che sei vissuto negli anni Ottanta, Novanta, etc. Altrimenti, non credo che ci saremmo mai accorti del trapasso dagli anni Settanta agli Ottanta ai Novanta e via così.
gli anni 80 stanno lì con l'inizio del mio amore, la morte di John Lennon, un mare di musica: David Byrne, Peter Gabriel, i Tuxedomoon, Nina Hagen, i Queen ma solo per citarne due o tre, il cinema di Wenders e quello di Herzog e Scola, il terrore dell'AIDS, la maturità, i mondiali "campionidelmondocampionidelmondocampionidelmondo", tanta roba, tanta vita quanta può sembrare quella di uno che ha dai 17 ai 27 anni ecco cosa resterà dei miei anni 80
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