In fondo a quel candido ponte nuovo sul Tevere
finito dai cattolici per non smentire i fascisti
tra i fregi, i cippi, i falsi frammenti, i finti ruderi,
un gruppo di donne aspettava i clienti al sole.
Tra queste c'era Franca, una venuta da Viterbo,
bambina, e già madre, che fu la più svelta:
corse allo sportello della mia macchina, gridando,
così sicura che non potei disingannarla:
salì, si accomodò, allegra come un ragazzo,
e mi condusse verso la Cassia: passammo un bivio,
corremmo per una strada abbandonata al sole
tra cantieri di gesso e casupole tripoline,
e arrivammo al suo posto: era un praticello
sotto un'altura cosparsa di borraccine e grotte.
Un vecchio cavallo marrone, in fondo, sull'erba umida,
un'automobile vuota, in mezzo ai cespugloi,
e non lontano, qua e là, festosi echi di spari:
tutt'intorno era pieno di coppie, ragazzi e poveri.
In questi giorni la mia vita, il mio lavoro erano pieni,
nessuno squilibrio, nessuna paura mi minacciava:
ero andato avanti per anni, prima per fisica grazia,
– mitezza, salute e entusiasmo che ho avuto nascendo,
poi per una luce di pensiero, benché incerto ancora,
– amore, forza e coscienza che ho acquistato vivendo.
Eppure, primo e unico figlio non nato, non ho dolore
che tu non possa mai esser qui, in questo mondo.
Pier Paolo Pasolini
Da “Umiliato e offeso. Epigrammi” (1958),
in La religione del mio tempo
in La religione del mio tempo
2 commenti:
lo so che forse non è il pasolini più raffinato ma questo è il pasolini che preferisco, del resto già lo sai...
ierisera, dopo quel che mi dicesti, ho ascoltato terra di nessuno di de gregori... avevi ragione sergio, è una delle cose più belle che mi sia mai capitato di ascoltare, bellissimo! e anche il suono non è così terribile... insomma grazie della dritta, da tempo non sentivo nulla di così coinvolgente (e infatti è un disco di 20 anni fa!)
Spesso le opere considerate "minori" nascondono le perle più belle di un musicista. Come appunto in questo caso...
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