mercoledì 11 novembre 2009

amarcord musicale 5 - "Mira Mare"

“Miramare 19.4.89” è uno dei dischi più sottovalutati di De Gregori.
Ora, sono d'accordo che non è “Rimmel” né “Bufalo Bill” né “Terra di nessuno”, però io ci sono affezionato, se non altro perché è stato il primo disco suo che ho comprato. L'avevo scoperto da poco, ascoltando Alice su una compilation, ed era stato un colpo di fulmine.
Di “Mira Mare” si può dir male, senza dubbio: è un album un po' di transizione tra il De Gregori degli anni '80 e quello degli ultimi tempi; i testi sono della solita qualità, ma le musiche non sempre reggono, e soprattutto gli arrangiamenti sono spesso patinati, dolciastri, e non hanno resistito molto all'usura del tempo.
Però qualche perla c'è. L'iniziale Bambini venite parvulos, ad esempio, è una cupa profezia sui tempi che verranno, con il futuro che è un arrotino sorridente, con “i professori dell'altroieri” che “stanno affrettandosi a cambiare altare / hanno indossato le nuove maschere e ricominciano a respirare” (notare che il disco uscì nell'aprile 1989, quindi il Muro di Berlino non era ancora caduto), e soprattutto con quattro versi di lucidità acuminata, vero ritratto anticipato del decennio a venire:
Legalizzare la mafia sarà la regola del Duemila
Sarà il carisma di Mastro Lindo a regolare la fila
E non dovremo vedere niente che non abbiamo veduto già
Qualsiasi tipo di fallimento ha bisogno della sua claque.

Dottor Doberman è il ritratto cattivissimo di un medico che si è arricchito con “quelle cose che ti secca fare in pubblico / ma che ti rendono bene in privato” (aborti clandestini, probabilmente) e che ora vive in una villa in collina, “sei milioni a metro quadro”, con la moglie che “sembra proprio una regina / però è la moglie di un ladro”.
C'è la dylaniana Cose, visionario catalogo di immagini apocalittiche. C'è Vento dal nulla, uno dei pochi sprazzi di delicatezza e di poesia in un disco oscuro, depressivo.
Ma quella che mi colpì di più, all'epoca, fu 300.000.000 di topi, amaro ritratto di una Roma invasa da (reali o metaforici) ratti di fogna. Mi colpivano quelle “ragazze dalle guance di pesca”, quei topi tranquilli sotto il sole di via Frattina, quegli occhi usati come esca dai pescatori.
Insomma, un consiglio: se conoscete il disco, dategli un'altra chance. Se non lo conoscete, ascoltatelo.


http://www.youtube.com/watch?v=SXy7dGVP9g4

Ci sono topi tutti in giro, topi tutti intorno,
topi mattina e sera, topi mattina e giorno.
Sudici topi lucidi giocano a nascondino,
fanno tana nel tronco degli alberi dentro al nostro giardino.
Ci sono topi sui tuoi capelli,
dei lunghi topi chiari, topi sui tuoi capelli.

Ed io ti ho veduto salire sopra un altare
e dire una messa da topi e per i topi pregare,
e cucire ho veduto vestiti da sposa per nozze di piombo,
e topi gridare e ballare sulla cima del mondo.

Ci sono topi tutti intorno, topi in Via Frattina,
traversavano la strada tranquillamente alle undici di mattina.
Sterminate distese di topi refrattarie ad ogni sterminio
sorridevano dalle finestre tutte d'oro e d'alluminio.
Erano i topi del magro cuore,
seduti ad aspettare il nostro magro cuore.

Così ti ho veduto dividere e moltiplicare
con trecento milioni di topi da calcolare
e trascorrere ho visto fanciulle con le guance di pesca
e pescatori pescare, usare occhi per esca.

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