Ma bisogna sapere che la madonna probabilmente non è una. Che ce ne sia solo una, dotata di ubiquità, come dicono, o di simili acrobazie, e che a essere avvistata sia sempre la stessa, è un'illusione.
E deriva l'illusione da un equivoco della grammatica, perché si intende come nome proprio di persona, il suo nome, che invece è un normale nome comune.
“Curiosa questa faccenda, – dice il prefetto – come è possibile?”
Accade lo stesso, gli spiego, parlando ad esempio dei negri o dei giapponesi, o di qualunque popolazione. Noi diciamo “madonna”, come diremo “l'asiatico” o “l'esquimese”, per parlare di un tipo e dei suoi tratti che sia più spiccati. Diciamo: il giapponese non ha barba né baffi; oppure: il negro ha gli occhi gialli. Allo stesso modo si dice ad esempio: la madonna è chiara di pelle, la madonna non perde le staffe; oppure: la madonna pesa un tot, è di media statura, superiore che so io al pigmeo.
Tutto ciò dunque significa che la madonna è una razza, molto caratterizzata somaticamente, tanto che confondiamo la varietà dei tipi e le sagome individuali.“Curiosa questa faccenda, – dice il prefetto – come è possibile?”
Accade lo stesso, gli spiego, parlando ad esempio dei negri o dei giapponesi, o di qualunque popolazione. Noi diciamo “madonna”, come diremo “l'asiatico” o “l'esquimese”, per parlare di un tipo e dei suoi tratti che sia più spiccati. Diciamo: il giapponese non ha barba né baffi; oppure: il negro ha gli occhi gialli. Allo stesso modo si dice ad esempio: la madonna è chiara di pelle, la madonna non perde le staffe; oppure: la madonna pesa un tot, è di media statura, superiore che so io al pigmeo.
Il prefetto era rimasto di stucco, e più che incredulo sembrava che gli avessi rivelato qualcosa di inaspettato.
Diceva: “Ma questa è una rivoluzione!”, e mi guardava perché glielo confermassi. Si capiva anche che doveva sentire qualcosa come un sollievo benefico:
“Ci sarebbe da ridere – dice – se si pensa a tutto quello che han detto a dottrina. Ma è sicuro?”
“Ci sono i testimoni; e non ho fatto altro che metterli insieme. E glielo riporto adesso anche in modo scientifico.”
Poi gli ho illustrato il resto della questione come io la vedevo. Sembra cioè che questa popolazione non sia numerosissima; forse alcune migliaia di esemplari che vivono sparsi e isolati l'uno dall'altro. E non si conoscono forme di aggregazione, perché stando sempre alle testimonianze, si incontrano solo madonne singole, mai capannelli o piccole comunità, e neanche due o tre madonne riunite.
Probabilmente hanno dei sensori acustici e olfattivi che avvertono l'approssimarsi di un loro simile, entro un raggio di vari chilometri, in modo da restare sparse e distanti, e presentarsi sempre singolarmente a chi passa per la loro regione; che è suddivisa quindi in regni monarchici, secondo il diritto romano.
Le cose in genere vanno così: uno cammina e si sente più strano del solito, si sente prossimo a una rivelazione. Vuol dire, questo, che è in zona, cioè è entrato nel territorio di una madonna, che ha dei confini ben rimarcati.
E quando torna sul posto ha la stessa impressione tutte le volte, finché se la vede davante e resta di sasso a guardarla. Poi ci fa l'abitudine, essendo una razza stanziale; e entra quasi anche in confidenza.
In campagna capita ad esempio che uno sappia che in un certo posto si è come attecchita un madonna, perché mentre era lì che falciava se l'è vista spuntare davanti e restare fissa a guardarlo.
E allora se costui ci deve di nuovo passare con il trattore, all'inizio magari ha un po' di ritegno a fare molto rumore, e tiene il diesel al minimo quando le passa di fronte.
E se un suo collega contadino gli chiede: “Ma cosa fa?”, lui si vergona a dire la verità, perché in campagna gli uomini tendono a essere irrispettori e spicci di modi, per mantenersi una buona considerazione.
E allora quello che ha visto che c'è la madonna sulla forcella ad esempio di un albero, dice per giustificazione, che si surriscalda il motore e non vuole sforzarlo.
Ermanno Cavazzoni, Il poema dei lunatici,
Bollati Boringhieri 1987, pp. 126-128
Bollati Boringhieri 1987, pp. 126-128
2 commenti:
caspita, il poema dei lunatici ti ha proprio colpito sergio. avevo dimenticato quanto fosse bella giuni russo e non mi ero nemmeno accorto che quella canzone parlasse di prostitute, in effetti il contrasto fra strofa e ritornello è di per sè abbastanza acre...
eh si, posso confermare: le madonne sono provviste di sensori acustici e olfattivi. le ricordo appollaiate a intervalli regolari per tutta l'estensione del muro di Berlino. quel sistema funzionò perfettamente fino all ’89 quando entrò in tilt a causa del gran polverone e chiasso provocato dal suo abbattimento e dall’improvviso affollamento del cielo. rischiammo il disastro ecologico !
Posta un commento