giovedì 15 ottobre 2009

estetica dell'orrido

Credevo di aver già esplorato tutte le frontiere del trash, finché un giorno, su una TV locale, non ho visto comparire questo.
Si prega di notare la prestanza fisica dei due ballerini maschi, nonché il ragguardevole numero di pieghe adipose delle ballerine in seconda fila.



Nauseati? Ebbene sappiate che quest'uomo, nomato "Gigione", ha fatto ben di peggio. Questo, per esempio.



Siamo arrivati al fondo del fondo? Ebbene no, perché Gigione (al secolo Luigi Ciavarola, oriundo di Boscoreale), ha composto, udite udite, un album di canzoni dedicate ai santi. Fra le varie perle (San Francesco d'Assisi, Santa Chiara e via dicendo), poteva mancare Padre Pio? No, ovviamente.
Cantano i due pargoli di Gigione (sì, quest'essere si è anche riprodotto), noti con i nomi d'arte di Jò Donatello (lui) e Menayt (lei).



Curiosi di vedere Jò Donatello? Eccolo, che insieme al paparino inneggia a papa Woytila.



E infine, direttamente dal greatest hits di Jò Donatello, "Il gelatino". Il titolo, ovviamente, è un raffinatissimo gioco di parole, che si chiarisce all'ascolto del ritornello ("Ti piace il gelatino? Poi la fragolina la devi dare a me"). La tettona sullo sfondo è la sorellina Menayt.
Buon vomito a tutti.


11 commenti:

Anonimo ha detto...

L'allusione erotica è spesso presente nei testi delle canzoni di musica popolare, come anche il racconto dei pellegrinaggi, e non capisco cosa hai contro le pieghe adipose nelle ballerine.

eshese

sergio pasquandrea ha detto...

contro le pieghe adipose in sé niente.
contro l'esibizione del kitsch (leggi: sottocultura televisiva di quart'ordine) sì.
e se questa indegna pagliacciata è "musica popolare", io sono pulcinella.

(a proposito, uno che prima canta " 'o biscotto 'mmocca a te" e poi inneggia a padre pio è uno fortemente disturbato. o forse no, è solo uno normale, nell'italia cattolica berlusconiana).

sergio pasquandrea ha detto...

tanto per chiarire: "musica popolare" sono uccio aloisi, matteo salvatore, rosa balistreri, antonio macarrone, alfio antico, i fratelli mancuso, luigi lai.
questa è pastura per bovini teledipendenti.

Anonimo ha detto...

A proposito di Matteo Salvatore, forse dovresti approfondire la conoscenza dei suoi pezzi. Ecco parte del testo della sua canzone "La bicicletta twist":

"..e tutti hanno la mazza
e mio marito no
..e tutti hanno la mazza
e mio marito no
..zitto marito mio
la scopa la metto io,
la mazza la metti tu
e scopiamo tutti e due."

bachons

sergio pasquandrea ha detto...

conosco matteo salvatore meglio di quanto credi, dato che sono nato a pochi chilometri dal suo paese natale.
sei tu che forse non hai colto il punto: in matteo salvatore (e in tanta altra musica folklorica) l'oscenità, la battuta a sfondo sessuale, ecc.,nascevano da un AUTENTICO sostrato popolare, mentre in gigione e nella sua genìa si tratta di degenerazioni legate a forme di intrattenimento pseudo-televisivo.
matteo salvatore era un contadino che parlava a contadini, gigione e jò donatello sono paraculi che parlano a gente lobotomizzata dalla tv.
quelle ballerine rivestite di lustrini o quel gelatino con la fragolina non hanno assolutamente niente di popolare, e derivano piuttosto da colpo grosso e da drive-in.

(senza contare l'abissale differenza in termini di qualità poetica e musicale, ma questo è un altro discorso).

Anonimo ha detto...

La "musica popolare" è quella musica che attinge dai sentimenti, dagli umori e dai costumi degli strati più bassi e meno sviluppati economicamente e culturalmente della popolazione (siano essi i contadini nella società contadina o siano i consumatori "lobotomizzati" televisivi nella società borghese). Ogni epoca ha i suoi cantautori popolari che si merita e nel caso di Gigione non puoi mettere in dubbio l'autenticità del sostrato popolare (oramai ben formato, definito e consolidato) a cui attinge e a cui si rivolge.

imbusl

sergio pasquandrea ha detto...

il discorso secondo me è ben diverso: la cultura contadina (matteo salvatore) nasceva dal basso, e spesso addirittura in opposizione alla cultura "alta". questo intendo per "autentico". e infatti le canzoni di matteo salvatore sono spesso un sberleffo all'autorità e al potere.
la cultura "televisiva" contemporanea (gigione) nasce invece dall'adesione supina a modelli imposti dall'alto. e questo intendo per "non autentico" o "kitsch".

sergio pasquandrea ha detto...

detto in altri termini: la differenza tra matteo salvatore e gigione è la stessa che passa tra woody guthrie e la pappetta country trasmessa alle convention del partito repubblicano americano.

Anonimo ha detto...

Il kitsch è un fenomeno popolare e non imposto dall'alto. Anzi, per essere più precisi, è un'interpretazione (mediata dal sentimento popolare) dei modelli spinti dall'alto. Per questo motivo presenta forti tratti di autenticità.

ingsmarc

sergio pasquandrea ha detto...

Appunto: il kitsch è il tentativo (fallito) di emulare modelli imposti dall'alto. Quindi è un'adesione prona, subordinata (non creativa, non originale). Esattamente come la musica di Gigione.
In altri termini, Gigione può anche essere "autentico" nell'aderire a quei modelli culturali, sta di fatto che sono quei modelli a non essere autentici.
In altri termini, il discorso che faccio io è più ampio: una musica "popolare" smette di esistere nel momento in cui smette di esistere un'entità chiamata "popolo", distinta culturalmente. Oggi, che la cultura "alta" è moribonda e la cultura "popolare" (contadina, se vogliamo definirla così) è morta e sepolta, esiste un unico continuum culturale, che va da Briatore o Berlusconi fino all'ultima delle casalinghe.
Non esiste più una cultura "popolare" distinta da quella dominante, ma solo una gradazione di potere economico e mediatico.

sergio pasquandrea ha detto...

comunque, ho appena postato qualcosa sull'argomento.
se vuoi, riprendiamo il discorso lì.