venerdì 5 giugno 2009

ha ragione lui, come sempre

"Non mi piace l'autocommiserazione dell'artista, la sua bramosia di suscitare pena e simpatia raccontando quanto sia dura fare l'artista. E' forse più duro che lavorare in una miniera in Bolivia? Perché parlare sempre di sciocchezze, quando si dovrebbe ringraziare il Signore per averti dato un lavoro piacevole? Certo che è difficile produrre parole in eterno, ma è molto più facile che produrre sudore su questa terra. Quando sento un artista lamentarsi mi vien da aprire il cassetto ed estrarre il mio revolver. Il grande problema di tutti noi è consideriamo l'arte più di quello che effettivamente è. La eleviamo ad altezze che non le competono, a giochi ridicoli: l'arte di parlare dell'arte. Dovremmo limitarci a produrre lavoro e lasciare che siano l'applauso e l'amore della gente i migliori e unici giudici. Tutto il resto sono autocommiserazione, vanità danzante, egocentrismo, preoccupazioni inutili. L'arte non è religione, a certe altezze accusa capogiro."
Leonard Cohen

9 commenti:

trasformista ha detto...

perchè la religione cos'è ?

Liberty Alex ha detto...

devo dire che non ci avevo mai riflettuto....in effetti si tende a parlare dell'arte come di "qualcosa sopra di noi",ma ora che sento anche questa versione,la sento molto veritiera...

sergio pasquandrea ha detto...

@trasformista
Credo che qui "religione" stia per "culto di sé", "adorazione", "superiorità metafisica".

@pippo
Infatti secondo me quella di Cohen è una bella lezione di umiltà.

io ha detto...

ma in certi casi l'arte è "qualcosa sopra di noi" :-)

sergio pasquandrea ha detto...

L'arte sì, l'artista non saprei... ;-)

trasformista ha detto...

beh, se sa usare il deltaplano...

io ha detto...

scusa Sergej ma ora che ci penso: personalmente non ho mai sentito dei lamenti di questo tipo di cui parla Cohen: " l'autocommiserazione dell'artista, la sua bramosia di suscitare pena e simpatia raccontando quanto sia dura fare l'artista ". "DURA" ? semmai ho visto il contrario, molti artisti stanno bene solo quando lavorano. la vita virtuale come alternativa a quella reale, inaccettabile. accade poi che la gente non consideri "un lavoro" quello di un poeta o scrittore (Lillo dove sei ?). ai disegnatori chiedono "ma di lavoro cosa fai" ? ai pittori astrattisti dicono "questo sono bravo a fare pure io". e ridacchiano.
penso che anche se diventerò un'astrattista (ma non credo) su ogni mio quadro ci sarà un dettaglio iperrealistico, che almeno stiano zitti

lillo ha detto...

beh siamo sinceri, uno dei peccati di molti artisti è di indulgere un pò nell'autocommiserazione (qualcosa tipo "io povero artista incompreso dagli altri"!) ma credo anche che la critica di cohen avesse come scopo soprattutto una certa categoria di artisti... voglio dire che c'è tanta brava gente che lavora il legno o la ceramica e si fa il mazzo in bottega esattamente come chiunque altro, e anche dipingere un quadro non è affatto divertente certe volte, anzi, è sfibrante cercare la pennellata definitiva... guardate, uno a caso, van gogh e ditemi che la sua vita d'artista è stata divertente, avrebbe forse dovuto benedire dio per il suo enorme dono? col prezzo che ha pagato?...
per me quello dell'arte è un lavoro come un altro ma necessario, la gente compra dischi, legge libri, va alle mostre, e non lo fa perchè è tempo libero da impiegare, lo fa per un bisogno interiore...
poi è anche vero, come dice trasformista, che siamo circondati di persone che non sanno niente di niente e pretendono di affibbiarci un'etichetta d'inutilità perchè spesso si confonde l'arte con la piacevolezza e col guadagno facile...
gli artisti di cui parla cohen piacciono, fanno soldi a palate e si lamentano pure: quello è il vero peccato!
ma questa verità non è certo mia, è vecchia come il mondo: non sputare nel piatto in cui mangi!

io ha detto...

infatti penso che Cohen si rivolga soprattutto a me !

..e forse Sergej, come altre persone creative, è anche un pò provocatore..