venerdì 3 aprile 2009

se non sai che cos'è...



"Il jazz è legato a un vuoto, a un'assenza. Faccio un esempio. Nel film di Giuseppe Tornatore La leggenda del pianista sull'oceano (tratto da Novecento di Alessandro Baricco) c'è una scena emblematica. A Southampton il trombettista Tim Tooney, in fila fra quanti sono in attesa di imbarcarsi sul transatlantico Virginan, a un certo punto estrae lo strumento e stupisce gli astanti con uno straordinario assolo. Allora dal ponte un ufficiale gli chiede: "Cos'è questa roba?", e lui risponde: "Boh, niente...". "Ah - dice l'ufficiale - se non è niente, allora è jazz", precisando poi che quelli in alto, cioè i viaggiatori di prima classe, lo gradiranno senz'altro. Ecco, questo 'niente' [...] rimanda tanto alla presunta futilità del jazz quanto alla sua eccentricità. E il fatto che "quelli in alto" lo gradiscano allude all'incanaglimento auricolare a cui essi, solo per un po', il tempo di un viaggio, potranno liberamente abbandonarsi, allude cioè al godimento proibito che può procurare quella musica venuta 'dal basso'.

La sua lettura è molto interessante, anche se personalmente ho qualche riserva sul lavoro di Baricco, in cui mi sembra traspaia una sottile forma di razzismo...

Può darsi. Tuttavia in quelle pagine viene in evidenza il tema dell'alterità del jazz e nel jazz. Che il protagonista sia bianco mi sembra simbolizzare bene il fatto che si tratta di una musica in cui i ruoli si modificano, in cui si riattualizza l'altro nello stesso, si mescolano il bianco e il nero, come nella tastiera del pianoforte del protagonista...".

(Intervista all'antropologo Jean Jamin, da Giorgio Rimondi, Il suono in figure. Pensare con la musica, Scuola di Cultura Contemporanea Mantova, 2008, pag. 229).

10 commenti:

ghzk ha detto...

L'autore che hai citato ha stravolto quel dialogo. Ecco l'originale:
"Cos'era ?"
"Non lo so"
Gli si illumninarono gli occhi.

"Quando non sai cos'è, allora è jazz".

Poi fece una cosa strana con la bocca, forse era un sorriso, aveva un dente d'oro proprio qui, così in centro che sembrava l'avesse messo in vetrina per venderlo."

Tra "Boh, niente...". "Ah , se non è niente, allora è jazz" e "Quando non sai cos'è, allora è jazz", tra queste due espressioni passa non un mare, ma un'oceano di differenza.

trasformista

ghzk ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
ghzk ha detto...

poi dice: " Ecco, questo 'niente' [...] rimanda tanto alla presunta futilità del jazz quanto alla sua eccentricità."
siccome Baricco non ha usato la parola "niente" quel discorso è basato su niente.. stravolge il significato di un'intera scena.

sergio pasquandrea ha detto...

L'autore citava a memoria, durante un'intervista, e comunque la frase era inserita in un discorso più ampio che non avevo spazio per riportare.
C'è anche da notare anche l'intervistatore gli contesta (educatamente) la sua interpretazione.
Se possibile, però, la frase originale di Baricco è ancora peggio: quel "se non sai cos'è, allora è jazz" è davvero una delle frasi più stolidamente razziste che ho mai sentito sul jazz.
Perpetua il solito, stupido pregiudizio che il jazzista (nero, si suppone) crei per pura intuizione, senza consapevolezza, quando invece già i primi jazzisti (Armstrong, Morton, Ellington) sapevano benissimo che cosa facevano e come. Armstrong conosceva la musica, Morton era un raffinato compositore e Ellington uno degli arrangiatori più originali dell'intero Novecento.
Solo che all'establishment dell'industria culturale (di cui Baricco è l'estrema, squallida propaggine) ha sempre fatto comodo presentare il jazzista (e quindi il nero) come un artista tutto intuito e niente cervello.

sergio pasquandrea ha detto...

Ad ogni modo, quel che mi interessava era soprattuto il discorso sul jazz come "eccentricità", "alterità" che sfugge alle categorie estetiche occidentali, che è un po' il nocciolo del libro di Rimondi da cui ho tratto il brano.
Fra l'altro Rimondi dà anche una lettura piuttosto originale della famigerata stroncatura del jazz da parte di T. W. Adorno.
Sto finendo il libro in questi giorni, ne riparlerò a breve.

ghzk ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
sergio pasquandrea ha detto...

Un'altra cosa irritante del film di Tornatore èla desolante bruttezza della musica che vi viene suonata, in primis quella del presunto "genio" del Novecento.
Dovrò tornare sulla scena della sfida con Jelly Roll Morton, perché è una delle rappresentazioni del jazz più brutte, ridicole e offensive mai viste sullo schermo.
La sola idea che un genio come Morton possa essere "sconfitto" da quella ridicola immondizia pseudo-virtuosistica (la porcheria a quattro mani che dovrebbe "incendiare le corde del pianoforte", come se il valore della musica dipendesse dal numero di note suonate), mi sembra desolante

sergio pasquandrea ha detto...

Credo che questo aspetto nel film sia ancora più irritante, perché se nel libercolo di Baricco almeno la musica non si sentiva e il lettore poteva immaginarsela, nella trombonata di Tornatore bisogna pure sorbirsi una delle colonne sonore più mediocri che io abbia mai sentito.

ghzk ha detto...

ho letto con molto interesse questi tuoi commenti: infatti nel messaggio cancellato ti chiedevo il parere dal punto di vista musicale, la risposta è arrivata da sola

sergio pasquandrea ha detto...

Come avrai capito, sia il libro sia il film mi suscitano una certa irritazione che mi impedisce di essere oggettivo.
Volevo scriverci su qualcosa, ma prima vorrei rileggere il testo di Baricco e rivedere il film, per rinfrescarmi la memoria e vedere se le mie impressioni di oggi corrispondono a quelle di quando li lessi e vidi per la prima volta.