sabato 27 luglio 2013

tagli, spigoli



Antonio dice che i miei versi sono “sfuggenti”.
Sono sicuro che lo intendesse come un complimento, però – eterogenesi dei fini – quel commento focalizza alla perfezione un problema.
Il problema è il tono oracolare che certi miei versi avevano assunto (uso il trapassato prossimo, perché nelle ultimissime sto cercando di cambiare rotta). Forse è colpa di troppo Milo De Angelis, chissà, ma sta di fatto che, a rileggerli, trovo un flusso verbale dal quale ogni tanto emergono immagini, oggetti, figure, accostati più per il loro contrasto che per nessi logici precisi. Non che ci sia qualcosa di male in quella maniera, per carità. Però ho bisogno di riprendere in mano la realtà, di recuperare una sintassi logica più consequenziale, insomma di mettere in campo meno Io e più Mondo.
Ho anche bisogno di regolarità, di forma, di metrica. Insomma, di struttura. E questa è un'altra linea d'azione.
Coglie nel segno anche Fernanda, quando nota, in alcune delle mie ultime, qualcosa di tagliente. Ecco, è proprio quello che vorrei: che i miei versi tagliassero, che avessero spigoli e lame.
Mi compilo liste di poeti da (ri)leggere: Umberto Piersanti, Raffaello Baldini, Rocco Scotellaro, Eugenio De Signoribus, Ignazio Buttitta, Simon Armitage, Mark Strand, Charles Simic, Seamus Heaney, Ted Hughes. Oppure, incongruamente (ma neanche tanto) Giuliano Mesa, Giancarlo Majorino, Gabriele Frasca, Franco Scataglini.
Stiamo a vedere che succede.

P.S.: E poi, per inciso, sto leggendo Omero. Prima l'Odissea, poi l'Iliade. Ma questa è un'altra storia.


nell'immagine: York University, 5 luglio 2013 (foto mia)

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