Django Reinhardt, si sa, era analfabeta. Da vero zingaro, aveva preferito la strada alla scuola; solo da adulto imparò a tracciare la propria firma, e alla fine diventò abbastanza abile da riuscire a redigere un'intera lettera in un francese dall'ortografia, diciamo così, piuttosto creativa.
Idem per la musica. Stéphane Grappelli, che invece aveva fatto i suoi bravi studi al Conservatorio, raccontò che una volta Django, sentendolo discutere di scale musicali, gli chiese candidamente: «Che cos'è una scala?».
Ora, il problema è che, per i critici di formazione eurocolta (ivi inclusi molti critici di jazz), non saper leggere la musica equivale a non conoscerla. E quindi Django diventa, nella mitologia corrente, una specie di idiot savant, un genio istintivo che crea senza averne la consapevolezza. Storia, del resto, ben nota a chi si occupi di jazz.
La realtà è ben diversa...
(...continua a leggere su "Jazz nel pomeriggio")
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