giovedì 2 aprile 2009

billie holiday 2 - trenta secondi di pura bellezza


Il jazz, si sa, è una musica di attimi. E' fatto di illuminazioni fulminee, di bellezza che lampeggia e poi svanisce nel volgere di secondi, di frazioni di secondo.
Anche quando un brano dura magari dieci o quindici minuti, l'importante non è mai il prima o il dopo, ma l'ora, "here and now". To be in the moment è una delle espressioni più usate dai musicisti per descrivere il perfetto stato mentale, quello indispensabile per creare grande musica.
E ci sono momenti, nel jazz, che sembrano condensare la bellezza in dosi quasi insopportabili: la prima nota dell'assolo di Miles Davis su So What, l'inizio del riff in fa minore di A Love Supreme, l'introduzione di Louis Armstrong su West End Blues.
E' di uno di questi momenti che voglio parlarvi.

5 commenti:

lillo ha detto...

è molto bello il tuo articolo sergio... ma la cosa ancora più bella è notare come, se in genere le cose che scrivi sono molto legate alla terra e al sangue (per usare la nota espressione) quando parli di musica letteralmente sembri volare... persino la tua prosa diventa leggera! direi che è questo è amore, se lo dovessi definire...

io ha detto...

torno ad ascoltare billie holiday, non potrei aggiungere altro, sei un poeta

Anonimo ha detto...

parlane ancora

Anonimo ha detto...

com'è iniziato tra te e il jazz ? (se non è una domanda indiscreta)

sergio pasquandrea ha detto...

Grazie per i complimenti, ragazzi.
Il jazz mi ha sempre attratto, a dire il vero, poi verso i 16 anni ho conosciuto un mio coetaneo che era appassionato e aveva una bella collezione di dischi. Ho cominciato ad ascoltare ("Undercurrent" di Bill Evans e Jim Hall, "Kind of Blue", "The Shape of Jazz to Come", "My Favorite Things", e tanti altri) e il resto è venuto da sé.