sabato 26 giugno 2010
amor vincit omnia
La faccia è quella, scafata e strafottente, del ragazzo di vita.
Le ali sembrano tarlate, tirate su dalla monnezza di qualche tassodermista e appiccicate sulla schiena con lo spago.
A gambe larghe, inverecondo, con il sesso in piena luce.
Pensi: così impuro, vero, creaturale.
Dritto dritto da una bettola di Trastevere.
Però poi guardi meglio, ti accorgi che l'inguine è proprio nella sezione aurea del dipinto. Che è alla convergenza chiastica di tutte le linee portanti (frecce, cosce, ali, lenzuola, strumenti musicali).
Che quella posa è michelangiolesca e simboleggia la vittoria.
Che il torso è un meraviglioso, lucidissimo studio anatomico.
Che il quadro cela, sullo sfondo, un'amorevole natura morta.
Pensi: che magnifico disegnatore, che sapienza, che artificio (ars artifex artificium artificialis).
Post scriptum: pare che il modello sia Cecco Boneri, ragazzo di bottega e (forse) amante del Merisi, che poi divenne pittore in proprio, noto come “Cecco del Caravaggio”, uno dei più energici e originali tra i caravaggisti italiani.
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3 commenti:
mamma mia che ditoni del piede ! non li avevo mai notati.
(questo quadro era conservato "coperto con una cortina di seta verde scuro per essere mostrato da ultimo, perchè altrimenti toglieva pregio a tutte le altre rarità")
bella l'analisi e pure il testo in sè (una poesia?)
oh, bello anche il quadro :)
Che bell'esercizio di lettura. Fallo più spesso, ti prego.
Marco
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