martedì 5 gennaio 2016

visioni - "Uomini e lupi", ovvero: vai per lupi e acchiappi Silvana

Uomini e lupi (1957) di Giuseppe De Santis e Leopoldo Savona (Italia, 1957; colore, 102 min.); con Yves Montand, Silvana Mangano.

Il bello di dormire poco è che il 31 gennaio ti svegli presto e becchi film così, su RaiMovies.
Giuseppe De Santis, sì, è quello di Riso amaro e di Non c'è pace tra gli ulivi. La sceneggiatura è, fra gli altri, di Zavattini, Tullio Pinelli e Tonino Guerra. Quindi si capisce subito che cosa ci si può aspettare: neorealismo genuino ma un po' retorico, a tinte forti. E infatti.
Siamo nell'inverno del 1956, l'Italia è stretta nella morsa del gelo, con le famose nevicate un po' dovunque. In un paesino dell'Abruzzo, pastori e contadini lottano per salvare il bestiame dai lupi (siamo in era pre-ecologista: la belva è cattiva e va ammazzata, e poche storie; tanto per mettere le mani avanti...).
In paese arrivano due lupari: Giovanni, un uomo burbero e scontroso, con al seguito la moglie Teresa (Silvana Mangano) e il figlioletto Pasqualino; e Ricuccio (Yves Montand), un giovanotto aitante, dal carattere allegro e spavaldo, che odia le regole e ama la vita libera e vagabonda. Entrambi vengono assoldati da Don Pietro, il possidente locale, per dare la caccia ai lupi.
Ovviamente nasce subito una rivalità, anche perché Ricuccio ha messo gli occhi su Bianca, la figlia di Don Pietro, ma non nasconde una simpatia anche per la matura Teresa (e vorrei vedere: con la faccia della Mangano...).
Giovanni viene assalito dai lupi e muore, lasciando la moglie vedova e il figlio orfano. Ricuccio, da parte sua, riesce ad ammazzare il lupo e, un po' per senso di colpa un po' per altri facilmente intuibili motivi, decide di prendersi cura di Teresa e del bimbetto. Peccato che Bianca non voglia rinunciare al bel fustacchione...
Al di là della vicenda decisamente melò, il film vive di una regia un po' anonima ma solida, delle suggestive inquadrature dei monti abruzzesi, di alcune scene efficaci e ben girate (una per tutte: l'assalto notturno dei lupi al paese) e delle riuscite interpretazioni della Mangano, dolente e misurata, e di Montand, che alterna sbruffoneria e commozione.

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