martedì 5 agosto 2014

diario toscano - decimo giorno

Lunedì 4 gosto

Decimo giorno. O forse potrei dire: meno cinque. Ma, come cantavano i Monty Python, “always look on the sunny side of life”.

H sognato che dovevo registrare un disco. Dal vivo, con John Lee Hooker. Suonando la chitarra, e anche una specie di strano salterio.
Che vorrà dire?

Ruolino mattutino. Verso le sei e trenta, il papà apre gli occhi spontaneamente, senza bisogno di sveglia. Un'oretta dopo, suona quella della mamma; in quel preciso momento, Lorenzo salta subito giù dal letto e si precipita fuori a giocare. Elena invece rimane a letto e c'è bisogno di un lungo e complicato rituale perché, dopo un'altra oretta abbondante, apra finalmente gli occhi.

Gli altri anni avevo l'abitudine di fare una passeggiatina rinfrancante alla spiaggia, la mattina presto. Quest'anno, fra il maltempo e il fatto che ho da scrivere e studiare, non c'ero ancora riuscito. Oggi ce l'ho fatta.
Eravamo io, un venditore africano che andava chissà dove e una signora straniera dai capelli candidi che passeggiava sulla battigia. Dei gabbiani c'erano solo le impronte, a file e a cerchi. Alcune rondini disegnavano traiettorie imprevedibili, illuminate a lampi del primo sole. Mentre tornavo al bungalow, ho incrociato una ghiandaia che se ne andava al mare.

Passa il nonno di Sara, che accompagna dal dottore una nonna sempre più pallida e pencolante. I bimbi sono rimasti a giocare nel bungalow di fronte, a portata d'occhio. Accompagneremo noi Sara al mare, poi loro ci raggiungeranno.
Quando, dieci minuti dopo, vado a dare un'occhiata, trovo i bimbi affacciati alla finestra, allarmatissimi. Sara ha chiuso dall'interno e nessuno sa più riaprire. Lorenzo ha quasi i lacrimoni. Li prelevo dalla finestra e ci avviamo alla spiaggia.

Nuoto fino alle boe e ritorno, una cinquantina di metri in tutto.
“Bravo, papone!”, mi grida Sara al ritorno.

Lorenzo è stanco, lo prendo il braccio e gli racconto la favola del pesciolino d'oro. Sara smette di giocare e me ne chiede un'altra, con la sua vocina fessa da folletto. Racconto “L'usignolo dell'imperatore”. Me ne chiede un'altra ancora. Riesco a sviarla annunciando che è l'ora del bagno.

Come ogni sera, mentre ceniamo, la testina di Sara si sporge da dietro l'angolo per controllare che abbiamo finito.

Non sarebbe tanto il fatto che Lorenzo si addormenta durante lo spettacolino serale. Quello, pazienza. Il problema è riportare una ventina di chili di peso morto fino al bungalow. Le mie vertebre lombari ringraziano.


  (qui tutte le puntate)

3 commenti:

amanda ha detto...

i bicipiti però si rinvigoriscono :D
ma come Sergio una favola inventata lì per lì non ci stava?

sergio pasquandrea ha detto...

non so inventare le favole. anzi, non so inventare le storie. non ho l'istinto del narratore.

amanda ha detto...

quando sei in difficoltà fai un fischio ho storie di galline, gatti, topi e bambini per tutte le stagioni, l'importante è che non mi chiedano di raccontarle nuovamente il giorno dopo :D