sabato 4 gennaio 2014

"Dio mi cresceva in grembo" (una poesia di Angela Caccia)





DAL VANGELO DI MARIA

Era un bosco di mandorlo
un sole senza raggi gettava l'ultimo
chiarore il primo rintocco del tramonto.

Intrecciavo collane alla mia bambola
anche lei bambina sposa, quando un nido
tra i rami aggrovigliati m'accese tenerezza:
sarò moglie capace all'uomo mio, terrò il
focolare sempre acceso e grappoli di cipolle
ed erbe secche ai muri.

Dall'ombra una scintilla poi un bagliore...
In te abiterà Suo figlio, vivrà e si farà storia!
Nelle orecchie il battito era un tonfo, quel
brusio fragore. All'angelo resistette, non io,
ma come un dolore amaro, senza nome: Giuseppe
avrà il nocciolo di un frutto già mangiato?!...
Riceverà luce di fede e sostegno di ragione.

Nelle mie arterie scorreva già l'oceano
ne accolsi la potenza, non scorsi il suo fondale
e chinai il capo.

Così fui madre.
Così fui culla e figlia dell'Amore.

* * *

Sui muri crespi, chiari di luna, tremavano
le sagome dei palmizi. Sfumavano le voci del
villaggio mentre correvo a lui, l'amato,
ignaro di ogni fatto.

L'ombra mia accanto ad un cespuglio, la sua
di uomo sconfinato la raggiunse, l'accostò a sé
l'avvolse... e fummo l'ombra del più struggente
abbraccio.

Sarà grazia o colpa?... in quell'abbraccio sciolsi
la paura e raccontai di un terrore che m'artigliò
il petto, dello stupore che gelò il piano, poi di
un sorriso: Dio mi cresceva in grembo!

Lui non parlò – io... chinai il capo.
Non mi bastò il suo tacere, non vi era
cuore libero e liberato nella Sua parola.

Così fui donna sospettata, un pezzo di dolore.
Fui solo madre scelta e madre per scelta
il Suo guscio, la figlia prediletta dall'Amore



(da “Nel fruscio feroce degli ulivi”, Fara 2013;
qui una mia recensione del libro)

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