venerdì 3 settembre 2010

recensioni in pillole 64 - "l'eroe imperfetto"

Wu Ming 4, L'eroe imperfetto, Bompiani 2010 (164 pp., 10 €)

Lawrence d'Arabia, che trasforma una rivolta di capitribù arabi nella lotta di un intero popolo per una Nazione. Il conte Byrhtnoth, nobile anglosassone che, per fedeltà agli ideali eroici, getta al massacro se stesso e i suoi uomini, contro un esercito tre volte più numeroso. Aiace Telamonio, il più forte tra gli Achei, tradito dal Fato, dagli dèi avversi e dalla furbizia di Odisseo.
Tre figure che, secondo l'opinione comune, definiremmo “eroi”.
E se invece una diversa lettura fosse possibile?
È quanto vuol suggerire Wu Ming 4 nei tre saggi che compongono questo volume, e che si propongono come una de-costruzione (e ri-costruzione) della figura tradizionale dell'eroe.
Il primo saggio si apre con il richiamo al legame etimologico tra il sostantivo “poiesis” (poesia) e il verbo “poiein” (fare). Perché, argomenta l'autore, “che ci piaccia o no, i miti persistono, fuori e dentro di noi, perché è solo attraverso le narrazioni che l'umanità racconta se stessa e prende coscienza della propria esperienza storica”.
Ecco dunque che, dietro alla figura di Lawrence d'Arabia, fa capolino la tradizione della quest mistico-erotica dei cavalieri arturiani; dietro il conte Byrhtnoth si staglia la sagoma possente di Beowulf; e dietro Aiace si rivela un archetipo narrativo dell'eroe (maschio) beffato da una sfuggente, misteriosa e potentissima divinità femminile.
Ma non è finita qui: perché, continua Wu Ming 4, “quello che […] ci serve è imparare a mettere in crisi i miti con altri miti, a intervenire nella trama, rompendone l'apparente coerenza”.
E così, all'eroismo individualista e autodistruttivo di Byrhtnoth, che sacrifica le sorti della battaglia alla salvaguardia del proprio onore personale, si contrappongono le figure dei fuggiaschi, dei “codardi” scappati di fronte alla strage, ma sopravvissuti per difendere il proprio popolo nella prossima battaglia; e l'altra faccia dell'eroe orgoglioso e virile (Aiace, Achille) viene trovata nei piccoli hobbit del Signore degli Anelli, all'apparenza buffi e indifesi, ma in realtà capaci di attingere alle forze poderose e primordiali della Terra, della Vita e – last but not least – dell'umorismo (e, da quest'angolazione, il vero eroe del romanzo si rivela essere non Frodo, né Aragorn, ma piuttosto il mite e indomito Samvise Gangee).
Lettura intelligente e stimolante.

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