martedì 14 settembre 2010
primo giorno di scuola
Tutte le aule hanno lo stesso odore: aria spessa, viziata, carne giovane imbottita di ormoni. Aerare serve a poco.
E tutte le facce, il primo giorno, sono uguali, viste da qui. Non sorridono alle battute, non si fidano. E hanno ragione.
Il lavoro, quello duro, è di espugnarle, una per una.
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6 commenti:
e quindi Prof. Pasquandrea che cominci l'assedio, non lasciarne da espugnare neanche una :-). Le anime giovani espugnate dalla musica e dalla poesia sono magnifiche
caspita, sembra il vietnam così, sergio.
la famosa guerra all'aridità?
tutto sommato fa orrore come uno debba stare stipato in questi casermoni per quasi vent'anni, da quando ne ha 6. ci sono tutti i presupposti per farsi grigliare le tempie. vedendo le cose dall'alto, senza accettazioni disarmate, uno lascia lì gli anni più belli, a detrazione di creatività e spontaneità. oltre al fatto che la scuola dopo varie pedagogie ancora non ha la ben che minima idea di come si possa valorizzare la pluralità delle intelligenze. ergo, mozza.
detto questo mi fa tenerezza come pur ridotte di spazio le emozioni via via si avanzino a forza, a gomitate, come sopravvivenza di istinto umano, in questi labirinti di regole e obblighi. posso sembrare esagerato, lo so, ma non se si esaminano le cose in maniera più ancestrale e critica.
sul tuo discorso, sergio, spero tu riesca a scalfire i musi duri, dato che un professore non si misura mai sulle nozioni che dà da incamerare, ma sugli apripista che regala... e mi sembra che a te non manchino.
se posso parlare a titolo personale, io ho avuto - purtroppo - in maggioranza insegnanti pessimi.
quelli buoni sono stati - forse - 3 o 4, non di più, includendo nel computo elementari, medie, liceo, università, specializzazione e dottorato (quindi qualcosa come 25 anni o giù di lì).
certo, il problema è complicato (di chi è la colpa? degli insegnanti? del ministero? della società? della scuola di massa? di un funesto demiurgo? mah...).
tutto quel che ho da dire è che, alla fin fine, le nozioni sbiadiscono, le declinazioni di latino si dimenticano, integrali e derivate magari non ti serviranno mai più nella vita.
quel che resta è l'esempio umano, la dedizione nonostante tutto, e anche quelle piccole scosse che, ogni tanto, riescono a fessurare il muro buio e duro che circonda le menti della gente.
@antonio
oggi è già meglio.
non so se per miglioramento effettivo o per semplice inizio dell'assuefazione.
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