RUMINAZIONI - poesia, musica e altro. di Sergio Pasquandrea
martedì 24 marzo 2009
oscar
Seria candidata per l'Oscar mondiale delle frasi idiote:
"Quando non sai che cos'è, allora è jazz".
(A. Baricco, "Novecento")
36 commenti:
Anonimo
ha detto...
e pensare che quello è considerato uno dei libri preferiti in assoluto dai miei amici!
però in fondo la puoi riutilizzare come e quanto meglio credi, no? tipo: se leggi e non ci capisci niente allora è poesia, oppure se guardi la tela e non distingui le forme allora è arte astratta... "poi aggiungi tu quel che ti va, banalità, banalità" (cantava daniele silvestri... scusa ma la citazione mi è venuta in mente mentre scrivevo...)
Il successo di Baricco è facilmente spiegabile: scrive superficiali banalità, ma ha la capacità di farle passare per cose molto profonde e intelligenti. Leggendolo, ti senti parte della stessa (presunta) intelligenza, con il vantaggio di non dover fare lo sforzo necessario per capire le cose *veramente* profonde.
sono d'accordo su tutto, però va ammesso che se lo può permettere perchè tecnicamente è molto bravo... rifacendosi alla musica che lui ama tanto direi: un mozart dai poveri spiriti!
@lillo O, facendo un altro paragone: il Giovanni Allevi della letteratura.
@topo Non era una battuta, era una stupidaggine. E se era una battuta, era ancora più stupida. Del tutto degna di un simile pallone gonfiato. "Novecento" è uno dei più deprimenti concentrati di banalità che mi sia mai capitato di leggere. Banalità messe in bella copia, ma pur sempre banalità. E gli altri suoi libri, purtroppo, sono ancora peggio.
Credo che il miglior ritratto di Baricco sia uno dei personaggi del suo "Oceano Mare": un pittore che cercava di usare l'acqua di mare per dipingere il mare. Ottenendo, com'è ovvio, tele bianche. Un coglione, direte voi. No: secondo Baricco, un grande artista. Insomma, il perfetto autoritratto dell'autore. Il Grande Esegeta del Nulla.
infatti non sono riuscito di andare avanti, con quel libro nè con Seta..
qualalche consiglio di lettura ?
(il peggio che abbia mai letto in italiano: "Va dove ti porta il culo" di Susanna Tamaro. l'ho finito a fatica, come si spiega il successo di una cosa simile ?)
Della Tamaro non ho mai letto niente, ma da quello che ho sentito il successo si spiega perché fa appello ai sentimenti "de panza". E purtroppo la panza è sempre più efficace della testa.
beh lo capirei a tavola! ma coi libri? è così strano, voglio dire che ci sono tantissimi libri belli e commoventi che non scadono mai nella banalità (in effetti dalla piega che hanno preso i commenti avresti dovuto chiamarlo così sto post)... però la gente continua a preferire cose più sciocche, e non credo che, come fanno in tanti, si possa dare sempre la colpa alla tv... ci devono essere dei motivi più profondi... o forse chissà, siamo noi ad essere diversi, sbagliati in qualche modo... (scusate, divagazioni da primo risveglio)
Dipende che cosa intendi per "contemporanei": seconda metà del '900? Ultimi 30 anni? Ultimi 10 anni? Onestamente non seguo moltissimo l'attualità letteraria, ma se mi dici che cosa ti interessa (anche a livello di gusti personali) cerco di darti qualche consiglio...
@lillo Sarebbe un discorso complicato, ma per risolverlo con una battuta: perché non si nasce imparati. Perché il gusto va educato e le cose belle si impara ad apprezzarle con lo studio e l'esperienza. Non so se noi siamo "sbagliati", non so se sia tutta colpa della tv, ma certo noi rappresentiamo un tipo di approccio al godimento estetico che, in una società come questa, mostra in maniera eclatante tutta la sua marginalità.
beh, come dire...un'esempio: fino a dicembre non sapevo dell'esistenza di Gipi, che pittore, oltre che autore..
temo che mi stia perdendo qualcun'altro..
gli ultimi autori italiani che mi erano piaciuti era Terzani e alcune cose di Erri de Luca, amo questo stile "secco", giornalistico.. non è italiano ma considero preoccupante il successo planetrio dell'Alchimista, di una banalità e prevedibilità extraterrena, sei d'accordo ?
la solitudine dei numeri primi è un libro che sinceramente si fa leggere dalla prima all'ultima pagina con grande godimento, anche se poi lascia (è la mia opinione però) il vago sapore in bocca d'essere stati imbrogliati da qualche parte, che cioè ti abbiano venduto un prodotto preconfezionato a tavolino apposta per piacerti... detto in parole povere quello che gli manca rispetto ai capolavori a cui spesso viene paragonato è che non ti lascia niente, che non ti pone degli interrogativi, che non ti spinge a scavare in te stesso, a cercare qualcosa che magari era lì ma non sapevi ci fosse prima di aprirlo... tutti i grandi libri che ho letto queste sensazioni a me le hanno date, mentre la solitudine no, proprio come dice il titolo, è un libro che si è fatto leggere e poi mi ha lasciato solo...
però sia chiaro, brutto non è, e a leggerlo male non fa...
"La solitudine dei numeri primi" non l'ho letto (raramente leggo le ultimissime uscite), ma la maggior parte delle recensioni che ho letto concordavano più o meno con quel che dice Antonio. Coelho lo conosco solo di nome, e già mi basta.
Un po' di autori, più o meno recenti, che mi piacciono. In ordine rigorosamente casuale.
Stefano Benni è uno scrittore umoristico, ma affronta spesso tempi seri e impegnati. Ha scritto moltissimo e non tutto è all'altezza: a me piace molto "Comici spaventati guerrieri" (1986), la storia di un gruppo di ragazzi di periferia che indagano sulla morte di un amico.
Un autore non notissimo ma secondo me interessante è Marco Lodoli. "Grande Circo Invalido" (1993) è la storia picaresca di tre amici anarchici, un professore, un bidello e un infermiere, sullo sfondo di una Roma leggermente surreale.
Sempre per restare a Roma, mi era piaciuto anche "19" di Edoardo Albinati (2001), un libro in cui l'autore raccontava i suoi viaggi sull'autobus n. 19, che collega le borgate romane con il centro.
"Sostiene Pereira" (1994) di Antonio Tabucchi ebbe molto successo, anche se secondo me rimane un'opera gradevole ma un po' esile (è la storia della presa di coscienza politica di un anziano professore nel Portogallo della dittatura fascista).
Un piccolo capolavoro un po' dimenticato è "Un borghese piccolo piccolo" (1976) di Vincenzo Cerami, una delle storie più lucide e spietate sull'Italia degli Anni di Piombo.
Guido Morselli (1912-1975) non è esattamente un contemporaneo, però quasi tutta la sua opera è stata pubblicata postuma (morì suicida), negli anni '70-'80. Scriveva romanzi a sfondo storico, in cui indagava le contraddizioni italiane con uno stile affilato, ironico. Ti consiglio "Divertimento 1889" (1975), un divertissement in cui si diverte a indagare perfidamente che cosa avrebbe potuto fare Re Umberto I in una settimana di vacanza.
Qualche tempo fa ho letto, e mi è piaciuto moltissimo, "Donnarumma all'assalto" (1959), la storia parzialmente autobiografica di un ingegnere del Nord che va a installare una fabbrica in un paesino campano e si confronta con una realtà a lui del tutto aliena.
E tanto per restare in tema, ti consiglio "La vita agra" (1962), uno dei testi più lucidi e profondi sull'Italia del boom economico.
Un altro dimenticato è il geniale scrittore sardo Sergio Atzeni (1952-1995). "Il quinto passo è l'addio" (1995) racconta la storia della sua giovinezza nella Cagliari degli anni '70 e del suo distacco dall'isola "materna".
Fra i più giovani (diciamo più o meno quarantenni), sono interessanti Emanuele Trevi, che è un critico letterario ma scrive anche testi di narrativa o quasi-narrativa ("I cani del nulla" , 2003) e Vitaliano Trevisan, che racconta storie di ordinaria follia sullo sfondo della provincia vicentina ("I quindicimila passi", 2002).
Non li ho letti, ma ho sentito parlare bene de "Il fasciocomunista" (2003) di Antonio Pennacchi, la storia di un ragazzo che negli anni Settanta si trova diviso tra le tentazioni degli "opposti estremismi", di destra e di sinistra; e di "Io non ho paura" (2001) di Niccolò Ammanniti, da cui nel 2003 è stato tratto un bel film di Salvatores.
Poi c'è tutta la legione degli scrittori di thriller e noir (Massimo Carlotto, Marcello Fois, G. De Cataldo, Carlo Lucarelli, Sandrone Dazieri, Gianrico Carofiglio, tanto per citare i più noti), ma non li ho mai letti perché ho avuto sempre una certa antipatia per il poliziesco in generale. Stessa ragione per cui non ho mai letto nemmeno Camilleri.
piccola nota cinematografica, giusto per sfizio...
da un borghese piccolo piccolo mario monicelli ha tratto, se non ricordo male a fine anni '70, un bellissimo film con alberto sordi (lo so che sordi alle volte può spaventare, ma il film merita davvero tanto)
mentre il fasciocomunista ha isirato un film più recente, meno riuscito ma non brutto, che si intitola "mio fratello è figlio unico" di daniele lucchetti, con elio germano e (purtroppo, ma almeno in un ruolo minore) riccardo scamarcio...
è un modo come un altro per avvicinarsi alla lettura, no?
grazie molto, ho stampato il listino (neanche io leggo i gialli). a questo punto i numeri primi mi fanno preoccupare ma prima o poi li leggerò. giovanni allevi che avete nominato mi ha fatto incavolare. ho letto il suo primo libro "La musica in testa" in cui racconta il suo percorso verso il successo. come distruibiva da solo gli inviti per i concerti..ecc.. per strada, sempre da solo... poi scopro, in un'intervista su "corriere della sera" che era sposato e deve alla moglie/menager tutto il successo. l'ha detto lui stesso. mi sono sentito preso in giro. uno in meno.
grazie ancora, a questo punto non mi trasformo più in un topo..la triste realtà è che questo spazio virtuale ha persino qualcosa di umano, a volte
ps: dopo la nostra "discussione" attorno al pianoforte mi era venuta in mente un'idea per un film. perchè stavo in coda sulla tangenziale e mi sono dedicata alla mia attività preferita: fantasticare. costo del film bassissimo, serve solo un pianoforte a coda.
ma guarda che l'hanno già fatto... il film si chiama "cinque pezzi facili" di bob rofelson, con jack nicholson ed è dei primi '70... e c'è questa scena bellissima di lui che suona il piano in mezzo all'autostrada!
ho visto quel film, mio pianoforte sta in una grande stanza. immagino ne abbiano fatto molti di film con protagonista pianoforte. o per lo meno con delle scene importanti con pianoforte. alcuni li ricordo. la mia idea è diversa ...come dire.. non è detto che si suoni sempre pianoforte, nonostante la sua presenza. è un accentratore...il pianoforte, ma...
uno dei due gatti che conosco è anche regista e forse gli parlerò dell'idea, anche se abbiamo gusti diversi. penso ne valga la pena. io comunque me l'ho sono "visto" tutto, prima in coda sulla tangenziale, poi durante una lunga passeggiata..
Sei veramente amaro nei confronti di Baricco... me la se lo merita!! "Novecento" è un libro che strizza costantemente l'occhio al lettore ingenuo e disattento, ma non me la sento di criticare l'operazione commerciale in sè e per sè. baricco poraccio dovrà pur mangiare;)! nel panorama letterario c'è bisogno di un po'di tutto, e qualche libraccio di facile digestione serve sempre. per me il suo peggio rimane "I barbari". Per lo meno "Novecento" è un prodotto dell'autore (bello o brutto che sia), "I barbari" è un polpettone in cui si rimescolano e si riscaldono teorie illuminanti proposte da altri scrittori/studiosi, servito sulla solita tovaglia dello psuedo-colloquialismo... che tristezza! Per quanto riguarda la narrativa contemporanea propongo un nome: Gabriella Kuruvilla. Milanese, pittrice e autrice di racconti. (consiglio: "E' la vita dolcezza").
1) perchè di Coelho dici che ti basta il solo nome ? per dire che non ti piacciono i scrittori sudamericani, in generale ? 2) sono avvillito: l'orrore della torre di 180 m che vogliono costruire in pieno centro di una città definita come metafisica da de Chirico, Torino, è arrivato nella trasmissione di Santoro..c'era un'attimo in cui ho sperato, creduto e poi nulla. ho sentito delle parole che mi hanno fatto affondare nella mia tela...
D'accordo, il senso dell'umorismo dei Romani era un po' diverso dal nostro, e ciò che li faceva ridere a noi sembra una comicità...
disclaimer
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36 commenti:
e pensare che quello è considerato uno dei libri preferiti in assoluto dai miei amici!
però in fondo la puoi riutilizzare come e quanto meglio credi, no? tipo: se leggi e non ci capisci niente allora è poesia, oppure se guardi la tela e non distingui le forme allora è arte astratta...
"poi aggiungi tu quel che ti va, banalità, banalità" (cantava daniele silvestri... scusa ma la citazione mi è venuta in mente mentre scrivevo...)
Il successo di Baricco è facilmente spiegabile: scrive superficiali banalità, ma ha la capacità di farle passare per cose molto profonde e intelligenti.
Leggendolo, ti senti parte della stessa (presunta) intelligenza, con il vantaggio di non dover fare lo sforzo necessario per capire le cose *veramente* profonde.
sono d'accordo su tutto, però va ammesso che se lo può permettere perchè tecnicamente è molto bravo... rifacendosi alla musica che lui ama tanto direi: un mozart dai poveri spiriti!
ma era una battuta ! simpatica..daaaiii...
"Novecento" mi è piaciuto tantissimo,l'ho letto 3 volte, 2 in italiano, 1 in francese, ma altri libri di Baricco stanno ancora ad aspettare.
il tuo topo di NYC
@lillo
O, facendo un altro paragone: il Giovanni Allevi della letteratura.
@topo
Non era una battuta, era una stupidaggine. E se era una battuta, era ancora più stupida. Del tutto degna di un simile pallone gonfiato.
"Novecento" è uno dei più deprimenti concentrati di banalità che mi sia mai capitato di leggere. Banalità messe in bella copia, ma pur sempre banalità. E gli altri suoi libri, purtroppo, sono ancora peggio.
ora che ci penso l'ho pure citata, quella battuta, come battuta..
Credo che il miglior ritratto di Baricco sia uno dei personaggi del suo "Oceano Mare": un pittore che cercava di usare l'acqua di mare per dipingere il mare. Ottenendo, com'è ovvio, tele bianche.
Un coglione, direte voi. No: secondo Baricco, un grande artista.
Insomma, il perfetto autoritratto dell'autore. Il Grande Esegeta del Nulla.
infatti non sono riuscito di andare avanti, con quel libro nè con Seta..
qualalche consiglio di lettura ?
(il peggio che abbia mai letto in italiano: "Va dove ti porta il culo" di Susanna Tamaro. l'ho finito a fatica, come si spiega il successo di una cosa simile ?)
Della Tamaro non ho mai letto niente, ma da quello che ho sentito il successo si spiega perché fa appello ai sentimenti "de panza".
E purtroppo la panza è sempre più efficace della testa.
beh lo capirei a tavola! ma coi libri? è così strano, voglio dire che ci sono tantissimi libri belli e commoventi che non scadono mai nella banalità (in effetti dalla piega che hanno preso i commenti avresti dovuto chiamarlo così sto post)... però la gente continua a preferire cose più sciocche, e non credo che, come fanno in tanti, si possa dare sempre la colpa alla tv... ci devono essere dei motivi più profondi... o forse chissà, siamo noi ad essere diversi, sbagliati in qualche modo... (scusate, divagazioni da primo risveglio)
nomi degli autori italiani contemporanei, please...
giacchè mi sono trovato in questo posto me lo regaleresti qualche nome ?
Dipende che cosa intendi per "contemporanei": seconda metà del '900? Ultimi 30 anni? Ultimi 10 anni?
Onestamente non seguo moltissimo l'attualità letteraria, ma se mi dici che cosa ti interessa (anche a livello di gusti personali) cerco di darti qualche consiglio...
@lillo
Sarebbe un discorso complicato, ma per risolverlo con una battuta: perché non si nasce imparati.
Perché il gusto va educato e le cose belle si impara ad apprezzarle con lo studio e l'esperienza.
Non so se noi siamo "sbagliati", non so se sia tutta colpa della tv, ma certo noi rappresentiamo un tipo di approccio al godimento estetico che, in una società come questa, mostra in maniera eclatante tutta la sua marginalità.
grazie :-)
beh, come dire...un'esempio: fino a dicembre non sapevo dell'esistenza di Gipi, che pittore, oltre che autore..
temo che mi stia perdendo qualcun'altro..
gli ultimi autori italiani che mi erano piaciuti era Terzani e alcune cose di Erri de Luca, amo questo stile "secco", giornalistico..
non è italiano ma considero preoccupante il successo planetrio dell'Alchimista, di una banalità e prevedibilità extraterrena, sei d'accordo ?
La solitudine dei numeri primi l'hai letto ? lo compro ? è un mattone....
la solitudine dei numeri primi è un libro che sinceramente si fa leggere dalla prima all'ultima pagina con grande godimento, anche se poi lascia (è la mia opinione però) il vago sapore in bocca d'essere stati imbrogliati da qualche parte, che cioè ti abbiano venduto un prodotto preconfezionato a tavolino apposta per piacerti... detto in parole povere quello che gli manca rispetto ai capolavori a cui spesso viene paragonato è che non ti lascia niente, che non ti pone degli interrogativi, che non ti spinge a scavare in te stesso, a cercare qualcosa che magari era lì ma non sapevi ci fosse prima di aprirlo... tutti i grandi libri che ho letto queste sensazioni a me le hanno date, mentre la solitudine no, proprio come dice il titolo, è un libro che si è fatto leggere e poi mi ha lasciato solo...
però sia chiaro, brutto non è, e a leggerlo male non fa...
"La solitudine dei numeri primi" non l'ho letto (raramente leggo le ultimissime uscite), ma la maggior parte delle recensioni che ho letto concordavano più o meno con quel che dice Antonio.
Coelho lo conosco solo di nome, e già mi basta.
Un po' di autori, più o meno recenti, che mi piacciono. In ordine rigorosamente casuale.
Stefano Benni è uno scrittore umoristico, ma affronta spesso tempi seri e impegnati. Ha scritto moltissimo e non tutto è all'altezza: a me piace molto "Comici spaventati guerrieri" (1986), la storia di un gruppo di ragazzi di periferia che indagano sulla morte di un amico.
Un autore non notissimo ma secondo me interessante è Marco Lodoli. "Grande Circo Invalido" (1993) è la storia picaresca di tre amici anarchici, un professore, un bidello e un infermiere, sullo sfondo di una Roma leggermente surreale.
Sempre per restare a Roma, mi era piaciuto anche "19" di Edoardo Albinati (2001), un libro in cui l'autore raccontava i suoi viaggi sull'autobus n. 19, che collega le borgate romane con il centro.
"Sostiene Pereira" (1994) di Antonio Tabucchi ebbe molto successo, anche se secondo me rimane un'opera gradevole ma un po' esile (è la storia della presa di coscienza politica di un anziano professore nel Portogallo della dittatura fascista).
Un piccolo capolavoro un po' dimenticato è "Un borghese piccolo piccolo" (1976) di Vincenzo Cerami, una delle storie più lucide e spietate sull'Italia degli Anni di Piombo.
Guido Morselli (1912-1975) non è esattamente un contemporaneo, però quasi tutta la sua opera è stata pubblicata postuma (morì suicida), negli anni '70-'80. Scriveva romanzi a sfondo storico, in cui indagava le contraddizioni italiane con uno stile affilato, ironico. Ti consiglio "Divertimento 1889" (1975), un divertissement in cui si diverte a indagare perfidamente che cosa avrebbe potuto fare Re Umberto I in una settimana di vacanza.
Qualche tempo fa ho letto, e mi è piaciuto moltissimo, "Donnarumma all'assalto" (1959), la storia parzialmente autobiografica di un ingegnere del Nord che va a installare una fabbrica in un paesino campano e si confronta con una realtà a lui del tutto aliena.
E tanto per restare in tema, ti consiglio "La vita agra" (1962), uno dei testi più lucidi e profondi sull'Italia del boom economico.
Un altro dimenticato è il geniale scrittore sardo Sergio Atzeni (1952-1995). "Il quinto passo è l'addio" (1995) racconta la storia della sua giovinezza nella Cagliari degli anni '70 e del suo distacco dall'isola "materna".
Fra i più giovani (diciamo più o meno quarantenni), sono interessanti Emanuele Trevi, che è un critico letterario ma scrive anche testi di narrativa o quasi-narrativa ("I cani del nulla" , 2003) e Vitaliano Trevisan, che racconta storie di ordinaria follia sullo sfondo della provincia vicentina ("I quindicimila passi", 2002).
Non li ho letti, ma ho sentito parlare bene de "Il fasciocomunista" (2003) di Antonio Pennacchi, la storia di un ragazzo che negli anni Settanta si trova diviso tra le tentazioni degli "opposti estremismi", di destra e di sinistra; e di "Io non ho paura" (2001) di Niccolò Ammanniti, da cui nel 2003 è stato tratto un bel film di Salvatores.
Poi c'è tutta la legione degli scrittori di thriller e noir (Massimo Carlotto, Marcello Fois, G. De Cataldo, Carlo Lucarelli, Sandrone Dazieri, Gianrico Carofiglio, tanto per citare i più noti), ma non li ho mai letti perché ho avuto sempre una certa antipatia per il poliziesco in generale. Stessa ragione per cui non ho mai letto nemmeno Camilleri.
Post scriptum.
C'entrano poco con l'attualità, ma ti consiglio di non perderteli:
Goffredo Parise, "Sillabari";
Luigi Meneghello, "Libera nos a Malo";
Anna Maria Ortese, "Il cardillo innamorato".
piccola nota cinematografica, giusto per sfizio...
da un borghese piccolo piccolo mario monicelli ha tratto, se non ricordo male a fine anni '70, un bellissimo film con alberto sordi (lo so che sordi alle volte può spaventare, ma il film merita davvero tanto)
mentre il fasciocomunista ha isirato un film più recente, meno riuscito ma non brutto, che si intitola "mio fratello è figlio unico" di daniele lucchetti, con elio germano e (purtroppo, ma almeno in un ruolo minore) riccardo scamarcio...
è un modo come un altro per avvicinarsi alla lettura, no?
Visto l'ampio dibattito, che cosa ne pensate di "Italia De Profundis" di Giuseppe Genna ?
io non l'ho letto per cui non mi esprimo...
Nemmeno io l'ho letto.
grazie molto, ho stampato il listino (neanche io leggo i gialli).
a questo punto i numeri primi mi fanno preoccupare ma prima o poi li leggerò.
giovanni allevi che avete nominato mi ha fatto incavolare. ho letto il suo primo libro "La musica in testa" in cui racconta il suo percorso verso il successo. come distruibiva da solo gli inviti per i concerti..ecc.. per strada, sempre da solo... poi scopro, in un'intervista su "corriere della sera" che era sposato e deve alla moglie/menager tutto il successo. l'ha detto lui stesso. mi sono sentito preso in giro. uno in meno.
grazie ancora, a questo punto non mi trasformo più in un topo..la triste realtà è che questo spazio virtuale ha persino qualcosa di umano, a volte
ps: dopo la nostra "discussione" attorno al pianoforte mi era venuta in mente un'idea per un film. perchè stavo in coda sulla tangenziale e mi sono dedicata alla mia attività preferita: fantasticare. costo del film bassissimo, serve solo un pianoforte a coda.
ma guarda che l'hanno già fatto... il film si chiama "cinque pezzi facili" di bob rofelson, con jack nicholson ed è dei primi '70... e c'è questa scena bellissima di lui che suona il piano in mezzo all'autostrada!
ho visto quel film, mio pianoforte sta in una grande stanza. immagino ne abbiano fatto molti di film con protagonista pianoforte. o per lo meno con delle scene importanti con pianoforte. alcuni li ricordo. la mia idea è diversa ...come dire.. non è detto che si suoni sempre pianoforte, nonostante la sua presenza. è un accentratore...il pianoforte, ma...
uno dei due gatti che conosco è anche regista e forse gli parlerò dell'idea, anche se abbiamo gusti diversi. penso ne valga la pena. io comunque me l'ho sono "visto" tutto, prima in coda sulla tangenziale, poi durante una lunga passeggiata..
è bello credere nei propri sogni, bisogna sempre lottare per quelli... è per tutto il resto che non vale la pena... o almeno io la penso così...
guardate cos'è successo oggi nel blog di gipi
Sei veramente amaro nei confronti di Baricco... me la se lo merita!! "Novecento" è un libro che strizza costantemente l'occhio al lettore ingenuo e disattento, ma non me la sento di criticare l'operazione commerciale in sè e per sè. baricco poraccio dovrà pur mangiare;)! nel panorama letterario c'è bisogno di un po'di tutto, e qualche libraccio di facile digestione serve sempre. per me il suo peggio rimane "I barbari". Per lo meno "Novecento" è un prodotto dell'autore (bello o brutto che sia), "I barbari" è un polpettone in cui si rimescolano e si riscaldono teorie illuminanti proposte da altri scrittori/studiosi, servito sulla solita tovaglia dello psuedo-colloquialismo... che tristezza! Per quanto riguarda la narrativa contemporanea propongo un nome: Gabriella Kuruvilla. Milanese, pittrice e autrice di racconti. (consiglio: "E' la vita dolcezza").
grazie ! molto interessante
ma siamo sicuri che Baricco voleva dire qualcosa di profondo nel "Novecento" ?
Lui risponderebbe di no, credo (temo).
1) perchè di Coelho dici che ti basta il solo nome ? per dire che non ti piacciono i scrittori sudamericani, in generale ?
2) sono avvillito: l'orrore della torre di 180 m che vogliono costruire in pieno centro di una città definita come metafisica da de Chirico, Torino, è arrivato nella trasmissione di Santoro..c'era un'attimo in cui ho sperato, creduto e poi nulla. ho sentito delle parole che mi hanno fatto affondare nella mia tela...
trasformista straniero
si, una parlamentare diceva che così Torino avrà un suo simbolo, finalmente, tanto la Mole Antonelliana di quando è ? siamo alla frutta
Intendevo dire che di Coelho mi basta conoscere la nomea. Mai sopportati i profeti a buon mercato.
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