Un uomo
arrivato a (quaranta? quarantacinque? cinquanta?) anni, nel pieno della
salute, del successo e del benessere economico, decide di rinunciare a
tutto ciò che ha. Non per una conversione religiosa né per altro motivo
riconoscibile, semplicemente comincia a privarsi, una per volta, delle
cose che ha più care.
La moglie, i figli, il lavoro, la casa, i libri, i dischi, gli amici. Per rimanere, infine, solo davanti al nulla, né felice né infelice, semplicemente vuoto.
La moglie, i figli, il lavoro, la casa, i libri, i dischi, gli amici. Per rimanere, infine, solo davanti al nulla, né felice né infelice, semplicemente vuoto.
(Non lo scriverò mai, perché per scriverlo servirebbe un Kawabata o un Natsume
Soseki, e mi pare evidente che io non lo sono. A me verrebbe fuori una
cacatina.)
(Se qualcuno vuole raccogliere l'idea e svilupparla, è il benvenuto.)
(Se qualcuno vuole raccogliere l'idea e svilupparla, è il benvenuto.)
2 commenti:
:) la cacatina
Questo soggetto mi sembra immedicabile perfino da un Kawabata, fose anche da due.
Magari (cazzata per cazzata), inserendo come subplot lui che a un certo punto comincia anche, con caratteristici dedizione e stoicismo, a darsi martellate sulle nocche…
No, non funziona proprio, sembra lo stesso la trama di un romanzo di Beckett raccontata da qualcuno che non l'ha mica capito. Io passo, grazie comunque.
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