Marcello Piras, Dentro le note. Il jazz
al microscopio (Arcana, 2015); 240 pp., € 19,50
Chi ha una sia pur minima
frequentazione del jazz sa chi è Marcello Piras.
Per chi non ce l'ha, Piras è un
critico e musicologo fra i più acuti e originali in Italia,
firma storica di “Musica Jazz” negli anni Ottanta e Novanta. Allo stesso tempo, però, Piras è
una personalità socratica, che ha sempre preferito affidare le
proprie idee alle conferenze (è uno dei conferenzieri più brillanti
che io conosca) o ad articoli e saggi, sparsi qua e là. A mia
memoria, ma potrei sbagliarmi, questo è solo il terzo libro uscito a suo intero nome (gli altri due sono una guida al jazz per Editori Riuniti e un bellissimo volumetto su John Coltrane pubblicato
oltre vent'anni fa da Stampa Alternativa; entrambi, credo, ormai introvabili se non fra l'usato; ma se li trovate, comprateli, specialmente il secondo).
“Dentro le note” raccoglie quaranta
brevi saggi; uno è inedito, gli altri apparvero nell'omonima rubrica di “Musica Jazz” e sono
pubblicati qui con piccole revisioni e aggiustamenti. Ognuno parte da
un brano, lo analizza dal punto di vista formale, ne rivela i segreti
più minuti, quelli che sfuggono a un ascolto superficiale o
distratto (da cui il sottotitolo del libro).
Si tratta, è bene dirlo, di analisi
piuttosto tecniche, adatte a un lettore che abbia una familiarità
almeno elementare con la teoria musicale e con il jazz. Non roba per
principianti assoluti, insomma. Ma attenzione: non sono affatto testi aridamente tecnici, e ciò per due motivi: il primo
è lo stile di Piras, che, da splendido divulgatore qual è, riesce a
veicolare anche i concetti più ardui con un linguaggio piano,
scorrevole e ricco di ironia; il secondo è che Piras non si ferma
mai al dato meramente tecnico, ma lo usa sempre come punto di
partenza per spaziare oltre.
Chi ha ascoltato parlare Piras, o ha
letto qualcuno dei suoi saggi, riconoscerà in questi brevi pezzi
alcuni dei temi che da sempre hanno innervato la sua ricerca:
l'aspetto strutturale-compositivo del jazz, i suoi legami con il
vasto bacino delle musiche afroamericane da una parte e con la
tradizione eurocolta dall'altra, l'interesse per tutta la storia di
questa musica, a trecentosessanta gradi (i brani analizzati spaziano
dal ragtime al free, dal bebop al cool, fino ad autori apparentemente
fuori dal canone strettamente jazzistico come George Gershwin e Hoagy
Carmichael).
Permettetemi di concludere con un
piccolo spazio pubblicitario: lunedì prossimo, Marcello Piras sarà
a Perugia per una conferenza. Considerato che vive da anni in
Messico, sentirlo in Italia è un'occasione rara. Se potete,
veniteci: ne vale la pena (e lo dico con un pizzico d'orgoglio,
perché fra gli organizzatori dell'evento ci sono anch'io).
La conferenza si terrà lunedì 19
ottobre alle ore 18 presso la Scuola di Musica “La Maggiore”, c/o
Scuola Media “San Paolo”, viale Roma (Perugia).
Ingresso: 7
euro. Per informazioni: 075 5736460; http://www.scuolamusicalamaggiore.pg.it
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