“A morte”, disse l'Orso, e buttò
giù il mucchio di carne alla tartara in due grossi bocconi. “Voglio
dire, ballare va bene, anche danzare per strada. È la poesia del
corpo, la carne che aspira alla grazia o invita lo spirito a venire a
farle visita. Ma la musica”. Scosse la grossa testa da una parte
all'altra. “È un'altra cosa. È più alta di un livello. Voglio
dire, se l'universo è vibrazione, e dopo Einstein chi potrebbe
negarlo, l'energia filtra giù fino alla materia e prima di arrivarci
si manifesta in forma di suono. Perciò suonare... suonare bene”,
si corresse, “è come prendere parte attiva al futuro... Jones? Mi
segui? Mi pare di vedere uno sguardo vitreo nei tuoi occhi”.
“È un po' troppo oscuro per me”,
ammise Jones, in mezzo a una cortina di vapore. “Hai letto le
riviste sbagliate”.
“Gli orsi hanno una bella testa per
la metafisica, Jones, ma i nostri piedi non abbandonano mai la terra.
So di che cosa sto parlando”.
“Beh, almeno uno di noi due lo sa”.
“Tu mi capisci bene”. L'Orso si
leccò via dal muso i pezzetti di carne e riattaccò il sassofono
alla tracolla. “Hai solo paura che io dia di matto e diventi
impossibile da gestire”.
“È solo che non voglio che ti
vengano idee strane”.
“Troppo tardi”, disse l'Orso. “Ne
ho la testa piena”. Si alzò e cominciò a camminare in giro per il
soggiorno, tenendo fermo il sassofono con le zampe. “Amico mio, non
trovo pace”.
“Posso fare uno squillo a Mirelle”,
propose Jones.
“Ne ho abbastanza di puttane”,
disse l'Orso, “e a loro non piaccio. E quelle a cui piaccio, mi sa
che sono malate. Danno così tanto di matto per farlo con un orso,
che alla fine è a me che passa la voglia. Mirelle un'altra volta.
Forse potremmo andare su a nord e dare un'annusata nei boschi”.
“Questo è lo spirito giusto”,
disse Jones. “Un'orsa di Big Indian”.
“Un'orsacchiotta di campagna”,
riprese l'orso. “Niente idee per la testa. Un tipetto ordinario,
tutta bacche e radici. Un'hippie. Ma poi di che cosa potremmo
parlare? Non ha mai letto Proust o Victoria's Secret, e dopo che l'ha
fatto comincia a difendere il territorio. Questo mondo comincia a
stancarmi, Jones. Non mi ci ritrovo. Non è il mio posto”.
“Sai qual è il tuo problema?”, gli
domandò Jones, assaggiando dal bordo di un cucchiaio di legno un po'
di salsa che aveva fatto freddare soffiandoci sopra. “Tu sei troppo
bravo”.
L'Orso annuì con forza. “L'hai
detto. Troppo bravo. L'ho pensato spesso ma non l'ho mai sentito
espresso così bene”.
Jones e l'Orso si fecero un'altra
risatina.
“Ti ricordi quando suonavo su ad
Harlem con quei ragazzi della band di Lionel Hampton?”, chiese
l'Orso.
“E chi se lo dimentica?”
“Non sapevano proprio come trattarmi, vero? Ehm, e tu, ehm, di dove sei?” La voce dell'orso diventò una risata. “Se non fosse stato per Julius tutta quella storia sarebbe diventata insostenibile. Ma sapevo suonare, vero? E ti ho salvato il culo ad Harlem. Ricordati, Centoquarantesima strada, mica Un-due-tre”.
“Non sapevano proprio come trattarmi, vero? Ehm, e tu, ehm, di dove sei?” La voce dell'orso diventò una risata. “Se non fosse stato per Julius tutta quella storia sarebbe diventata insostenibile. Ma sapevo suonare, vero? E ti ho salvato il culo ad Harlem. Ricordati, Centoquarantesima strada, mica Un-due-tre”.
“Tutta quella storia”, disse Jones,
“era un rischio calcolato”.
“Ho persino fatto quel disco”.
Jones, mettendo una manciata di
spaghetti nell'acqua bollente, rise a bassa voce, poi imitò la
vocetta nasale del sindacalista. “Ehm, chi è quell'artista con
l'anello al naso? Suona, ehm, il contralto? Non mi pare di vedere il
suo nome sulla lista”.
“Julius gli andò vicino”, e qui
l'Orso rifece la voce di Julius e torreggiò sul sindacalista per
parlare: “'Mi scusi ma si è mai chiesto come fanno i Dogon a
sapere senza l'aiuto di un telescopio come Po Tolo esegua la sua
danza attorno a Sirio e perturbi la sua orbita? Dovrebbe indagare su
quel ahhhh signore con la pelliccia e come lei ha osservato con
l'anello al naso. Potrebbe condividere un po' di fatti con lei. Non
si sa mai'. Il sindacalista stava per morire”.
“'Indossare la pelliccia'”,
continuò Jones facendo la sua imitazione della voce lenta e profonda
di Julius, “'allude all'attirare il potere primordiale...'”
“Se vogliamo parlare di tirarsela...”
“'...l'assunzione del manto rituale
di selvaticità e di notte. Davvero lei non mai indossato la maschera
di Dio? O magari lei adopera soltanto la forma esterna dell'essere
umano'”.
“Dio, che idiota quel tipo”, disse
l'Orso.
“Ma ostinato. Tutte le cose belle”,
disse Jones, “devono finire”.
“Ma a volte ricominciano, no? Lo sa
il Cielo se non ho voglia di tornarci”.
“Solo perché sei tondo e scuro”,
disse Jones, “non significa che tutti debbano scambiarti per ArthurBlythe”.
“C'è qualcosa in TV stasera?”
“È venerdì. Possiamo guardarci una replica di The Rockford Files”.
“È venerdì. Possiamo guardarci una replica di The Rockford Files”.
“Bene!”, disse l'Orso. “Salvami
la vita. Diamo ascolto a Big Jim Garner!”
“La cena è quasi pronta. Vuoi
mangiare davanti al televisore?”
“Dove caca un orso, nei boschi?”, chiese l'Orso. “Esclusi i presenti”.
“Dove caca un orso, nei boschi?”, chiese l'Orso. “Esclusi i presenti”.
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