lunedì 20 gennaio 2014

una grazia comune (tre poesie di Daniela Andreis)



Confondimi con qualcosa che hai in casa:
una tazza, un mestolo forato, o con l'incarto del pane
che io possa avere una grazia comune,
essere presa in mano o piegata e riposta,
esser gesto quotidiano, ricordo di giochi, di prove di fuochi,
di crosta nel latte,
un odore di soglia che avverti già sulle scale
o la presa alla cieca, la sicurezza persino banale
di trovarmi nello stesso posto, in uno stipetto;
esserti persino cara
in qualche momento, quando tutto ti è estraneo
e persino l'albero cambia forma
la chioma notturna diventa cava, grotta, e di fosforo diventano gli
occhi, in fretta, in fretta;
fammi sillaba piena, sensata,
trattami col senso che dà
una riposante maneggevole realtà:
son fatta di un solo mistero,
le spalle controvento,
le impronte cardiache,
segnaletiche, in fila indiana,
là dove smarrisci la tua parola
meridiana.

* * *

Sperare di esserti un poco assomigliata,
come piano piano si somigliano tutti quelli di casa:
l'odore che prendono i vestiti nello stesso armadio,
il cuscino strapazzato, il più usato del divano,
o scucitura del cappotto preferito,
il bacio come l'un l'altro si è dato.

* * *

e ancora, ancora;
restano fuori
il mio nome
il tuo nome
e poche altre cose dicibili;
se un giorno non mi sentirai più
non cercare la chiave,
svita le viti, piega i chiodi,
prendi un'ascia:
di questo cassetto
non lasciare intatto un pezzo


da "La casa orfana", Lietocolle 2013
i testi sono ripresi da qui (dove ne trovate anche altri)

1 commento:

amanda ha detto...

mi piace come scrive la Andreis, avevo già apprezzato molto Aestella