mercoledì 18 settembre 2013

mi è sembrato di sentire un rumore



Ventitré anni fa, Bennato sbottava: sono solo canzonette ("non mettetemi alle strette"). Lo diceva ai cantautori seriosoni, ai critici politiconi, agli “impresari di partito”. Allora, c'erano da una parte i parrucconi, dall'altra un clown scanzonato. Io tifo per il clown, ovvio.
Oggi, in tempi di zuppa neuronale globale, gli intellettuali si sono auto-estinti, i partiti sono diventati traslucidi e volatili, i clown hanno occupato il campo visivo.
In mezzo, ci sono ancora i cantanti, che continuano a fare canzonette, pre-confezionandole sotto forma di pilloline in comodo formato FaceBook-compatibile.
Il pensiero liofilizzato di Jovanotti.
Il rock prostatico di Ligabue.
Il rhythm'n'blues della bisnonna di Tiziano Ferro.
Le vociferazioni e i “feat.” dei rapper finto-truzzi.
Le sculettate e slinguazzate di un'ex-divetta per bambini che ha ritenuto giunto il momento di inzoccolirsi.
Il circo equestre degli Amici e degli X-Factors, melismi al servizio del Nulla.
In mezzo al frastuono, c'è chi continua a fare musica. Il problema è riuscire a sentirlo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se la potessero ascoltare tutti, la vera musica, finirebbe per imbruttirsi. Meglio così, solo per uditi attenti.

Iride ha detto...

I talenti vocali non mancano, è l'umiltà che manca, la voglia di imparare. Un 20enne che canta d'amore come Baglioni a 40, non è credibile e sembra uno scemo.
Che poi tutti i testi adesso sono temi scolastici urlati, e scritti pure male. Non c'è poesia.
Non ci sono più compositori, così come i copy editor.
Non c'è più umiltà da parte degli artisti, vogliono fare tutto da soli senza competenze e senza cultura, convinti che il talento basti da solo.