domenica 19 febbraio 2012

sono solo canzonette?



«E i messaggi, cosa si può dire dei messaggi delle canzoni? Che sono tanti, differenziati, complessi e si nascondono là dove meno te li aspetti, se è vero che un poeta come Roberto Roversi ha potuto compiere su "Rinascita" del 25 novembre '83 un'analisi assai approfondita e ricca di spunti di due brani all'apparenza banalissimi, quel Vamos a la playa dei Righeira e quel Tropicana del Gruppo Italiano che hanno furoreggiato nel corso dell'estate 1983. La catastrofe atomica - dice Roversi - è già sopravvenuta, noi siamo i superstiti di questa catastrofe. Quindi non è più in atto il terrore dell'attesa e il conseguente impegno per prevenirlo. Ogni azione è conclusa, ogni progetto è annientato, ogni parola bruciata. Non c'è più nulla da raccontare in quanto tutto è già stato visto. Per questo le due canzoni sono "terribili" per l'assenza e non "catastrofiche" per la violenza, perché non promettono ma constatano; e si appoggiano a relitti o a reperti geologici che galleggiano su un mare ancora ribollente, ma che si sta progressivamente quietando, dopo non una sola, ma dopo le esplosioni atomiche di una guerra. Le parole cantate si capiscono male; arrivano a spizzichi, a intermittenze, sono tanti piccoli bagliori/segnali accesi, spenti.

Distesi, affiancati, non rassegnati ma esangui, i due protagonisti non guardano il mare, ma un grande grigiore che riflette e trascrive mare disastro e calme e ogni immagine o panorama è filtrato attraverso il video, che li consuma. Dunque, le bombe sono già cadute; i residui bagliori nucleari lontani aiutano ad abbronzare; legioni di nuotatori scatenati da una vitalità ossessionata combattono sul surf; l'onda ci alimenta con pizze radioattive. E quell' "Oh!" ripetuto per quattro capoversi risuona come l'incitamento con cui Ulisse spronava le pecore perché uscissero dalla caverna di Polifemo. Andiamo al mare, il peggio è già concluso.

"Dimmi, dimmi non ti senti come al cinema?" La domanda è in Tropicana. Anche lì l'acqua che ribolle (quindi un mare è vicino), una esplosione che si sta spegnendo dolce (quindi la violenza c'è già stata); infatti si accenna ad una abbronzatura atomica, alla lava incandescente, all'uragano (conseguenza dell'esplosione) che travolge i bungalows. "Dimmi, dimmi non ti senti come al cinema?". Non le hai già viste queste cose? Questa violenza, dopotutto, non ti annoia?
I giovani non temono più il diluvio ma si dispongono a ricevere ciò che resterà del mondo dopo l'esplosione finale. Non molto, se ci sarà qualcosa. La violenza di chi urla correndo sulle onde. I bungalows che bruciano. E su quella parte di sabbia che resta disponibile, personaggi piallati e calcificati, con una passata di spray rosso azzurro sulla faccia, sono sdraiati in una lucida fissità, bersagliati dal riverbero dinamico dei colori che si riversano dai monitor come l'impeto di un'acqua che si sparpaglia intorno e brucia sabbia o erbe. Così cominciano a vivere un poco. Senza contare i morti. Che sono cenere... "perché il sole ha una forza tremenda / e Mara sa che può distruggere il sole e l'universo / e sta vedendo davanti a sé la forza come il film di Guerre Stellari ecc. ecc.".
Non è stato del resto proprio Roversi a scrivere una volta che la canzone è filosofia e festa e tenerezza, e che la verità passa più spesso attraverso la cruna di un ago piuttosto che imboccare con stivali di cuoio i saloni dell'accademia?»

Gianni Borgna, "Storia della canzone italiana", Laterza 1985, pp. 219-221


4 commenti:

fiorellaangelafrancesca ha detto...

Condivido il tuo pensiero, che, nell'ipocrito scandalizzarsi dei più, è l'unico con gli occhi aperti e senza falsi moralismi.

fiorellaangelafrancesca ha detto...

...(perdono per il refuso, ovviamente era "ipocritA") :)

sergio pasquandrea ha detto...

Grazie, ma il pensiero è di Gianni Borgna (e di Roberto Roversi).

fiorellaangelafrancesca ha detto...

Sì sì, l'avevo cspito. Ma a te il merito d averlo rispolverato :)