mercoledì 23 novembre 2011

fuori dal tunnel


http://www.youtube.com/watch?v=jx8GhXm-HcA

L'altro giorno ho aperto l'armadio e ho constatato che il mucchio di panni in attesa di stiratura stava pericolosamente aumentando la propria tendenza alla lievitazione.
E chissenefrega, direte voi.
Fatto sta che, dopo cena, abbiamo raggiunto un compromesso. Mia moglie si è portata i bimbi in camera da letto, al piano di sopra, e io sono rimasto in cucina a stirare; come succede spesso, d'altronde.
Mentre stiravo ho acceso la televisione e sono incappato nel programma di Fiorello, "Il più grande spettacolo dopo il weekend". Tre ore buone, seguite da un'intera puntata di "Porta a porta", che sviluppava il tema: quant'è bravo Fiorello, quanto ci piace Fiorello, viva Fiorello, Fiorello erede del grande varietà, Fiorello santo subito.
Ora, non voglio dire negare che Fiorello abbia una notevole abilità di entertainer: canta discretamente, regge la scena, sa come bucare il video, conosce i tempi comici, oltre al fatto di aver dietro una squadra di autori che gli scrive i testi. Insomma, è l'ultima ruota di un ingranaggio congegnato per fare audience, e devo rendergli il merito di farlo funzionare alla perfezione. Tra grandifratelli e mariedefilippi, Fiorello ci fa persino la parte del garbato, quasi del colto.
Però.
Però, a ben guardare, Fiorello non si è mosso di un millimetro dai suoi esordi. Era, e resta, un animatore da villaggio turistico.
Ora, parliamo fuori dai denti: ci sono poche categorie umane che odio e detesto con tutta l'anima. Una di queste è quella degli animatori. Gente che ha privato l'umanità di un fondamentale e sacrosanto diritto: quello di annoiarsi. Gente per cui la quiete e il silenzio, che sono preludio e presupposto del pensiero, sono nemici da abbattere. (Un altro è DJ Francesco, che sta faticosamente percorrendo la sua carriera di Fiorello dei poveri di spirito).
Il successo di Fiorello, con la sua comicità bonacciona, caciarona e nazionalpopolare, capace di produrre share misurati in milioni, testimonia dell'avvenuta trasformazione dell'Italia in un unico, grande villaggio turistico.
E' ora di affermare una verità che dovrebbe essere lapalissiana. Il divertimento è una droga. Il divertimento è una tossina neuronale. Il divertimento dà assuefazione. Il divertimento uccide te e chi ti sta intorno.
Io non sono mai entrato nel tunnel, e posso aiutarvi a uscirne.


P.S.: lo so, lo so, anche Caparezza era ospite di Fiorello. Diciamo che il video postato in alto è un tipico esempio di eterogenesi dei fini.

5 commenti:

lillo ha detto...

grande sergio! sono perfettamente d'accordo!

Paolo ha detto...

"Umorismo da refettorio-minigolf" l'ha definito ieri Fulvio Abbate sul "Fatto", dicendo praticamente le stesse cose che hai detto tu. Assolutamente d'accordo.

sergio pasquandrea ha detto...

@paolo
Però poi, a dirlo, si fa la parte dell'intellettuale snob con la puzza sotto il naso, che guarda il "popolo" dall'alto in basso.
E invece bisogna dirlo: bisogna salire sull'ultima trincea della cultura e difenderla con le armi e con i denti.

amanda ha detto...

io che non avevo visto la prima puntata l'ho spento dopo mezzora non mi divertiva, l'ho trovato uno spettacolo vecchio e Fiorello non era all'altezza del Fiorello di Viva radio2, boh

hzkk ha detto...

certo, Sergio. peccato però che per stare fuori dal tunnel a volte si finisce nella fogna..
come Internet. e ce ne vogliono di bracciate per non ingoiare spazzatura e per arrivare in un luogo sicuro come questo