mercoledì 3 agosto 2011

jazz photos






La cosa straordinaria delle foto in bianco e nero di [Francis] Wolff, oltre alla spontaneità di tutti i musicisti raffigurati, è la sensibilità alla luce e al buio. Non che questo appaia molto nelle tante fotografie che adornano fronte e retro degli album da dieci e poi da dodici pollici della Blue Note. Una stampa scadente su copertine in cartoncino di bassa qualità restituisce un'immagine lontana anni luce dall'originale di Wolff, in termini di impatto visivo. E' stata probabilmente la pubblicazione del volume fotografico The Blue Note Years: The Jazz Photography of Francis Wolff, nel 1995, a rendere chiara a tutti l'emozionante profondità delle foto di Wolff.
Le sale di registrazione tendono a vivere in una sorta di mondo crepuscolare. Privo di luce naturale e regolato da un orologio indifferente al giorno e alla notte, lo studio è spesso immerso nell'atmosfera irreale di un universo separato, molto distante dal tempo ordinario. Tanti musicisti subiscono l'attrazione quasi narcotica della sala di registrazione, che è in grado di rimodellare il suono. [...] Nella curiosa anticamera della sala di registrazione vera e propria, un musicista può avere l'impressione di essere completamente solo, pur sapendo che ogni sua azione è monitorata. La sala di registrazione odierna, con i suoi equipaggiamenti da astronave, può sembrare un luogo freddo e neutro, ma anche negli anni Quaranta e Cinquanta la combinazione di silenzio, oscurità e reclusione era un cocktail robusto, in grado di incutere soggezione a chiunque lo affrontasse per la prima volta.
Le fotografie di Wolff, raramente scattate fuori della sala di registrazione, oltre a catturare quell'atmosfera immortalano anche i musicisti: seduti su sgabelli o davanti al pianoforte, da soli o in gruppi di due o tre; concentrati nell'ascolto, o durante l'esecuzione, o mentre ridono insieme. Si direbbe che emergano da un buio totale: solo ogni tanto si scorge sullo sfondo un muro, o le assicelle di una tendina. L'inquadratura è dominata dalla bellezza dei volti, dall'espressione degli occhi e delle bocche. I sassofoni risplendono come armi lucidate; trombe e tromboni emettono bagliori metallici. A riposo o in movimento, ogni musicista è consegnato a una meditativa immobilità. Non manca il fumo della sigaretta, quell'elemento dominante in così tanta fotografia jazzistica "classica", ma la sensibilità eccezionale di Wolff è rivolta soprattutto, in ogni scatto, alle persone.

(da: Richard Cook, Blue Note Records. La biografia, minimum fax 2011, pp. 69-71;
traduzione di Marco Bertoli)


Fotografie di Francis Wolff; dall'alto verso il basso: Dexter Gordon; Herbie Hancock; John Coltrane con Lee Morgan (e il trombone di Curtis Fuller); Miles Davis; Horace Silver.

3 commenti:

lil ha detto...

molto intime, bellissime!

kkzk ha detto...

bellissime.la foto di Miles Davis mi serviva giusto per uno dei prossimi quadri, l'avrei dovuta cercare

kzkk ha detto...

QUELLA foto