venerdì 1 luglio 2011

credete e lasciatemi in pace

La fede a' suoi tempi era almeno una idealità una forza un conforto; e chi non aveva il coraggio di soffrire cercando e aspettando, avea la fortuna di sopportare credendo. Ora la fede se ne va, e la scienza viva e completa non è venuta ancora. Perché dunque glorificar tanto questi tempi che i piú ottimisti chiamano di transizione? Onorate il passato ed affrettate il futuro; ma vivete nel presente coll'umiltà e coll'attività di chi sente la propria impotenza e insieme il bisogno di trovare una virtù. Educato senza le credenze del passato e senza la fede nel futuro, io cercai indarno nel mondo un luogo di riposo pei miei pensieri. Dopo molti anni strappai al mio cuore un brano sanguinoso sul quale era scritto giustizia, e conobbi che la vita umana è un ministero di giustizia, e l'uomo un sacerdote di essa, e la storia un'espiatrice che ne registra i sagrifici a vantaggio dell'umanità che sempre cangia e sempre vive. Antico d'anni piego il mio capo sul guanciale della tomba: e addito questa parola di fede a norma di coloro che non credono piú e pur vogliono ancora pensare in questo secolo di transizione. La fede non si comanda; neppur da noi a noi. A chi compiange la mia cecità, e lagrima nella mia vita uno sforzo virtuoso ma inutile che non avrà ricompensa nei secoli eterni, io rispondo: Io sono padrone in faccia agli altri uomini del mio essere temporale ed eterno. Nei conti fra me e Dio a voi non tocca intromettervi. Invidio la vostra fede, ma non posso impormela. Credete adunque, siate felici, e lasciatemi in pace.

Ippolito Nievo, Le confessioni d'un italiano

6 commenti:

amanda ha detto...

ma da quant'è che transitiamo?


tu pensa, ieri non funzionava nulla in blogger, non riuscivo a leggere il tuo commento dopo il mio, così avevo deciso di scriverti (mi pareva di ricordare che ci fosse il tuo indirizzo da qualche parte qui e non l'avevo mai usato, come ho fatto con altri, per soggezione) ma proprio ieri hai cambiato tutto, hai messo Calvin ed hai tolto l'indirizzo (mah! qualcosa vorrà dire :) )

sergio pasquandrea ha detto...

no, mi sa che l'indirizzo non ce l'ho mai messo. preferisco non metterlo in chiaro, almeno quello personale.
comunque, se vuoi, scrivimi qui:
sergio.pasquandrea [at] jazzit.it
è un indirizzo di lavoro (quello del giornale su cui scrivo) e se vuoi ti mando anche quello privato.

sergio pasquandrea ha detto...

a proposito di transizioni, mi ricordo un bellissimo passo di leopardi sui "tempi di transizione", in cui faceva notare ironicamente che, volendo, qualunque periodo è di "transizione"...
ora purtroppo non ho il riferimento, ma appena ho un attimo lo cerco.

Paolo ha detto...

Se non ricordo male Leopardi parla di "secoli di transizione" nel "Dialogo di Tristano e di un amico".

sergio pasquandrea ha detto...

esatto, proprio quello!
grazie, paolo.
questo è il passo:

AMICO: Voi parlate, a quanto pare, un poco ironico. Ma dovreste almeno all'ultimo ricordarvi che questo è un secolo di transizione.

TRISTANO: Oh che conchiudete voi da cotesto? Tutti i secoli, più o meno, sono stati e saranno di transizione, perché la società umana non istà mai ferma, né mai verrà secolo nel quale ella abbia stato che sia per durare. Sicché cotesta bellissima parola o non iscusa punto il secolo decimonono, o tale scusa gli è comune con tutti i secoli. Resta a cercare, andando la società per la via che oggi si tiene, a che si debba riuscire, cioè se la transizione che ora si fa, sia dal bene al meglio o dal male al peggio. Forse volete dirmi che la presente è transizione per eccellenza, cioè un passaggio rapido da uno stato della civiltà ad un altro diversissimo dal precedente. In tal caso chiedo licenza di ridere di cotesto passaggio rapido, e rispondo che tutte le transizioni conviene che sieno fatte adagio; perché se si fanno a un tratto, di là a brevissimo tempo si torna indietro, per poi rifarle a grado a grado. Così è accaduto sempre. La ragione è, che la natura non va a salti, e che forzando la natura, non si fanno effetti che durino, Ovvero, per dir meglio, quelle tali transizioni precipitose sono transizioni apparenti, ma non reali.

AMICO: Vi prego, non fate di cotesti discorsi con troppe persone, perché vi acquisterete molti nemici.

TRISTANO: Poco importa. Oramai né nimici né amici mi faranno gran male.

AMICO: O più probabilmente sarete disprezzato, come poco intendente della filosofia moderna, e poco curante del progresso della civiltà e dei lumi.

TRISTANO: Mi dispiace molto, ma che s'ha a fare? se mi disprezzeranno, cercherò di consolarmene.

amanda ha detto...

grazie a Sergio ed anche a Paolo