Michel Pastoureau, L'orso. Storia di un re decaduto, Einaudi 2008 (348 pp. + illustrazioni, € 26)
Quanti di voi, regalando un orsacchiotto di peluche ai propri bambini, pensano di star regalando l'ultima reliquia di un antico dio?
E invece è questa una delle tante scoperte che si fanno leggendo questo libro.
Michel Pastoureau è uno dei massimi specialisti mondiali nel campo del simbolismo medievale; i suoi saggi, come “Medioevo simbolico” o “Blu. Storia di un colore” sono veri e propri capisaldi sull'argomento. Qui, allarga l'analisi a un arco temporale che va dal Paleolitico ai giorni nostri.
Scopriamo così che l'orso era venerato probabilmente già nella Preistoria, e che nel sistema simbolico di molti popoli europei era ben più che una bestia: lo si vedeva come un parente stretto dell'uomo, una sorta di tramite tra mondo umano e mondo animale, e anche come un essere da venerare e rispettare, nel quale identificarsi per assorbirne le virtù di forza e di coraggio. Apprendiamo che, per secoli, il “re degli animali” fu proprio l'orso, e non il leone; che il suo culto era diffuso in una vasta area che comprendeva buona parte dell'Europa settentrionale (ma si allargava tranquillamente fino ai Greci e ai Romani); che fino all'Alto Medioevo era lui l'animale simbolicamente associato ai sovrani e ai guerrieri.
Il predominio dell'orso nell'immaginario degli uomini d'Europa fu pressoché incontrastato fino a tutta l'Antichità, con tracce profonde anche nel folklore. Solo con l'avvento del Cristianesimo, la Chiesa intraprese una sistematica opera di sradicamento di questi culti, che erano avvertiti come pericolosamente legati al paganesimo. Ecco dunque che le festività legate all'orso furono sostituite con feste di santi cristiani (santi, non di rado, collegati a leggende in cui sconfiggevano e sottomettevano la belva), che all'orso furono via via attribuite caratteristiche ora ridicole, ora tout court diaboliche, e che il suo trono nel mondo animale fu via via usurpato dal leone, animale esotico e perciò molto meno compromesso con il passato pre-cristiano. L'orso divenne il buffo protagonista di favole e racconti umoristici, venne domato, umiliato, esibito come curiosità nelle fiere di paese.
Un libro affascinante, erudito e divulgativo allo stesso tempo. Nel quale si intravvede anche quanto le menti degli uomini del passato fossero capaci di gestire un'enorme complessità simbolica; una capacità che, forse, noi stiamo perdendo, se non l'abbiamo già perduta.
domenica 20 febbraio 2011
recensioni in pillole 97 - "L'orso"
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