Veronica Raimo, Il dolore secondo Matteo, minimum fax 2007 (164 pp., 11 euro)
Che cosa ci si aspetta da un “romanzo erotico”? Particolareggiate descrizioni di amplessi, il più possibile variate nello stile e nelle modalità esecutive.
E da una “scrittura femminile”? Palpitante indagine dei più sottili moti dell'animo.
Nulla di tutto ciò, per fortuna, in questo esordio narrativo di Veronica Raimo.
Anzi, per evitare ogni equivoco, l'autrice assume una voce maschile, quella del protagonista, Matteo, trentenne, che sotto i modi sempre affabili nasconde una totale anaffettività. Incapace di gioia o dolore, di amore o di odio, Matteo si lascia trasportare dalla vita.
Per puro caso, finisce a lavorare in un'agenzia di pompe funebri, dove il suo imperturbabile sorriso si rivela il perfetto ammortizzatore per le richieste di empatia dei clienti. Altrettanto casualmente, si trova invischiato in un ménage a trois: da una parte Filippo, omosessuale con la testa piena di sogni romantici e rivoluzionari, dall'altra Claudia, nevrotica amante del sadomaso.
Sentimenti, rapporti umani, rapporti sessuali (pochini, in verità, e tutti abbastanza squallidi): attraverso lo sguardo di Matteo, Veronica Raimo disseziona entomologicamente il tutto, riducendolo alla sua essenza grottesca. Un crudele teatrino di autoinganni, dal quale trasuda una gelida, stranita comicità.
Scrittura nitida, intelligente, affilata, che nel romanzo breve (o, meglio, racconto lungo) trova la sua misura ideale.
Che cosa ci si aspetta da un “romanzo erotico”? Particolareggiate descrizioni di amplessi, il più possibile variate nello stile e nelle modalità esecutive.
E da una “scrittura femminile”? Palpitante indagine dei più sottili moti dell'animo.
Nulla di tutto ciò, per fortuna, in questo esordio narrativo di Veronica Raimo.
Anzi, per evitare ogni equivoco, l'autrice assume una voce maschile, quella del protagonista, Matteo, trentenne, che sotto i modi sempre affabili nasconde una totale anaffettività. Incapace di gioia o dolore, di amore o di odio, Matteo si lascia trasportare dalla vita.
Per puro caso, finisce a lavorare in un'agenzia di pompe funebri, dove il suo imperturbabile sorriso si rivela il perfetto ammortizzatore per le richieste di empatia dei clienti. Altrettanto casualmente, si trova invischiato in un ménage a trois: da una parte Filippo, omosessuale con la testa piena di sogni romantici e rivoluzionari, dall'altra Claudia, nevrotica amante del sadomaso.
Sentimenti, rapporti umani, rapporti sessuali (pochini, in verità, e tutti abbastanza squallidi): attraverso lo sguardo di Matteo, Veronica Raimo disseziona entomologicamente il tutto, riducendolo alla sua essenza grottesca. Un crudele teatrino di autoinganni, dal quale trasuda una gelida, stranita comicità.
Scrittura nitida, intelligente, affilata, che nel romanzo breve (o, meglio, racconto lungo) trova la sua misura ideale.
2 commenti:
ah qui si parla di una comune amica;) ma pure vedo di un romanzo generazionale... più vado e più mi accorgo che l'anafettività è la caratteristica saliente della nostra generazione, l'incapacità di appassionarsi e quindi di credere e combattere per qualcosa... noi ci siamo persi quei due verbi e c'è rimasto solo l'obbedire... triste fine... appunto dal becchino...
mi sa che ci hanno fregati per bene, antonio...
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