Guardate questa foto.
Non vi dice niente?
Fu scattata nel 1910, a bordo di un transatlantico che andava dall'Inghilterra all'America.
Niente?
Quelli rappresentati sono gli attori di una compagnia di varietà inglese, gestita da un impresario di nome Fred Karno*.
Niente ancora?
Beh, sappiate che il tizio al centro, che sorride da dentro un salvagente, è il capocomico e si chiama Charles. Charles Spencer Chaplin. Meglio noto, da noi, come Charlot.
E quel tipetto magrolino, all'estrema sinistra, seduto con aria timida su una sdraio, si chiama Arthur Stanley Jefferson, ma di lì a qualche anno avrebbe assunto il nome d'arte di Stan Laurel. Per noi italiani, Stanlio.
Sì, i due recitavano insieme, all'epoca. Stan era un attore di seconda fila, con poche occasioni per emergere; Charles, invece, era già un piccolo divo, e cominciava a mostrare i segni del carattere egocentrico e capriccioso per cui sarebbe diventato celebre.
La compagnia andava a cercar fortuna nel Nuovo Mondo. Arrivati in America, Chaplin sfondò. Divenne in breve tempo una celebrità, famosissimo e strapagato, girò i suoi primi capolavori. Fu riconosciuto ovunque come un genio.
Stan no. Tornò in Inghilterra con la coda tra le gambe, poi ripartì di nuovo per l'America, nel 1912, fece un sacco di gavetta, e finalmente incontrò un attore dalla stazza enorme e dal carattere bonario e gentilissimo, che si chiamava Oliver Norvell Hardy; per gli amici "Babe", per gli italiani Ollio.
Ma ci vollero anni: il duo nacque ufficialmente solo nel 1927, con un cortometraggio muto dal titolo "Putting Pants on Philip".
La coppia fu sempre affiatatissima. Mai un litigio, mai uno screzio. Quasi vent'anni di lavoro insieme, fino all'ultimo film, nel 1945. Tra i due, la mente era Laurel: era lui che scriveva le sceneggiature, ideava le gag, dirigeva gli attori, supervisionava il montaggio. Quando qualcuno chiedeva qualcosa a Hardy, lui rispondeva immancabilmente: "Chiedete a Stan".
Laurel e Hardy ebbero un enorme successo, ma per la critica rimasero sempre dei guitti (solo nel 1961 Laurel, ormai vecchio e malato, ricevette un Oscar alla carriera; Hardy se n'era andato quattro anni prima). Chaplin, invece, era l'Artista.
E non è che non sia vero. E' vero.
Eppure, chissà perché, guardando quella foto del 1910, a me viene spontaneo stare dalla parte di Stan.
Non vi dice niente?
Fu scattata nel 1910, a bordo di un transatlantico che andava dall'Inghilterra all'America.
Niente?
Quelli rappresentati sono gli attori di una compagnia di varietà inglese, gestita da un impresario di nome Fred Karno*.
Niente ancora?
Beh, sappiate che il tizio al centro, che sorride da dentro un salvagente, è il capocomico e si chiama Charles. Charles Spencer Chaplin. Meglio noto, da noi, come Charlot.
E quel tipetto magrolino, all'estrema sinistra, seduto con aria timida su una sdraio, si chiama Arthur Stanley Jefferson, ma di lì a qualche anno avrebbe assunto il nome d'arte di Stan Laurel. Per noi italiani, Stanlio.
Sì, i due recitavano insieme, all'epoca. Stan era un attore di seconda fila, con poche occasioni per emergere; Charles, invece, era già un piccolo divo, e cominciava a mostrare i segni del carattere egocentrico e capriccioso per cui sarebbe diventato celebre.
La compagnia andava a cercar fortuna nel Nuovo Mondo. Arrivati in America, Chaplin sfondò. Divenne in breve tempo una celebrità, famosissimo e strapagato, girò i suoi primi capolavori. Fu riconosciuto ovunque come un genio.
Stan no. Tornò in Inghilterra con la coda tra le gambe, poi ripartì di nuovo per l'America, nel 1912, fece un sacco di gavetta, e finalmente incontrò un attore dalla stazza enorme e dal carattere bonario e gentilissimo, che si chiamava Oliver Norvell Hardy; per gli amici "Babe", per gli italiani Ollio.
Ma ci vollero anni: il duo nacque ufficialmente solo nel 1927, con un cortometraggio muto dal titolo "Putting Pants on Philip".
La coppia fu sempre affiatatissima. Mai un litigio, mai uno screzio. Quasi vent'anni di lavoro insieme, fino all'ultimo film, nel 1945. Tra i due, la mente era Laurel: era lui che scriveva le sceneggiature, ideava le gag, dirigeva gli attori, supervisionava il montaggio. Quando qualcuno chiedeva qualcosa a Hardy, lui rispondeva immancabilmente: "Chiedete a Stan".
Laurel e Hardy ebbero un enorme successo, ma per la critica rimasero sempre dei guitti (solo nel 1961 Laurel, ormai vecchio e malato, ricevette un Oscar alla carriera; Hardy se n'era andato quattro anni prima). Chaplin, invece, era l'Artista.
E non è che non sia vero. E' vero.
Eppure, chissà perché, guardando quella foto del 1910, a me viene spontaneo stare dalla parte di Stan.
* Per inciso, Karno (1866-1941) fu un personaggio pittoresco: impresario geniale, scopritore di talenti, amministratore abilissimo, ma anche vero e proprio tiranno e, non ultimo, gran puttaniere. Si dice che fu lui a inventare il cosiddetto casting couch (in parole povere, le attrici per lavorare con lui dovevano prima passare... sul suo divano; in posizione orizzontale, of course).
2 commenti:
non amare Stanlio ed Ollio sarebbe come dire che non amo la mia infanzia, adoro la loro "acqua ferruginosa", la loro "bìbita bìbita bìbita e tu Stanlio cosa vuoi?", adoro "buon natale, buon natale, buon natale pure a te e ti dico buona pasqua pur se pasqua ancor non è" adoro le facce e faccette, le grattate sotto il cappello.
Saranno stati dei guitti, ma dei guitti geniali
l'arte di laurel e hardy è pura geometria.
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