Chiariamo subito: qui si parla di un grande. Di uno di quelli fondamentali, uno che il jazz ce l'ha tutto sulla punta delle dita. Una vera enciclopedia vivente. E anche simpatico, quando arrivi a conoscerlo, un romanaccio di quelli veraci.
Però è un pazzo scatenato.
La mia prima esperienza con lui fu a un corso di musicologia. La lezione cominciava alle nove; lui alle otto e trentacinque entra in classe e mette su un disco di musica contemporanea (credo fosse Ligeti). Poi rimane venticinque minuti ad ascoltarlo perfettamente immobile, con gli occhi semichiusi. L'atmosfera della stanza era quella di una sala frigorifera. La gente arrivava e andava a sedersi in punta di piedi, timorosa persino di far cadere una penna.
Alle nove in punto, MP riapre gli occhi, legge l'elenco delle persone iscritte al corso e constata che ne mancano due. Va in paranoia. “Non capisco, non capisco. Non capisco proprio perché mai queste persone non siano ancora arrivate. Non capisco”. Dopo qualche minuto, qualcuno gli chiede timidamente se per caso non si poteva cominciare lo stesso.
“No”, risponde lui. “Perché in questo corso sentirete cose che non potrete più sentire da nessun'altra parte. Ogni parola che vi dirò è indispensabile”.
Devo dire, onestamente, che aveva ragione. Il soggetto del corso (circa dodici ore, divise in tre o quattro giornate) fu: una teoria unificante che spiegava e analizzava tutta la musica di tutti i paesi del mondo dal Paleolitico ai giorni nostri. Con diramazioni in campi come la psicologia cognitiva, la neuropsichiatria, la linguistica chomskiana, la teoria degli universali linguistici, l'etnografia, l'antropologia, la biologia evoluzionista e la genetica.
Non so quanti siano sopravvissuti.
Ho sentito dire che una volta, durante un corso a Roma, MP dovette assentarsi dall'aula per qualche minuto. Uscì e chiuse a chiave, dall'esterno.
MP è un fanatico delle tecnologie di registrazione. Possiede praticamente ogni incisione jazz realizzata dal 1917 ad oggi, quasi sempre nel formato originale. Ha tutti i più moderni software di editing sonoro e una collezione di giradischi, mangianastri e lettori capaci di far suonare qualunque supporto discografico prodotto da Edison in poi.
Conosce a memoria le discografie di tutti i musicisti jazz, compresi quelli che hanno inciso cinque tracce su un 78 giri nel 1924 e poi sono morti alcoolizzati; però non è in grado di ricordare una faccia, neanche dopo averla vista per dieci volte di seguito.
Le ultime notizie che ho di lui sono che ha mollato tutto e se n'è andato in Messico, a studiare non so più che cosa.
mercoledì 12 agosto 2009
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2 commenti:
adoro quel tipo !
sì, è strano! però è uno da guardare e basta, da lontano...
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