Ormai sono un po' di anni che scrivo sui giornali. Una decina circa, credo.
Quando ho cominciato, il direttore del primo giornale su cui scrivevo (un piccolo foglio di cronaca locale, destinato soprattutto agli studenti universitari) mi aveva proposto di fare la tessera da pubblicista, poi smisi di collaborare prima di raggiungere i due anni necessari a fare la richiesta, e in seguito non ci ho pensato più. Quindi non sono né pubblicista, né tantomeno giornalista.
Per anni mi sono detto che ero felice di non appartenere alla stessa categoria di Emilio Fede, Gianni Riotta, Aldo Biscardi, Maurizio Mosca, Pierluigi Battista, Giuliano Ferrara, Mario Giordano per non parlare di altra gentaglia che è o è stata tesserata all'Ordine, come Italo Bocchino (
nomen omen), Giulio Andreotti e Loredana Lecciso (ebbene sì).
Oggi, dopo due settimane di servizi dall'Aquila in cui si è visto di tutto - pianti, lacrime, "grandi emozioni", nonnine salvate, cagnette salvate, bimbi partoriti nella tendopoli, matrimoni tra terremotati, persone a cui era appena morto un parente che si sentivano chiedere "come si sente in questo momento?", inviati che svegliavano la gente nelle macchine, che bloccavano i soccorsi per fare riprese, che litigavano con la gente che li scacciava dalle tendopoli, tutto, tutto, tranne uno straccio di servizio sulle vere responsabilità del disastro - dopo tutto questo, insomma, sono ancor più felice di non potermi dire giornalista.
4 commenti:
lieto di non dover fare nessuna tessera per leggerti. homo sapiens sembra ossessionato dalle tessere, tessere e le raccolte dei punti..
ho riletto la storiella dell'autobus e questa volta ho riso pure io,quella colonna sonora...
mah io pubblicista lo sono e anche se non arrivo ai livelli di "professionalità" di un fede o di un ferrara, il mio piccolo sporco lavoro lo faccio e anche bene, credo, e come me tanti che non avranno mai l'onore della cronaca in diretta (e per fortuna!), perchè per quella non serve solo il coraggio, ma gli amici giusti...
quanto al tesserino quello in effetti non serve quasi a niente, giusto a vedersi qualche mostra gratis (che di questi tempi non è neppure poco)... c'era un mio amico, corrispondente di guerra, purtroppo un pò fuori di testa dopo l'ultima nei balcani... mi ricordo che lo guardava stralunato e mi diceva: "e ora? che te ne fai? ti ci gratti il culo?"
Meno male che c'è ancora la Gabanelli, Antonio.
menomale sì! :-)
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