"Che cosa prova?" è ormai la domanda standard degli inviati, in ogni situazione. La fanno alla madre che ha perso il figlio in un incidente automobilistico, al tizio a cui è crollata la casa per il terremoto, al padre del ragazzo immigrato pestato a sangue, ai familiari delle vittime che vedono l'ennesimo processo-farsa.
"Che cosa prova?" è l'unica cosa che sanno dire. Emozioni, non pensieri; sensazioni, non discorsi. E' questo che conta.
E il bello è che la gente risponde. Solo un paio di volte mi è capitato di sentire qualcuno che ribatteva con un "si immagini lei che cosa provo, che domande sono?" o con un sano e liberatorio "andate via, sciacalli". La gente, anche nelle peggiori tragedie, sembra ubriacata dall'opportunità di apparire in TV. Si mette subito in posa.
Lo chiamano "diritto di cronaca" e non, come sarebbe più giusto, "imbarbarimento dei costumi".
martedì 7 aprile 2009
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3 commenti:
mah io più che un imbarbarimento parlerei di un eccesso di civilizzazione... nel senso che una volta si aveva maggiore rispetto per la propria dimensione privata (pensa che mia nonna mi rimproverava sempre di scrivere perchè trovava orrendo che raccontassi i fatti miei in giro!), mentre in piena era della massificazione forzata, in cui non esisti se non appari, il risultato è questo: la spettacolarizzazione del dolore che non ci colpisce nemmeno se non ci viene prima mostrato o se non lo mostriamo noi stessi... e lo dico anche per me sia ben chiaro... nonostante avessi avuto notizia fin dal mattino del disastro in abruzzo (per quel che me ne aveva detto mia madre sconvolta dalla cosa) ho cominciato seriamente a provare dispiacere solo quando ho visto le immagini al tg... (anche se poi odio quel linguaggio che tirano sempre fuori ai notiziari quando parlano di ste cose, a metà fra il teleromanzo e la cronaca di bassa lega, un pò come alla vita in diretta)
Molte volte in circostanze simili ha fatto balzi sulla sedia sperando che il poveraccio di turno mandasse giustamente affanculo in diretta quella sottospecie di giornalista. Io mi preoccupo seriamente del livello dell'informzaione, di cui questo esempio è solo un piccolo assaggio. Sappiamo che da noi l'informazione è controllata, truccata, addolcita o pompata a seconda dei bisogni, dove saranno finiti, se esitono, quei reporter figli o nipoti di Biagi, Bocca e Scalfari? Sono indignato per il livello dei telegiornali nazionali: faziosi,accondiscendenti, vacui, di parte (quasi tutti dalla stessa...). Il menu tipico: politica italiana della più becera e trattata in maniera falsa, cronaca nera, gossip. E ora con il terremoto sai quanto ci campano con le domande "intelligenti"... Per fortuna ogni dieci anni fa capolino un Grillo che in tre minuti fa capire la differenza fra politica in tv e paese vivo e pulsante (con tutto che di Beppe non condivido tutto, ma la comparsata su La 7 è sembrata vento fresco in una catacomba sigillata da millenni)
si, c'è questa desolante voglia di protagonismo a tutti i costi. e qualche volta ne sono complici i giornalisti. se poi trattasi dei drammi prima o poi arriva. e ci rende complici. quella zoommata sugli occhi in lacrime. o ancora prima, tanto "si sa", le lacrime arriveranno. manca solo la colonna sonora: "ta ta ta ta..." (ho scelto la quinta di Beethoven"). e poi la solita domanda, quella sul perdono. "se la sente di perdonarli ?"
cos'è il perdono, che significato ha, ne parliamo in TG, in diretta ?
(ma l'arte, la poesia, la scrittura è un'altra cosa)
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