martedì 17 aprile 2018

consigli di lettura

Antonella Giacon, Qualcosa di speciale (Edizioni Corsare, Bastia Umbra, 2017; 207 pagine, € 12,00)

Di un libro di narrativa, la prima cosa che mi colpisce è la voce dell’autore. Che è altra cosa dallo stile: è la capacità di calare il lettore nel mondo narrato, di farglielo sentire e respirare.
“Qualcosa di speciale” quella voce ce l’ha: ed è la voce di Demis, il protagonista-narratore. Un undicenne goffo, sovrappeso, che vive in un paesino della provincia umbra, frequenta la quinta elementare, gioca per strada con i suoi amichetti – italiani, ma anche tanti stranieri –, gira in bicicletta e aiuta i genitori a gestire una pizzeria con i conti sempre in rosso.
Insomma, niente di speciale; tranne una cosa: che Demis ama scrivere, annotando sul proprio diario le storie che gli accadono intorno. Nel diario c’è il suo mondo: c’è Bruno, che è il suo migliore amico ma anche un ragazzo “difficile”, come li chiamano spesso; c’è il vecchio Gino che vive con la compagna ucraina, Ania, e sa riparare qualunque cosa; ci sono i teppistelli che di notte vengono a fare casino sulla piazza e non si riesce a cacciarli; i clienti della pizzeria; i gatti e i cani che sono anch’essi personaggi; i “carrismatici” che tengono i loro strani riti nella chiesa del paese; Aurora, di cui forse è innamorato ma si sa, queste cose son difficili sempre, figuriamoci a undici anni. Insomma, tutto un microcosmo che, attraverso lo sguardo limpido di Demis, vediamo nella sua evidenza, ora comica, ora tragica.
“Qualcosa di speciale” porta l'indicazione di lettura “da 11 anni”, ma non è un “libro per ragazzi” nell'accezione più banale. Contiene scene genuinamente divertenti accanto ad altre serie, malinconiche, drammatiche.
Perché Antonella Giacon – che essendo maestra elementare con i bambini ha a che fare tutti i giorni – sa benissimo che l’infanzia non è affatto l’età della felicità; o almeno non soltanto: è l’età in cui il mondo ci viene addosso con tutto il suo peso soverchiante.
Solo che poi, quando cresciamo, dimentichiamo. Servono i libri per ricordarcelo.

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