venerdì 15 luglio 2016

la storia non è finita (e ci sta azzannando alla gola)

In Europa, abbiamo vissuto uno dei più lunghi periodi di pace interna della nostra storia: dal 1945 fino praticamente ad oggi. Ci siamo, per così dire, disabituati alla violenza.
Per gli uomini dei secoli passati guerre, cadaveri, saccheggi, massacri erano uno spettacolo quotidiano. Ancora i nostri nonni e bisnonni hanno vissuto due guerre mondiali, sono partiti soldati, hanno visto l'Italia distrutta dalle bombe. Noi no.
Tant'è vero che quando, negli anni Novanta, le guerre sono scoppiate ai confini (Jugoslavia, Albania, Kosovo), le guardavamo in TV, quasi increduli.
Il 2001 è stato l'esplosione di qualcosa che covava da almeno una decina d'anni, se non di più. E da allora in poi è stata un'escalation che non accenna a fermarsi.
A me sembra di rivivere un po' quel che successe nel 1914, quando la Belle Epoque finì tragicamente con la Grande Guerra, e l'Europa delle Esposizioni Internazionali e del Ballo Excelsior, con il progresso che doveva condurci alle magnifiche sorti, si trovò precipitata in una delle più feroci stragi della storia.
Solo che stavolta i termini della questione sono diversi: non c'è un nemico né un campo di battaglia, la guerra è globale ma non si sa bene chi la combatta e contro chi.
Sono convinto che, da qui a cent'anni, sui libri di storia (se ancora se ne scriveranno) questi nostri tempi segneranno la fine di un'epoca e l'inizio di qualcos'altro, che non riusciamo ancora nemmeno a intravedere.

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