sabato 15 novembre 2014

love thy fate

“Devi amarla in questo attimo.”
(Milo De Angelis, “La corsa dei mantelli”)


Lo vorresti anche tu, lo so: anima mia, compagna d'insonnie.
Che il giorno fosse un prato falciato, un nitido verde irlandese, un saliscendi d'acque e d'ardesia fino al fiume in fiamme. Tu potresti fermarlo in un battere di ciglia, uno dei tuoi, così improvviso e incolpevole; ed io – sta' tranquilla, so bene qual è il mio compito – io provvederei più tardi, solo più tardi, ad assegnargli un ritmo.
A volte capita, ammettilo. Si intinge a turno il tozzo di pane, si riporta alla bocca lo stesso identico sapore, lo stesso bollore amarognolo screziato di vino; e si riesce a dire: “noi”, proprio come l'ho scritto, depurato di qualunque scoria. E anche quando la traiettoria fallisce, quando la goccia cade densa sulla tovaglia, quando ti chiedo scusa ridendo, ecco: è proprio allora che il tempo assume il suo assetto sghembo, rivela il suo asse piegato lungo la linea del moto.
(Se sorridi ti cresce sotto le ciglia qualcosa – e non ho capito ancora se sia un'ombra o un indizio di chiarore, ma lo amo così, al di sopra delle domande, come amo gli spigoli e le curve del tuo cuore, quando si illuminano all'improvviso nel bel mezzo di un silenzio).
Pensaci, però. Quanto poco ci vorrebbe perché la dolcezza trabocchi in ustione? Quanto a lungo riusciresti a domare il respiro? Ti vedo sempre gettata nella corsa, qualche metro in avanti, in equilibrio sul lato interno della luce.
Ogni terzo passo può incontrare il vuoto. Ogni parola non è quella che avevi calcolato. Ogni gesto splende quando si fa docile al caso.
Per esempio. Ho voluto fotografare il fiume, lasciando fuori campo i tuoi occhi che lo guardavano. Così soltanto io posso aggiungere il dettaglio, quello davvero essenziale a completare l'immagine.
Per esempio. L'odore dei tuoi polsi è comparso stamattina e io non mi sono chiesto il perché. L'ho accettato.