lunedì 25 agosto 2014

vox clamantis


I have measured out my life with coffee spoons;
I know the voices dying with a dying fall
Beneath the music from a farther room.
So how should I presume?
(T. S. Eliot, “The Love Song of J. Alfred Prufrock”)


oggi – perdonami – non scrivo di te
scrivo a te – di me
che è in fondo lo sai come
scrivere a me

scrivo perché non so più usare la voce
ammesso che l'abbia mai saputo
e perché chilometri d'aria
mi separano dalla tua

troppe facce mi guardano dallo specchio
giuro ho provato ad ascoltare
quelle che mi arrivano
non sono più parole

era così bello una volta avere
a disposizione tanto spazio
il silenzio pareva inviolabile
non richiedeva spiegazioni

e il tempo il tempo non era nemmeno
in discussione il tempo era lì
come un dato di fatto
una verità infrangibile

che cosa si è perso – mi chiedo
di così essenziale
e quanto andrebbe a dissiparsi
al solo articolare una falange

sembra così vasto ormai
il lavoro dei giorni
così lontane le ultime propaggini
del mio stesso corpo

tutto ciò che volevo chiederti
me ne accorgo solo adesso
è una scheggia di luce
inflitta alla paralisi

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